Al DLF replica dell’atto unico di Eduardo De Filippo “Gennareniello”

Domenica, 28 gennaio alle ore 18, presso la Sala Teatro del Dopolavoro Ferroviario la Compagnia Teatrale del DLF “Terza Classe” metterà in scena, dopo lo strepitoso successo di critica e di pubblico del 17 Dicembre al Teatro Savoia, la replica dell’atto unico di Eduardo De Filippo “Gennareniello”.
L’ingresso è gratuito, ma sarà possibile sottoscrivere in modo volontario ed anonimo (cassetta) a favore dell’Associazione “Le Mamans D’Afrique” per sta seguendo un progetto di solidarietà per i bambini di Agbanou (Togo).
La rappresentazione, infatti, sarà finalizzata alla raccolta fondi da destinare all’associazione Les mamans D’Afrique per la costruzione di un tetto alla scuola dei bambini di Agbanou.
Sarà possibile effettuare la sottoscrizione volontaria direttamente la sera stessa dello spettacolo, ma per necessità organizzative è gradita la prenotazione e il ritiro in precedenza i biglietti presso il Bar del Dopolavoro Ferroviario “Lokomotive Haus”, situato sul primo binario della stazione ferroviaria di Campobasso.
“Gennareniello”, atto unico di Eduardo De Filippo, è andato in scena per la prima volta nel 1932.
Personaggi ed interpreti in ordine di apparizione:

Concetta (moglie di Gennaro), Tonia Anzini
Anna Maria (bella ragazza), Stefania Colucci
Fedora (sorella di Gennaro), Dina Del Gaiso
Tommasino (figlio di Concetta e Gennaro), Robertino De Gennaro
Matteo (maestro di disegno), Daniele D’Adamo
Gennaro (pensionato), Sebastiano Iannone
Michele (giovane ingegnere), Michele Formica
‘O russo (saponaro), Dario Di Vincenzo
GENNARENIELLO

La commedia breve, apparentemente inconsistente nella trama e leggera per le figure comiche di Tommasino e della sorella zitella di Gennaro, è invece intrisa da una profonda melanconia dell’autore nei confronti di quegli uomini che, sempre attratti dalle grazie femminili e dalle lusinghe della giovinezza, non si rassegnano al passare del tempo e vivono in una famiglia che, essi pensano, non li circonda dell’amore e della considerazione che desidererebbero. Essi si sentono, ancora gennarenielli, ma senza reali speranze per l’avvenire, non si rendono conto, o non vogliono, di essere diventati, quello che forse sono sempre stati, dei poveri gennari. Tutti sembrano stimarli, l’inquilino pensionante, l'”ingegnere” del nord, meno i propri familiari e così apparentemente anche la moglie che solo nella difficoltà e di fronte all’offesa degli altri, reagisce difendendo il marito, mostrando in fondo di stimarlo. Ma forse è piuttosto per la lunga convivenza che alla fine, quasi per abitudine, le compagne della loro vita li proteggono sentendoli ormai come una parte di loro stesse.
Gennaro in silenzio chiede perdono a Concetta che, per pietà mista ad amore coniugale, vedendo ancora in lui il Gennareniello che era, abbraccia il suo uomo per quello che è diventato e per quello che avrebbe voluto essere, e al quale si sente ancora legata per tutta la vita lungamente trascorsa insieme.

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