L’ultima volta che ho partecipato ad una “analisi del voto” (la virgoletto come farei con la parola velocipede o zolfanello, termini arcaici o in disuso) è stata all’indomani della vittoria elettorale delle regionali del 2013. Erano tempi in cui dalle mie parti – politiche intendo – esistevano ancora le assemblee regionali e, che si vincesse o meno, l’analisi era un momento normale, obbligato. C’è sempre qualcosa che si impara da una competizione elettorale, qualcosa che nella foga non è stata adeguatamente considerata, persone, territori o argomenti non sfruttati appieno, spesso accuse tra i diversi attori della pugna, ci sta.
In questa tornata mi pare di poter individuare un elemento, non squisitamente politico, che costantemente caratterizza le formazioni che hanno conosciuto la sconfitta, ed è l’arroganza.
Partiamo da Roma.
Il segretario nazionale decide che il sindaco Ignazio Marino non gli piace. Marino, che guida una coalizione di centrosinistra quello vero, cade. La domanda è: l’elettorato ha compreso le ragioni del siluramento precoce del medico romano o l’ha vissuto come un atto di prepotenza da parte di Renzi? I risultati del primo turno deporrebbero per la seconda ipotesi.
Altra città, stesso copione. Chi ha capito il motivo del prematuro scioglimento del Consiglio Comunale di Isernia targato Brasiello? O, per meglio dire, non è che anche in questo caso il popolo lo ha vissuto come un atto di sopraffazione non giustificato da motivi apprezzabili e condivisibili? Anche qui la risposta sembra lapalissiana. E le dichiarazioni a caldo della vincitrice delle primarie non hanno aiutato.
Bojano? Un anno fa in pochi mi avrebbero accompagnato nella scommessa su una sconfitta della corazzata RomanoFuscoDeMatteisCefaratti, ma la domanda è: al di là degli indubbi meriti del candidato del centrosinistra Di Biase, quanto ha pesato la proverbiale arroganza e spocchia dell’ex-un-po’-tutto?
Agnone? Lo dico con tutta la simpatia che provo per Cacciavillani, ma non è che anche in questo caso i concittadini abbiano letto il doppio incarico Comune-Molise Dati come un atto di superbia?
Chiudo con un invito, quello di andare a vedere come si sono comportati Zedda e Fassino, con quale umiltà e spirito di servizio hanno affrontato il quinquennio di mandato e la campagna elettorale, e impariamo dagli esempi virtuosi che sono l’ossatura del centrosinistra vincente. Domenico Ioffredi
Analisi del voto alle Amministartive 2016, Ioffredi: l’arroganza caratterizza gli sconfitti
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