Le istituzioni molisani non possono e non debbono tacere al cospetto di una vicenda umana e sociale che umilia una figura di rara rettitudine morale e di comprovata probità. Ermanno D’Andrea è uno dei più importanti imprenditori mondiali della meccanica di precisione come attesta la città di Hannover in Germania per la sua presenza costante negli ultimi 57 anni alla fiera più importante del settore dell’intera Europa. Nel corso di una vita spesa nell’azienda madre di Milano ha sempre destinato una parte degli utili ad attività umanitarie costruendo 13 scuole nella Guinea Bissau in Africa e finanziando a proprie spese progetti di sostegno alle popolazioni locali. Fortemente attaccato ai valori cristiani della fratellanza e della solidarietà, a distanza di anni di successi e per amore nei confronti della terra di origine, decise in ricordo del padre di restituire qualcosa al Molise con una delocalizzazione della sua impresa a Castel del Giudice.
Quando me ne parlò la prima volta alla fine degli anni novanta ne rimasi entusiasta. Era ed è rimasta l’unica azienda che lavora sul millesimo di millimetro localizzata a Sud di Piacenza, e tanto per chiarire il rilievo della vicenda, la notizia finì sulla prima pagina de IL SOLE 24Ore grazie ad un’intervista che facemmo in CGIL sulla programmazione negoziata. Oggi la “ D’ANDREA Sud” tra addetti diretti ed indotto occupa 30 addetti e la produzione industriale dell’Altissimo Molise arriva in Germania, negli Stati Uniti, in Giappone, Russia e Cina. Ma Ermanno, sceso in Molise senza averne alcuna necessità economica e solo per attaccamento alla sua Capracotta, non si è fermato alla fabbrica di utensili di altissima precisione. Ha preso per mano il territorio e finanziato in modo decisivo diversi progetti che hanno cambiato il volto di quelle comunità rendendole belle e attrattive. Ha sostenuto la riorganizzazione della Residenza per Anziani di Castel del Giudice che aveva problemi gestionali, ha ripreso e rilanciato un programma innovativo con l’impianto di 120 mila alberi di mele controllati con una tecnologia informatizzata all’avanguardia nel mondo che consente di controllare pianta per pianta con un sistema di innaffiamento a goccia inventato dagli israeliani. La società “MELISE” oltre alle mele ha avviato succhi di frutta e produzioni biologiche recuperando 48 ettari di terreni abbandonati. In aggiunta, Ermanno D’Andrea, dopo diverbi e scontri col parroco locale è riuscito a proprie spese a completare e mettere in funzione la Residenza per Anziani di Capracotta che oggi occupa 21 addetti e ospita 40 anziani, in più insieme all’imprenditore Enrico Ricci ha realizzato il recupero delle vecchie stalle e della parte più degradata del borgo storico di Castel del Giudice con un albergo diffuso che ha conservato i materiali, gli spazi e l’architettura esistente. Società internazionali di primissimo ordine sono già arrivate sul posto per prendere contatti e avviare un partenariato turistico con una località che si trova a meno di mezzora dalle stazioni sciistiche di Roccaraso e Capracotta, ed è oggettivamente interna al Parco Nazionale d’Abruzzo e vicinissima all’Abbazia di S. Vincenzo al Volturno e al Teatro Italico di Pietrabbondante. Ho ricordato sommariamente l’impegno finanziario, gratuito e straordinario, effettuato in dieci anni di attività sul territorio da Ermanno D’Andrea per esplicitare meglio una vicenda che non può vedere le istituzioni assenti. Se oggi nell’Altissimo Molise ogni mattina almeno cento persone lavorano e percepiscono un salario, se sessanta anziani hanno un luogo confortevole nel proprio comune dove trascorrere gli anni della quarta età, se i terreni e gli immobili di quelle comunità hanno recuperato valore sociale ed economico, questo lo si deve, senza alcun dubbio alla determinazione di questo emigrante molisano che il 19 ottobre era in prima fila in Piazza Beccaria a Milano accanto al nostro gonfalone regionale ai funerali di Lea Garofalo.Non conosco con precisione le ragioni che hanno determinato il suo disappunto per la costruzione della casa canonica di Capracotta sulla fiancata della Chiesa Madre risalente al 1749, dal costo stimato che supera i 400 mila euro in gran parte finanziato dalla Conferenza Episcopale e per la quota residuale dalla Curia di Trivento che da notizie di stampa ogni anni amministra 350 mila euro complessivi su 70 parrocchie della Diocesi. E non spetta a me aggiungermi alla contrarietà del Consultorio Diocesano che all’unanimità dei suoi sei componenti aveva espresso avversione al progetto, visto che si poteva ristrutturare in altra parte dell’abitato e per un somma molto più modesta la vecchia canonica. Ciò che mi colpisce è che alla provocazione di Ermanno D’Andrea del 21 agosto in cui comunicava l’allontanamento dalla Chiesa, si sia potuto giungere alla nota della Curia di Trivento del 24 settembre in cui si prende atto di tale volontà e si conferma la sua estromissione dalla Chiesa. Una simile vicenda lede nel profondo dell’animo la dignità di una persona che coi fatti e non solo coi comportamenti di una vita si è sempre prodigato per il prossimo aiutando i più deboli, i più fragili ed i più indifesi come possono testimoniare le sue opere in Africa, a Capracotta e a Castel del Giudice, oltre che in tanti altri luoghi che Ermanno vuole tenere riservati. Può il Molise disinteressarsi di una vicenda simile finita sulla stampa nazionale ? Possono le istituzioni molisane derubricare tale questione ad un fatto privato o ad un contrasto locale ? Sono convinto del contrario e per questo reputo opportuno che anche le istituzioni agiscano e facciano sentire la voce di una terra che costrinse il papà di Ermanno a emigrare e oggi umilia un uomo solo perché colpevole di aver fatto opere di bene.
Michele Petraroia