Quando le ragioni non del Si non hanno colore politico. Accade a Riccia dove si sono trovati a spiegare le ragioni del Si al referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre due esponenti politici di opposte fazioni: Micaela Fanelli e Michele Coromano.
«Un piacevole momento riccese, in questo corri corri di chiusura di campana referendaria – commenta la Fanelli. Michele Coromano – a cui dico grazie – è stato mio avversario alle amministrative tanti anni fa, nel 2009. Da quando eravamo bambini siamo stati amici, lui tradizione e schieramento di centrodestra, io da un’altra parte. Ma sempre con rispetto e stima reciproca. Così facemmo quando ci sfidammo nel 2009 e così è stato negli anni di confronto. Ieri abbiamo spiegato insieme le ragioni del Si che non hanno appartenenze politiche. Con il consueto rispetto delle posizioni reciproche. E dei toni di educazione. Perché il sì sia frutto esclusivo di pacato e rispettoso confronto e ragionamento».
«L’incontro di domenica – dice Michele Coromano – è il classico esempio che dimostra come due persone, partendo da due diverse posizioni politiche, possano giungere al medesimo e logico risultato. Mi rifiuto di pensare – continua – che il “SI” sia una prerogativa di Renzi e della mia amica Micaela Fanelli. Le ragioni del SI e i contenuti della riforma appartengono anche e – direi – soprattutto alla cultura e ai valori del centrodestra senza che abbia alcuna importanza il pensiero di coloro che a livello nazionale in questo momento mal lo rappresentano come Brunetta, Meloni, Salvini. Al di là della circostanza che una buona percentuale (vedi sondaggi) degli elettori di Forza Italia è orientata per il SI, mi rifiuto di credere che ci siano persone di centrodestra che non abbiano a cuore la stabilità del governo e il recupero da parte del Parlamento della sua naturale funzione che è quella di fare velocemente le leggi. Ed è esattamente questo l’obiettivo – sempre mancato in Italia – che si propone di raggiungere la riforma costituzionale. Di contro il NO –sostiene ancora Coromano – ci porterà verso una legge elettorale proporzionale – che peraltro Berlusconi fino ad oggi non ha mai voluto – che avrà come effetto naturale la proliferazione di tanti piccoli partiti, ciascuno con l’unico obiettivo di fare da “ago della bilancia” per la formazione delle maggioranze parlamentari nella condizione di “minacciare” continuamente crisi di governo. Il No dunque ci porterà verso la instabilità dell’azione di governo (governi tecnici, di scopo e semestrali), la perdita di credibilità come sistema-Paese – soprattutto per gli investitori – la crisi dei mercati finanziari che costituirà il naturale presupposto per un aggravamento della crisi dell’economia reale. Chi –conclude Coromano – ragionevolmente può volere tutto questo?»
Ufficio stampa