Pochi giorni fa, il Premier Matteo Renzi parlando al forum Ambrosetti ha confermato che nel 2016 saranno abolite IMU e TASI, poi ha rilanciato la posta in gioco promettendo nuovi interventi di riduzione delle tasse: nel 2017 l’IRES e nel 2018 l’IRPEF. Poco dopo l’annuncio “Fonti di governo” hanno diffuso stime in base alle quali gli interventi annunciati dal premier comporteranno un calo delle tasse di 5 miliardi di euro l’anno prossimo, 20 quello successivo e altrettanti nel 2018. A regime si parla dunque di 45 miliardi di introiti fiscali in meno nei prossimi tre anni.
Sarebbe una riduzione senza precedenti – afferma il sindaco di Roccamandolfi Giacomo Lombardi – che se da un lato è fortemente auspicabile vista la forte pressione fiscale a cui i cittadini italiani sono sottoposti, dall’altro impaurisce, per non dire terrifica non poco gli enti locali, che storicamente sono i primi ad essere penalizzati con tutto quello che ne consegue in termini di servizi ai cittadini e di sopravvivenza degli stessi.
La sola TASI ad esempio, lo scorso anno ha fruttato alle casse dello Stato un gettito di 3,5 miliardi. Non vorremmo – continua il sindaco lombardi – che si trattasse di spot elettorali, che poi si traducono di fatto in meno entrate agli enti locali, i quali di conseguenza per sopravvivere sarebbero costretti o ad aumentare al massimo (molti comuni già le applicano) tutte le altre imposte o peggio a tagliare quei pochi servizi necessari e indispensabili, che gli stessi con estremo affanno ancora riescono a garantire alla collettività.
L’abolizione dell’attuale imposta sulla prima casa (la TASI) è prevista da tempo visto che il governo intende sostituirla con la cosiddetta local tax, che nelle intenzioni del legislatore dovrebbe accorpare IMU, TASI e diversi tributi minori imposti dalle amministrazioni locali.
Il solito rischio per i cittadini –conclude lombardi – è quello di subire il gioco delle tre carte, ovvero, che cambino solo il nome o le sigle, mentre l’esborso complessivo resti sempre lo stesso.