Oggi, 19 luglio, ricorre il 29° anniversario della strage di Via D’Amelio. Erano le 16,58 di domenica 19 luglio 1992 e 57 giorni dopo la strage di Capaci, una deflagrazione sotto casa della mamma del giudice Paolo Borsellino uccise quest’ultimo e gli agenti della scorta.
Ancora una volta la mafia colpì al cuore lo Stato, uccidendo un servitore fedele e leale che stava portando avanti una missione di legalità.
Le istituzioni non finiranno mai di ringraziare Paolo Borsellino e Giovanni Falcone, eroi del Ventesimo Secolo e sulla cui rettitudine, onestà e abnegazione per il proprio lavoro occorre far riflettere le giovani generazioni.
Una frase di Paolo Borsellino mi ha sempre colpito: “Se la gioventù le negherà il consenso, anche l’onnipotente e misteriosa mafia svanirà come un incubo”. Col trascorrere dei decenni e col cambio di generazioni, infatti, c’è sempre un comune denominatore: i giovani vanno guidati, perché da loro dipende il nostro futuro. E noi, come istituzioni, non possiamo che dar ai nostri ragazzi tutte le attenzioni possibili, affinché possiamo formare in loro un’alta coscienza civica e morale per una società del domani migliore.