Tra belle frasi ed un elenco di interventi rivolti alla tutela delle donne che definirei quasi (passatemi il termine) “contentini”, assistiamo ancora oggi, in occasione dell’8 marzo, ad un rituale quasi spasmodico di comunicati che ripropongono o la solita enunciazione di dati accompagnati da rivendicazioni di diritti delle donne o una sorta di elogio di ciò che sarebbe stato fatto fino ad ora a tutela del genere femminile.
E i buoni propositi? E nuove azioni nel segno di un cambio di rotta per il futuro? Zero. Zero impegni per l’incremento dell’occupazione femminile, zero impegni per favorire il lavoro agile ossia forme di lavoro che consentano alle donne una maggiore flessibilità lavorativa, zero impegni verso proposte di leggi che favoriscano ad esempio la doppia preferenza di genere, zero impegni verso i tanti diritti ancora oggi negati alle donne.
E allora donne, non diciamo grazie a chi oggi ci ricorda quanto valiamo perchè più che ricordarlo a noi, dovrebbe ricordarlo a se stesso soprattutto se ha il potere di decidere il cambiamento e non lo mette in atto! Non accettiamo le mimose l’8 marzo da chi magari il giorno dopo licenzia una donna o la demansiona al rientro dalla maternità, la mobbizza, la picchia, la insulta, la stupra, la molesta, non tacciamo di fronte a queste situazioni per paura di ripercussioni ma denunciamo.
Allora, la mia testimonianza vuole essere un modo diverso per dimostrare la mia vicinanza alle donne tutti i giorni e soprattutto a quelle donne che hanno sacrificato tutta la loro carriera per i figli, a tutte quelle donne che si sentono sole, inutili, giudicate, discriminate, a tutte le donne che ogni mattina devono organizzare la loro giornata tra corse all’asilo o a scuola e sensi di colpa per non poter trascorrere il tempo che vorrebbero con i loro bambini, alle donne che sono costrette a rinviare la loro maternità per paura di perdere il lavoro o perché non saprebbero come conciliare l’essere mamma e lavoratrice, alle donne che hanno curricula eccellenti e si vedono mortificare quando vengono escluse dal mercato del lavoro e dalle relative prospettive di carriera, alle donne che aspettano giustizia, alle donne che soffrono in povertà, alle donne che aspettano che qualcosa cambi. Donne non solo l’OTTO marzo ma LOTTO sempre!
Giuditta Lembo