Caro Michele,
ho letto con attenzione i perché del tuo passaggio al gruppo misto in Consiglio regionale. Ho letto con attenzione i tuoi silenzi. I detti e i non detti di questi ultimi mesi. Mi farebbe piacere parlarne approfonditamente e per questo ti invito a vederci, unitamente agli amici di Sinistra Dem, a via Ferrari. Al nostro partito. Ma fin da ora, ti rivolgo questo appello e lo faccio volutamente scegliendo una data simbolo per la sinistra, per noi.
Non solo la tua storia di coerenza. Non solo le tue battaglie. Ma il tuo presente con i non detti e i rilievi critici che con metodo costruttivo sai esprimere. Di tutto questo abbiamo fortemente bisogno. Forse, abbiamo ancora più bisogno della parte critica che appalesa idee diverse, ma che lo fa in modo pacato e con ricerca di sintesi. Perché di questo si compone un partito.
Il PD di oggi non è cosa radicalmente diversa dall’ispirazione originaria dell’Ulivo di Prodi. Ne è anzi la prosecuzione, in termini ideali e programmatici. Si pone come il naturale erede di quello spirito che ha animato Moro e Berlinguer nel loro nobile sforzo di unire due tradizioni popolari e che ha trovato nel grande progetto dell’Ulivo il suo migliore proseguimento. Ovviamente, in una società che muta, anche il ruolo del partito cambia. Come dice Damiano, punto di riferimento per entrambi e per molti che della questione del lavoro fanno il centro delle proprie riflessioni, dobbiamo procedere dal neoliberismo al neolaburismo, perché siamo riformisti. Non estremisti, non moderati ma riformisti. Veniamo fuori da tre decenni di neoliberismo e si deve costruire una cultura politica di più vasto respiro. In Molise, in Italia, in Europa. In questo ci siamo impegnati fin qui e in questo credo convintamente dobbiamo continuare.
I recentissimi fatti di Roma – mi riferisco alla scelta di Berlusconi di convergere su Marchini e di contribuire alla costituzione di un polo moderato nell’ambito del centro destra, abbandonando le posizioni più radicali – ci suggeriscono l’idea che le dinamiche politiche vadano nella direzione di un’articolazione dello scenario in cui a contendersi la posta in gioco saranno un centro-sinistra e un centro-destra di impronta pragmatica, orientati alla soluzione dei problemi dei cittadini, in linea con la loro ispirazione che, per il centro sinistra, resta quella di sempre: incentrata cioè sulle parole d’ordine della solidarietà e dell’uguaglianza, declinate in una società moderna. Dunque le ragioni e lo spazio politico per un moderno Ulivo esistono tutte. Intatte.
E se il Job act è un tema su cui riflettere, direi di approfondire anche la riflessione partendo dai dati appena diffusi sull’occupazione. Buone notizie per il lavoro e l’occupazione giovanile sono arrivate ieri dall’Istat, il tasso d’occupazione sale al 56,7% a marzo, con 90mila persone in più occupate e +263mila su anno. Ma il dato ancora più confortante è il tasso di disoccupazione dei giovani che scende a 36,7%, il minimo da fine 2012. Sono numeri che, insieme ad una ripresa dell’occupazione femminile che mi sembra importante, parlano chiaro e ci dicono che il Jobs act funziona davvero e inizia a dare dei risultati e dei buoni motivi per guardare con animo più sereno la Festa del Lavoro.
Ma se su questo possiamo vederla a luci e ombre e con angolature diverse, contro i muri, le disuguaglianze, per gli impegni grandi che il PD nel PES sta portando avanti, stiamo dalla stessa parte del campo, convintamente. Bisogna continuare a lavorare, in Italia, in Europa, in Molise per politiche che tengano insieme crescita ed investimenti. E’ intorno a questo binomio che si gioca la partita decisiva.
Questioni su cui la sinistra Dem deve dire la sua, con piena legittimazione, all’interno di un grande partito, moderno e pluralista, che guarda ai problemi della società con occhio critico, capace di interpretarne le istanze e di proporre soluzioni ai problemi dell’immigrazione, della necessità di un reddito minimo, delle disabilità, dei diritti civili: tutte battaglie che, in questi anni e in questi mesi, abbiamo condotto insieme. Anche e soprattutto in Molise.
Su altre questioni forse si poteva fare meglio, ma neanche il tuo ruolo di Assessore alle materie più importanti per un sentire di sinistra, te l’ha consentito. E io, noi, il partito lo sappiamo e lo abbiamo riconosciuto, mai attaccando o dedicandoci alla ricerca della chiosa, ma difendendo e valorizzando il grande impegno e i traguardi raggiunti. Perché così fa con responsabilità un partito che esprime il Governo.
Molti infatti ci cuciono addosso un ruolo servente rispetto alla Regione. Già faccio fatica a pronunciare la parola ‘servente’ per carattere, figuriamoci se ai migliaia di noi che sono ancora oggi e con forza il PD questo può attagliarsi. Noi siamo responsabili. Non serventi. Noi esprimiamo il Governo e se serve critichiamo e solleviamo questioni in modo non sguaiato, parlando con chi detiene l’indirizzo politico-amministrativo, non facendo post e arringando sguaiatamente per muovere la pancia. E così abbiamo fatto anche quando tu eri Assessore. Pensiamo che per il Governo e il Consiglio regionale l’impegno sia stato grande e i primi traguardi giunti. E che ci sia ancora molto da fare. A partire dalla rotta tracciata l’altro ieri nel documento programmatico regionale, all’attuazione del Patto per il sud che Matteo Renzi firmerà con il Paolo Frattura a maggio.
