“Dove aumenta il pericolo, cresce anche ciò che salva”: questo il messaggio che la rete di associazioni Interferenze ha voluto lanciare nello scorso Festival di cinema sociale alla cittadinanza termolese. Non solo una bella frase, ma un qualcosa che noi lavoratori del sociale registriamo quotidianamente all’interno delle attività delle nostre associazioni e dei nostri servizi.
Mentre infatti nel Paese pare diffondersi un brutto clima, caratterizzato da indifferenze e chiusure intolleranti, parallelamente cresce la parte di popolazione sensibile e solidale, attenta alle esigenze degli ultimi. Lo registriamo nelle molte iniziative in cantiere che ci vengono proposte, in quelle a cui abbiamo già partecipato e nel lavoro che continuiamo a svolgere nelle scuole del nostro territorio. Interferenze, infatti, prosegue oltre il Festival di fine Estate: decine di incontri con i giovani del bassomolise, potenziamento delle reti di solidarietà sociale, promozione di iniziative di sensibilizzazione.
Venerdì 8 febbraio, alle ore 17.30 presso i locali della parrocchia il Sacro Cuore a Termoli, La città Invisibile in collaborazione con Interferenze propone un confronto pubblico proprio su questo tema : su quella parte di società spesso ignorata dai media ma che rappresenta la parte viva del paese Italia, quella a cui guardare per ricostruire speranza e partecipazione. Un’Italia plurale e spesso femminile, raccontata in Dove bisogna stare, un film di Daniele Gaglianone e Stefano Collizzoli: Georgia, ventiseienne, faceva la segretaria. Un giorno stava andando a comprarsi le scarpe; ha trovato di fronte alla stazione della sua città, Como, un accampamento improvvisato con un centinaio di migranti: era la frontiera svizzera che si era chiusa. Ha pensato di fermarsi a dare una mano. Poi ha pensato di spendere una settimana delle sue ferie per dare una mano un po’ più sostanziosa.
E’ ancora lì. Lorena, una psicoterapeuta in pensione a Pordenone; Elena, che lavora a Bussoleno e vive ad Oulx, fra i monti dell’alta Valsusa, e Jessica, studentessa a Cosenza, sono persone molto diverse; sono di età differenti, e vengono da mondi differenti. A tutte però è successo quello che è successo a Georgia: si sono trovate di fronte, concretamente, una situazione di marginalità, di esclusione, di caos, e non si sono voltate dall’altra parte. Sono rimaste lì, dove sentivano che bisognava stare.
E noi, da che parte stiamo? È essenziale oggi lasciarsi interrogare da questa domanda e capire come può ognuno di noi dare, semplicemente, una mano. Il film, uscito nelle sale da poco meno di un mese, sta già circolando moltissimo, a testimonianza ulteriore che siamo in tanti a credere che è possibile migliorare lo stato delle cose senza escludere nessuno. Quella di venerdì, dunque, oltre ad essere una delle prime proiezioni nazionali, sarà anche un’occasione per ritrovarci e per continuare a non voltarci dall’altra parte. Alla proiezione seguirà dibattito.