Il tema della sanità continua ogni giorno a catalizzare su di se grande attenzione da parte dei cittadini, dei professionisti e degli addetti ai lavori.
In questa settimana, che potrebbe essere decisiva sul piano del commissariamento di Frattura da parte dei tavoli romani, a voler dire la sua ci ha pensato anche Angelo di Stefano, ex Assessore Regionale e primario del reparto ortopedia del San Timoteo. Accanto a lui l’ex assessore comunale Donato Toma, commercialista ed esperto di bilanci pubblici.
Di Stefano, da sempre attento alle problematiche del suo mondo, in una conferenza stampa ha rilasciato delle dichiarazioni, a tratti dure, su quello che è il sistema sanitario regionale dal suo punto di vista e quali potrebbero essere delle soluzioni per migliorarne le sorti.
“I conti della sanità li stanno pagando profumatamente i cittadini molisani, che non sanno nulla di chi governa i processi regionali, considerato che non conosciamo chi siano i nostri manager e quali siano le loro specifiche competenze nel settore.
Facciamo un passo indietro; la nostra Costituzione garantisce i diritti dei cittadini, come quello alla salute ed alla vita. Il mancato mantenimento di questo diritto è omicidio, ha tuonato l’ortopedico di Petrella Tifernina.
In Molise, da troppi anni, esistono casi di incongruenza enormi, dove in alcuni ospedali non esistono reparti complementari tra loro e la direzione sanitaria è spesso responsabile di un deficit strutturale ed organizzativo.
Se poi in un struttura accadono dei decessi dovuti a tali lacune strutturali e magari il Direttore sanitario non ha i titoli, siamo dinanzi ad omicidio colposo, affonda Di Stefano.
Tornando al sistema complessivo bisogna intraprendere azioni forti di tutela, sulle quali chiederò sostegno anche ad associazioni di cittadini, industriali e di categorie varie, in quanto si stanno violando i nostri diritti. Fino al 1992 con la legge 502 la sanità era di carattere nazionale. Con quella legge, poi, si è avuto la sua regionalizzazione e lo stato decise di trasferire le competenze alle varie regioni in ambito di programmazione.
Dal 2007 ad oggi in Molise siamo in regime di spending review, situazione in cui lo Stato nomina un commissario in quanto i bilanci non sono mai in ordine lo fa individuandolo sempre nella figura del Presidente della Regione, cosa questa che di per sé rappresenta la prima incongruenza.
Ciò premesso, si tengon in vita un consiglio ed una giunta a cui sono stati tolti taluni incarichi per i quali sono stati votati. In casi analoghi, ad esempio in un Comune, se il sindaco non approva il bilancio si torna al voto.
Comunque, attraverso questa prassi, si innesca un giro tecnico che prevede commissario, il sub commissario che lo governa ed il tavolo tecnico al quale si provano a dare soluzioni.
Ed anche in questa fase, il Consiglio regionale, organo sovrano, viene esautorato dalle sue competenze.
In altre parole dal 2007 ad oggi abbiamo pagato decine di milioni di euro in più al dovuto, ci hanno ridotti i posti letto, abbiamo accumulato un deficit di 400 milioni e nonostante ciò tutto lo staff che governa da anni la nostra sanità prende anche il premio produzione.
Questa è usura. Noi paghiamo sempre ed il debito aumenta parallelamente.
Sulla sanità, ha precisato Di Stefano, non dobbiamo assolutamente unirci con altre regioni perché abbiamo diritto a 1000 posti letto e se ben usati sono sufficienti a garantire i nostri fabbisogni. Se si interpreta il Decreto Balduzzi, così com’è, la conclusione è quella che con un ospedale di primo livello a Campobasso, con 200 posti letto, si ripiana il debito mentre i restanti posti letto se li prenderebbero le regioni limitrofe. Ribadisco il concetto: se per legge ci assegnano 1000 posti tanti ne devono essere pagati dallo Stato, con un budget da rispettare. Sulla divisione pubblico e privato, poi, la regione stabilisce cosa fare e non lo Stato.
Nella direzione in cui stiamo andando, invece, perdiamo la nostra autonomia sanitaria.
Ovviamente entrando nelle more gestionali si deve prestare attenzione a come vengono ripartire le risorse in termini di offerta. Un buon manager guarda le esigenze del territorio e le eventuali necessità e organizza il sistema di seguito, così come accade in una normale azienda privata. Esiste l’epidemiologia, perché non si utilizza?
Ci sono casistiche precise che indicano anche i numeri da rispettare per le patologie e se esse su alcuni dipartimenti sono basse non si possono creare reparti su reparti, con tanto di personale inutilmente, danneggiandone altri perché i posti letto sono stati divisi in maniera errata. Quindi riappropriamoci della sanità e della sua organizzazione, perché altrimenti le scelte che saranno imposte dai tavoli romani saranno sempre più stringenti. E facciamo si che l’utilizzo del privato sia più intelligente e meno favorevole solo ad essi.
La necessità della nostra regione è traumatologica, geriatrica e di pronto soccorso. Il resto ce lo andiamo a comprare dai privati.
Donato Toma, seduto accanto a Di Stefano, invece ha precisato che “Ci sono due problemi, uno politico ed uno ragionieristico.
Il primo è stato già illustrato, il secondo, alla luce dei dati ufficiali, è che abbiamo un alto deficit sanitario di diversi milioni di euro al 2013. I ricavi meno i costi dunque ci danno questo dato ed in virtù di ciò, paghiamo le aliquote più alte d Italia. Comunque se consideriamo il nostro debito sulla base nazionale è di parecchio inferiore rispetto a molte altre regioni di Italia. Allora il dubbio che sorge è un altro, non è che si utilizza la sanità per smantellare la nostra Regione? È arrivato dunque, il momento di affrontare il problema politicamente in maniera decisa.
Ha poi concluso Di Stefano: “Nessuno si può appropriare della sanità molisana.
Il popolo ha votato delle persone che devono dare indirizzi e costruire la sanità nel miglior modo tutelando gli interessi nel miglior modo possibile. Se non lo riescono a fare devono andarsene a casa. Io mi attiverò immediatamente attraverso la Corte Costituzionale per far cancellare tutti gli atti che sono scaturiti dai tavoli del Governo dal 2007 ad oggi e lo farò attraverso una raccolta firme. Mi auguro che le Istituzioni locali siano pronte a combattere questa battaglia di civiltà per veder riconosciuti una volta per tutte i nostri diritti di cittadini e contribuenti.
Angelo Di Stefano: “Il Governo non può violare i diritti dei cittadini sul servizio sanitario.”
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