A volte prendersi un’aspettativa dal lavoro può essere un’ opportunità

La nuova tendenza che sta prendendo piede tra la Generazione Z e, parzialmente, anche, tra i Millennials è quella di prendersi una pausa dal lavoro, magari di qualche mese, per evitare il burnout, (stress psico-fisico da lavoro) per concentrarsi su passioni che potrebbero diventare un’occupazione futura, o solo per ricaricare le pile e tornare con più entusiasmo , si chiama micro retirement.

Ma perché funzioni davvero occorre tenere a mente un paio di cose; prendersi una pausa dal lavoro, staccare la spina, non per pochi giorni, ma per mesi ,anche un anno o forse più , una evoluzione del periodo sabbatico o aspettativa non retribuita dietro la quale c’è la convinzione che la vita privata e il benessere personale contino più della carriera.

Qui entra in gioco una grande differenza rispetto alla mentalità di noi anziani o –boomer-, per i quali il lavoro era “la conditio sine qua non” per sentirsi appagati e soddisfatti.

Un sondaggio di Pew Research Center del 2023, riporta che solo il 44% dei lavoratori statunitensi sotto i 30 anni è  molto soddisfatto del proprio lavoro, negli over 65 la percentuale sale al 67%, gli under 30 tendono a dare maggior peso alla vita privata, e a volte il lavoro minaccia di diventare un peso insostenibile, dando la stura a fenomeni figli del disagio e dell’insofferenza come il Pleasanteeism, il Quite e il Revenge Quitting, il Quittok e via dicendo.

I giovani, al di là delle insidie del mondo del lavoro, stanno imparando a non avere troppa paura del futuro e a fidarsi delle proprie capacità , ricercano; crescita professionale, migliori condizioni, migliore retribuzione, per raggiungere questi obiettivi sono disposti anche a “saltare” da un posto all’altro, (job hopping), in costante aumento anche in Italia.

Un recente studio GoodHabitz in collaborazione con YouGov ha affermato che il 40% dei dipendenti cambia più volte ruolo o settore all’interno della stessa azienda o in aziende differenti, mentre il 30% sostiene che ha intenzione di farlo.

Negli Stati Uniti, invece, il rapporto LinkedIn afferma che  soprattutto i millennial cambiano in media 2,85 posti di lavoro nei cinque anni dopo la laurea, il doppio rispetto alla generazione che li ha preceduti.

Ci si attacca al micro retirement, per scansare il rischio burnout , c’è chi ne parla apertamente con il capo, con il proposito di tornare a ricoprire lo stesso ruolo con più carica (magari anche nuove competenze) e la certezza di garantire maggiore produttività, c’è anche chi approfitta di questo stop per coltivare un’attività secondaria, testando se possa diventare o meno quella esclusiva o principale, per altri è una scelta dettata dal bisogno di coltivare le passioni personali, viaggiare, dedicare più tempo agli affetti e alla vita sociale ,in ultima analisi fare cose o vedere gente subito e non aspettare la pensione per cominciare a godersi seriamente la vita e tirar fuori certi sogni dal cassetto.

Sono lavoratori giovani, massimo 30-35 anni,  il più delle volte senza figli e con un bel gruzzolo da parte«prima di fare il salto». bisogna pensarci bene e mettere in conto anche emergenze improvvise. Niente colpi di testa,  organizzarsi con calma e strategia, solo allora, il micro retirement più rivelarsi un’opportunità.

Alfredo Magnifico

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