La ministra Azzolina attesta oggi che dove la scuola è riaperta, i contagi sono stabili. In realtà dai numeri del ministero della Sanità, da noi rielaborati, emerge tutt’altro: mentre il trend medio italiano è in calo, i contagi crescono proprio dove le scuole sono state riaperte.
In Toscana, ad esempio, si è passati dai 2.901 contagi complessivi della settimana 11-17 gennaio, quella della riapertura, ai 3.597 di quella 25-31 gennaio appena conclusa, con un numero abbastanza analogo di tamponi. In provincia di Grosseto i casi sono più che quadruplicati (da 33 a 136), incrementi rilevanti anche a Massa (da 151 a 259 settimanali), Pistoia (da 187 a 292), Prato (da 213 a 307), Lucca (da 254 a 304), Arezzo (da 314 a 351) e Firenze (da 779 a 988). Leggera la crescita a Livorno (da 348 a 375), stabile Pisa (da 287 a 290) mentre Siena va controcorrente (da 337 a 295).
In Abruzzo, sempre dalla riapertura (11 gennaio) ad oggi, si è passati da 1.572 a 1.957 contagi. L’incremento maggiore nelle province di Pescara (da 468 a 693) e Chieti (da 487 a 633), poi Teramo (da 323 a 379) mentre L’Aquila scende da 255 a 223.
Tutto ciò mentre in Italia il numero dei contagi è in calo.
Situazione particolarmente difficile in Molise dove, due settimane dopo l’apertura, molti istituti stanno chiudendo per i casi nelle classi. A Termoli, secondo centro della regione, il sindaco Francesco Roberti ha disposto la sospensione della didattica in presenza nelle scuole di ogni ordine e grado dal 1 al 10 febbraio per i claster individuati dall’Asrem, l’azienda sanitaria regionale, in ben cinque istituti. A Larino, per lo stesso motivo, il sindaco Pino Puchetti ha chiuso le scuole di ogni ordine e grado fino al 14 febbraio poiché “sul territorio comunale vi sono attualmente alcuni casi di alunni e docenti positivi al Covid-19”, come si legge nell’ordinanza.
Scuole chiuse anche a Frosolone, Mirabello, Palata, Sant’Elia a Pianisi, così come a Campomarino, che è zona rossa.
Nel Lazio è fuorviante elaborare i dati in quanto molti studenti delle scuole superiori non sono rientrati a scuola per le numerose mobilitazioni.