Continuiamo a svolgere le nostre interviste – inchieste in merito al rischio inquinamento ambientale e ripercussioni sulla salute dei molisani. L’emergenza ormai , o per fortuna, non è solamente ambientale ma è stata riconosciuta come eergenza sanitaria e sociale. Dopo aver aftto il punto della situazione di tutto ciò che sta accadendo in Molise, con un convegno ad hoc tenutosi a Petrella Tifernina, dove è stata portata a conoscenza dei cittadini sia l’esito delle inchieste su illegalità e corruzione, sia quali sono i risvolti sulla salute sia le ultime novità in merito al Registro Tumori regionale, che dopo dieci anni di richieste è stato finalmente attivato, ma sappiamo benissimo che per avere i primi risultati passerà molto altro tempo. Senza dimenticare che alla regione manca “ancora” un Piano Energetico Abbiamo voluto sentire anche l’opinione del dottor Agostino Di Ciaula Referente Regionale per la Puglia di ISDE Italia.
Dottore partiamo da una affermazione: ” bruciare i rifiuti fa male ” è così?
“ Fa male da diversi punti di vista. Dal punto di vista sanitario ci sono numerose evidenze scientifiche nazionali e internazionali che dimostrano un aumentato rischio di patologie oncologiche (in particolare linfomi non-Hodgkin e sarcomi) e non oncologiche (ad es. alterazioni ormonali, malformazioni congenite, disturbi della gravidanza) in chi risiede vicino ad un inceneritore di rifiuti. L’aumentato rischio sanitario per chi vive in prossimità degli inceneritori è persino riportato sul sito ufficiale del Ministero della Salute. Ma bruciare i rifiuti fa male anche alle nostre tasche: si distruggono preziosi materiali che potrebbero invece essere recuperati. La combustione dei rifiuti ha dei costi per la comunità e crea benefici economici per pochi (i gestori degli impianti), mentre il recupero di materia crea benefici per tutti: cittadini e imprenditori delle “buone pratiche”. Infine fa male all’ambiente. A parte gli inquinanti emessi, gli inceneritori producono una grande quantità di ceneri tossiche e pericolose che devono essere smaltite, con gravi conseguenze economiche e ambientali, in discariche per rifiuti speciali”
C’è dunque una correlazione tra inquinamento e salute?“ Nessuno ha più dubbi su questo. L’agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (la IARC) ha inserito di recente l’inquinamento atmosferico tra gli agenti cancerogeni certi. Ma dobbiamo anche ricordare che il cancro è solo la punta dell’iceberg, perché sono molto più numerose le patologie non oncologiche causate dall’emissione di sostanze inquinanti. Queste colpiscono praticamente qualunque organo e, soprattutto, sono più gravi in particolari categorie a rischio (bambini, anziani, donne in gravidanza, persone con malattie croniche). Ci sono evidenze che suggeriscono come il rischio sanitario da inquinamento possa iniziare addirittura prima del concepimento (alterando i gameti dei genitori) e come possa generare patologie anche a distanza di due generazioni dall’esposizione diretta”.
Spesso si dice che la diagnosi precoce è un’arma vincente. Ma si può pensare di agire anche sulle cause scatenanti, almeno quelle relative all’inquinamento ambientale?“
La diagnosi precoce può servire a trattare meglio alcune patologie ma in realtà è già la testimonianza di una sconfitta, perché si arriva nel momento in cui la patologia si è già instaurata e va curata, quando possibile. La vera arma vincente è la prevenzione primaria, che consiste nell’impedire che le patologie insorgano rimuovendone le cause”.
Ma facciamo un esempio pratico: una centrale a biomasse o a biogas, che danni potrebbe arrecare alla popolazione?
“ Oltre a pensare ai danni ad ambiente e salute, la prima domanda da fare sarebbe se davvero questi impianti servono alle comunità alle quali sono proposti. Troppo spesso, infatti, sono motivati da pure spinte speculative e sono offerti come soluzione di problemi inesistenti o risolvibili in modo alternativo e più sostenibile. Riguardo al rischio sanitario, bisogna ricordare che le centrali a biomasse, come gli impianti a biogas che prevedono la combustione in loco del gas prodotto, generano inquinanti che si sommano a quelli prodotti da altre fonti e che, nella maggior parte dei casi, non hanno una soglia minima al di sotto della quale non causino conseguenze sanitarie misurabili negli esposti, anche per valori al di sotto dei limiti di legge. Il rischio sanitario aumenta in maniera proporzionale alla concentrazione degli inquinanti nell’area in esame ed è presente anche a basse concentrazioni”.
Lei recentemente è intervenuto in merito alla questione biomasse in Molise, per quale motivo?“ Perché il Molise non ha bisogno di centrali a biomasse. Questa Regione produce già oltre il doppio di energia elettrica rispetto al proprio fabbisogno, può utilizzare in maniera più sostenibile i materiali che dovrebbero alimentare le centrali, realizzando le quali si genererebbe consumo di suolo, emissione di inquinanti evitabili e produzione di ceneri da combustione da smaltire in discarica. Alcuni hanno espresso opinioni contrarie alla mia e a quella dei molisani e ho semplicemente ritenuto utile alla discussione proporre il mio punto di vista”.
Restando in Molise, finalmente dopo anni di battaglie e manifestazioni è stato istituito il Registro Tumori, anche se per i primi risultati ci vorrà tempo. Uno studio epidemiologico regionale che valore avrebbe?
“ Chiunque di noi si sottopone a check-up periodici. Questa necessità deve investire anche intere comunità e territori, dal livello cittadino a quello regionale. Stabilire lo stato di salute di un territorio e di una popolazione con veri e propri “referti epidemiologici” significa identificare eventuali criticità (sia ambientali che sanitarie) e avere la possibilità di correggerle, mettendo in atto strumenti di prevenzione primaria. L’assenza di informazioni epidemiologiche (che non dovrebbero essere limitate ai soli tumori, come spiegato in precedenza) significa possibile persistenza di pericolose situazioni di rischio e, di conseguenza, malattie e morti altrimenti evitabili”
Mariateresa Di Lallo