Quest’ affermazione potrebbe sembrare scontata senza sapere che non lo è, perché nel mondo più di un miliardo di persone sono costrette a utilizzare acqua contaminata. Ogni anno le malattie legate all’uso di acqua non potabile costano la vita a 1,6 milioni di bambini, la maggior parte dei quali sotto ai 5 anni. Milioni di donne percorrono ogni giorno molti chilometri a piedi per approvvigionarsi d’acqua, impedite a svolgere i lavori domestici e numerosi bambini, ma soprattutto bambine, sono impossibilitati ad andare a scuola per aiutare i genitori in questa attività quotidiana. L’indisponibilità di beni primari, come acqua e servizi igienici di base ha inoltre un costo economico rilevante: si stima che in Africa vengono perse annualmente oltre 40 milioni di ore lavorative utilizzate nel trasporto dell’acqua. Ecco perché Acqua significa progresso sociale ed economico. Le regioni in via di sviluppo, come l’Africa sub sahariana, sono quelle più a rischio: una persona su due è colpita da malattie dovute sia alla mancanza sia alla cattiva qualità dell’acqua mentre le stime indicano che un contadino africano dispone meno di 20 litri di acqua al giorno, ossia meno della metà del fabbisogno minimo giornaliero di 50 litri, corrispondente alla quantità ritenuta necessaria dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Acqua non potabile e condizioni igienico-sanitarie carenti sono all’origine di un’elevata incidenza di malattie infantili, quasi tutte prevenibili. Ma anche Acqua potabile significa poter bere, cucinare, lavarsi, irrigare il terreno. Se le donne evitano di percorrere lunghe distanze alla ricerca dell’acqua avranno più tempo da dedicare alla famiglia e ad attività che consentono di aiutare il bilancio familiare, mentre potrà diminuire la mortalità infantile causata dal consumo di acqua non potabile. Il programma si propone di garantire alle comunità rurali il diritto all’acqua potabile attraverso la realizzazione di pozzi e sistemi di approvvigionamento idrico tali da apportare miglioramenti nella qualità di vita alle comunità rurali.
In tal modo è possibile: diminuire la mortalità infantile causata dall’uso di acqua non potabile; Prevenire le malattie legate all’uso di acqua contaminata (tra cui la malaria che si diffonde in presenza di acqua ristagnante); Liberare le donne dal gravoso compito quotidiano del trasporto dell’acqua; Consentire alla comunità di irrigare gli orti, favorendo la produzione agricola e migliorando l’alimentazione. Il tutto in considerazione che Un miliardo e 400 milioni di persone non hanno accesso all’acqua potabile e negli ultimi cinquanta anni la disponibilità di acqua è diminuita di 3/4 in Africa e di 2/3 in Asia. In Africa l’accesso all’acqua è ancora molto lontano da livelli accettabili soprattutto nei villaggi, dove solo il 40% della popolazione ha acqua potabile e solo il 20% ha i servizi igienici. Secondo le stime dell’OMS (organizzazione mondiale per la sanità) ogni anno nel mondo muoiono dieci milioni di persone, la metà bambini, per colera, tifo, dissenteria e altre malattie dovute soprattutto alla mancanza di acqua potabile e il conseguente consumo di acqua insalubre. In quei paesi, soprattutto dell’Africa, l’acqua è responsabile di oltre l’80% delle malattie. Per alcuni Stati africani il problema non è la poca acqua, ma l’inesistenza di mezzi finanziari per distribuirla alla popolazione: qui sono le donne che ogni giorno percorrono in media 10 km a piedi per approvvigionarsene. La Commissione mondiale per l’acqua indica in 40 litri al giorno a persona la quantità minima per soddisfare i bisogni essenziali. Con circa 40 litri noi italiani facciamo la doccia, per molti altri rappresenta l’acqua d’intere settimane. Mentre una famiglia europea consuma in media 165 litri d’acqua al giorno, una famiglia africana ne consuma 20 litri.
Mentre da una parte il consumo d’acqua nel mondo negli ultimi anni è aumentato di sei volte, a un ritmo due volte più elevato del tasso di crescita della popolazione, dall’altro i mutamenti climatici (effetto serra e desertificazione) e il degrado della qualità delle acque, sono i maggiori responsabili della carenza idrica nel mondo. In tutto il Bacino del Mediterraneo, nell’ultimo secolo si è verificata una diminuzione delle precipitazioni estive pari a circa il 20%, e le precipitazioni si concentrano in periodi di pioggia brevi e intensi, provocando piene fluviali e inondazioni improvvise ed eccezionali. La cattiva gestione delle acque di scarto, d’altro verso, contaminate con sostanze chimiche e da altre scorie, sta inquinando in tutti i Paesi del mondo le riserve idriche che pur essendo rinnovabili rimangono sempre costanti. Queste riserve inoltre sono impoverite dallo sfruttamento delle falde acquifere e dall’incapacità delle stesse di rigenerarsi. Forse l’acqua diverrà nel prossimo futuro una delle emergenze mondiale. Forse guerre, ondate migratorie, profughi saranno la conseguenza della mancanza d’acqua. dice un saggio proverbio orientale che “dopo quaranta giorni si muore di fame, ma ne bastano quattro per morire di sete”.
Massimo Dalla Torre