I principi fondamentali della nostra Costituzione sono rimasti invariati. La modifica,approvata dal Parlamento, tocca aspetti e prerogative che sono entrati spesso, da anni, nella discussione politica ; nulla è perfetto, figuriamoci nel campo organizzativo e gestionale di uno Stato; ritengo ( anche se si poteva e si doveva incidere sull’ ordinamento regionale ,come pure andavano rimessi i controlli di legittimità sugli atti dei Comuni , improvvidamente e frettolosamente eliminati con la prima riforma del titolo V dal Governo D’ Alema) che l’ attuale modifica, ora sottoposta a referendum confermativo,ha molte cose buone che sicuramente incideranno in positivo sulla futura vita parlamentare e governativa dello Stato.
Per cogliere questi aspetti è chiaro che bisogna farlo senza lasciarsi condizionare da simpatie politiche o da meri calcoli elettoralistici. Se non passerà questo referendum sono certo che si farà un grosso passo indietro rispetto al percorso di modernizzazione e velocizzazione che un Stato democratico deve imprimere per vincere sfide importanti e vitali .
Entrando nel merito della riforma, le ragioni per un SI mi convincono sempre di più. Dico di più: spero che presto posa essere intrapreso anche il percorso per un nuovo ordinamento regionale con l’ eliminazione delle regioni ( che hanno contribuito non poco ad una cattiva gestione delle finanze pubbliche) o quanto meno, nel solco della proposta della Fondazione Agnelli, alla istituzione delle macro regioni. Pur con qualche limite, questa riforma, secondo me, non smantella l’impalcatura democratica dello Stato e , invece, porta verso una modernizzazione e una semplificazione del sistema costituzionale e legislativo.
Arrestando ora questo processo ,Renzi o non Renzi, Boschi o non Boschi, Frattura o non Frattura per l’ Italia e gli italiani sarebbe un grave passo indietro e sarà sempre più difficile uscire da quel “teatrino” della politica che porterà sempre di più una disaffezione alla cosa pubblica.
Le novità più importanti della riforma , a mio parere, sono:
– la fiducia al Governo sarà data solo dalla Camera e dunque sarà più semplice governare.
– il numero dei parlamentari passerà da 945 a 630, più 100 senatori senza indennità in rappresentanza dei territori.
– per fare una legge è più semplice e veloce non ci sarà più bisogno del passaggio tra Camera e Senato.
– sarà la legge dello Stato a stabilire gli emolumenti degli organi elettivi regionali e che lo debba fare nel limite dell’importo attribuito ai sindaci dei Comuni capoluogo della Regione e saranno cancellati i rimborsi ai gruppi regionali.
– le Regioni non potranno legiferare in modo diverso l’una dall’altra sui trasporti , sulle regole ambientali, etc. – ci saranno regole uguali per tutte.
– Eliminazione del CNEL – previsto in Costituzione – e soppressione definitiva delle province con una riduzione di oltre 2.500 amministratori.
– sarà più basso il quorum per i referendum e si potranno fare referendum propositivi ( NON PREVISTI NELLA ATTUALE CARTA COSTITUZIONALE).
– Previsti limiti alla decretazione d’urgenza previsti dalla legge 400/1988.
– Previsto l’obbligo di trasparenza delle amministrazioni pubbliche. Ciò dovrebbe favorire l’accesso a tutti gli atti (salve eccezioni).
– La materia concorrente tra Stato e Regione non esiste più. Le materie o sono statali o regionali.
– Introdotta la possibilità che – in base alla legge – singole persone titolari di organi di governo regionali e locali siano esclusi dall’esercizio delle funzioni se hanno portato il loro ente al dissesto finanziario.
Provo a spiegare anche l’art.70 della riforma costituzionale che tanto fa discutere : è vero che tale articolo comporta un pò di difficoltà a comprenderlo con immediatezza; ciò dipende dal fatto che l’ articolato fa espresso riferimento ad altre leggi, articoli e commi; però se lo si legge con attenzione è facile capire che solo per determinate leggi ( costituzionali, ordinamentali, referendarie, di incompatibilità e incandidabilità dei senatori, modi e termini di partecipazione dell’Italia alla formazione ed attuazione della normativa e politiche dell’ Unione Europea, etc. ) intervengono le due Camere. Tutte le altre leggi sono di esclusiva competenza della Camera dei Deputati.
Lo stesso art.70 prevede modi e termini di intervento e di osservazioni da parte del Senato da esperirsi in un termine abbastanza ristretto e che, comunque, non andranno ad incidere sull’iter se non vengono accettate dalla Camera dei deputati, unica Camera che approverà le leggi per poi essere promulgate.
In sintesi è questo quello che prevede l’ art.70 ( tanto avversato dai sostenitori del NO) e che, a me, non sembra assolutamente possa incidere così negativamente sul complesso di una buona riforma che, se non passerà, farà svanire anche ogni auspicabile riforma dell’ ordinamento regionale con l’ istituzione delle macro regioni e l’ Italia resterà impantanata ancora chissà per quanti anni.
Poi l’ art.31, che modifica il 117 della costituzione attuale, chiarisce molti aspetti sulla legislazione esclusiva e concorrente e va a rimediare ai mali che la prima riforma del titolo V ( Governo D’Alema) ha comportato in questi ultimi anni. Mi sembra giusto che le materie fondamentali e strategiche per la vita nazionale rimangano in capo allo Stato e non mi sembrano poche le materie che resteranno in capo alle Regioni che le potranno raccordare proprio con le nuove competenze del senato che diventa una Camera delle Autonomie locali.
Infine si parla tanto di subordinazione dell’Italia all’Europa, cosa che se esiste, è già scritta nella costituzione vigente. Per me, nel complesso,la riforma è sufficientemente buona e può essere confermata. Si poteva fare di più e meglio ? Sicuramente! Comunque è un grosso passo avanti e perciò voterò SI’ con convinzione e rispetto di chi la pensa diversamente.
Albino Iacovone, ex Sindaco di Castelverrino