Quanto abbiamo sofferto insieme per le strade che franano nelle aree interne o per le scarse risorse per le rette dei minori negli istituti? Ma quanta soddisfazione per il raggiungimento dell’area di crisi, per l’approvazione del nuovo piano sociale per gli Ambiti, per il via libera al POR FSE, per la sperimentazione del primo reddito minimo, per il fondo disabilità nuovamente finanziato. Per il riconoscimento a te e al Molise a capo della Commissione nazionale delle regioni per il sociale.
La politica estera del Governo, su cui esprimi convinto assenso, e le storie di immigrazione dei nostri Sert e dei nostri centri accoglienza (a inizio anno, accolti 1680 immigrati, SPRAR 680 e CAT 1000, per circa 20 mln spesi e circa 500 posti di lavoro), quei dati sulla tenuta di un sistema regionale che regge e di cui giustamente sei andato sempre fiero nel ruolo di Assessore del PD e che ora meritano di essere ulteriormente difesi, nei momenti di paura che in ogni casa arrivano a causa dell’attacco dell’Isis all’occidente.
La lotta per l’onestà e la legalità è la nostra. Sulla questione morale – che ciclicamente si ripropone, anche in Molise – possiamo però andare a testa alta. E anche su questa occorre rafforzarci e dare credito alle istituzioni e al partito e il tuo ruolo è prezioso.
Il PD è il preservare il meglio della nostra storia e saper interpretare il cambiamento, che vuol dire anche e soprattutto processi più snelli e istituzioni più efficienti, al servizio del cittadino.
Tutto questo in concreto, qui e ora, è il PD: è le nostre comuni sofferenze, soddisfazioni e aspirazioni! Lo stesso partito della nazione di cui si parla – dunque – ammesso che sia quello l’approdo finale, avrà un senso solo se saprà coniugare le esigenze della tradizione e quelle della modernità. Idealità e quotidianità. Sul referendum di autunno ognuno potrà dire la sua: io ho scelto di votare SI e di impegnarmi a fondo nella campagna referendaria, ma mi batterò sempre perché nel partito di cui sono segretaria ragionale, le ragioni di chi non la pensa come me abbiano dimora, sempre. Siamo stati seduti vicini all’ottimo seminario organizzato giovedì scorso all’Università del Molise in merito, e abbiamo commentato, chiosato, condiviso e dissentito. Ma fianco a fianco.
Abbiamo bisogno di te, di voi, anche e soprattutto per il partito, per aiutarci a dargli forza.
Quante volte ci siamo scambiati sguardi d’intesa per alcuni usi individualistici della militanza nel partito, per la delegittimazione del suo ruolo, per la preferenza della tattica alla strategia? Ricordo la nostra comune sofferenza all’Assemblea di gennaio a Isernia e quello che è successo dopo. Rilancio! Più peso a Sinistra Dem, non meno peso. Non fuori! Assolutamente, no. Solo così riequilibreremo le spinte delegittimanti, le spallate, con chi crede convintamente nella forza di un partito plurale, ma che fa squadra e sintesi.
L’invito è allora a starci, caro Michele. Non so se la fuoriuscita dal gruppo comporti poi anche la fuoriuscita dal PD: penso e mi auguro di no. Ma in ogni caso, rivolgo a te e agli altri compagni e amici un appello accorato a restare. Anzi, mi auguro che la stessa tua fuoriuscita dal gruppo consiliare sia solo temporanea. Insieme a te e agli altri compagni di tante battaglie, abbiamo ancora molto lavoro da fare. Fuori da via Ferrari sono i veri avversari. I razzismi, gli egoismi, le furbizie. Le ragioni dello stare insieme sono molto maggiori delle ragioni della divisione. La difesa e il rafforzamento contro questi ‘ismi’ è una esigenza storica, non contingente.
Qualche poeta dice una cosa sul nostro Sud, sul che approccio avere per guarirlo, io la uso per parlarti. “CI vogliono due sguardi sul nostro SUD, uno sguardo interno e uno esterno. Intimità e distanza. Per parlare di un paese bisogna starci dentro, bisogna avere l’infiammazione della residenza, ma ci si deve anche sentire estranei”. Per avere un progetto strategico per il PD e per il Governo nazionale e locale ci vuole questa capacità: sentirsi parte e valutare oggettivamente. Non è facile, ma è quello che dobbiamo fare per fare bene. Dobbiamo fare ancora molti sforzi, insieme, per modernizzare e rendere più giusti il Molise e l’Italia. È già così complicato pensare di riuscirci insieme, figuriamoci se possiamo farcela da soli! Ti aspetto. Risolvi i tuoi problemi di salute, per la quale ti faccio il più grande in bocca al lupo, e resta. Con questo doppio sguardo interiore e con un’unica convinzione: è il primo maggio dell’impegno comune. È ancora, e per i prossimi anni, il nostro primo maggio insieme.
«Ancora un primo maggio insieme!». Lettera aperta del segretario PD Fanelli a Michele Petraroia
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