UIL: Ancora nessuna politica concreta per il Mezzogiorno. Boccardo: In Molise si torni a discutere su temi concreti, investimenti e lavoro

30“E’ ormai da mesi che la UIL mette al centro di qualunque discussione, con il Governo nazionale e con le regioni,  le tematiche afferenti il Meridione e quelle che devono essere le politiche di rilancio e sviluppo di quei territori.” Così Tecla Boccardo, Segretaria Generale UIL del Molise.“Riteniamo, però, che il Governo e la sua condotta a riguardo siano ancora distanti dal raggiungere un benché minimo traguardo, considerando noi inadeguata la sua azione, lenta e spesso senza un’idea chiara alla base.
Assistiamo a un semplice spostamento di risorse da un intervento all’altro, magari con qualche razionalizzazione e velocizzazione, ma senza che siano messe in campo risorse aggiuntive e investimenti  che davvero farebbero la differenza.
La UIL, dal suo canto, pretende che vengano aggiunti impegni economici ulteriori a quelli esistenti, così da poter concretamente dare avvio ad un processo di sviluppo.
La nostra idea è conclamata e rimane la stessa dal primo momento in cui si è cominciato a discutere di Sud e di ripresa del Mezzogiorno. Sia chiaro, infatti, che ogni nostra rimostranza, polemica o contestazione è sempre affiancata da proposte percorribili e che a nostro avviso determinerebbero un impulso all’economia reale.
La UIL, a proposito, continua senza sosta ed a tutti i livelli istituzionali a proporre alcune azioni, incentrare su specifici punti cardine: efficienza ed efficacia della Pubblica amministrazione, stimolando la buona azione delle Amministrazioni Locali nella gestione delle risorse europee,  nazionali e locali e mirando alla formazione ed alla professionalizzazione dei dipendenti; lavoro ed occupazione reintroducendo una politica di fiscalità di vantaggio che colmi il gap produttivo tra le varie aree del Paese, rendendo strutturale l’attuale esonero contributivo per le nuove assunzioni o trasformazioni a tempo indeterminato, detassando gli utili delle aziende, attraverso l’azzeramento dell’IRES per 3 anni a quelle imprese, che attraverso nuove assunzioni a tempo indeterminato aumentino la loro base occupazionale; lavorare ad un nuovo modello di politica industriale mettendo in moto un “percorso virtuoso”, che veda nascere altre imprese dell’indotto e sviluppare una politica di valorizzazione delle eccellenze del Sud legate al “Made in Italy”, quali il turismo e l’agro alimentare, riordinando il sistema di incentivi ed aiuti alle imprese, oggi disordinati e non facilmente fruibili: investimenti pubblici nel settore delle infrastrutture materiali ed immateriali, favorendo il settore dell’edilizia che ha pagato il prezzo più alto dall’inizio della crisi.  Un grande “piano di investimenti nelle costruzioni” che contempli grandi infrastrutture strategiche ma anche opere piccole e medie, di manutenzione e di potenziamento della cosiddetta viabilità secondaria e di salvaguardia del territorio.
Questa è la nostra idea. Il problema Meridione ormai è esploso e reclama interventi.
E se il Meridione non riparte, l’Italia resta ferma.
Renzi ha chiamato a sé i Governatori delle Regioni meridionali per lavorare al cosiddetto Patto per il Sud, tentando di dare slancio all’economia di quel territorio. Ebbene, nuovamente, vediamo tanti proclami, tanta propaganda ma poca, pochissima strategia ed errori di impostazione proprio nella selezione e nelle ipotesi di attuazione degli interventi.
Purtroppo, anche in Molise, sulla scia governativa, riscontriamo lo stesso errore di sistema e di pianificazione e la totale assenza di un orizzonte strategico.
La Regione, infatti, ha istituito un Tavolo permanente che vede la partecipazione delle Organizzazioni sindacali, parti sociali e datoriali, nonché rappresentanti di varie amministrazioni locali, così da elaborare strategie condivise di programmazione delle risorse e di interventi con riferimento esplicito all’Area di Crisi.
Invece, a fronte dell’imminente sottoscrizione del Patto per il Sud,  quel tavolo è stato orientato su temi di altra natura, diversa, commettendo così l’errore di coinvolgere solo una parte di Amministratori e portando la discussione soltanto su temi territoriali e di interesse locale.
Si è fatto un gran discutere di bretelle stradali e di miglioramenti della rete ferroviaria, perdendo completamente di vista la necessità di un’idea forte su cui costruire lo sviluppo del Molise, proprio a partire dal più efficace utilizzo delle risorse economiche europee ed alla dotazione di investimenti aggiuntivi.
Altro problema, l’ammontare delle risorse in discussione. Dal miliardo e 100 milioni di euro di cui si è inizialmente discusso, si è capito ora che i fondi complessivi su cui riflettere ed a disposizione del Molise sono diventati inferiori di un terzo, con una taglio del 50% di quelli destinati alla Coesione Sociale e, di fatto, fra il 2016 e 2017 potranno essere utilizzati solo 70 milioni per piccoli e settoriali interventi.
In sintesi, errore di metodo nel coinvolgimento nella discussione e di merito per l’incertezza delle risorse su cui ragionare e sugli interventi ipotizzati dall’Amministrazione regionale.
Anche perché quanto è stato partorito da quel tavolo è andato al vaglio preventivo della Commissione nazionale di Palazzo Chigi per valutare la bontà delle proposte: alcune sono state aggiunte, altre sono state stralciate e rimandate alla Regione che dovrà provvedere con risorse proprie. Ad esempio, avevamo tutti convenuto sulla centralità del turismo ma da Roma hanno fatto sapere che la Regione deve provvedere direttamente: c’è veramente questa intenzione? Ci sono realmente da noi risorse disponibili?
E allora, comprendiamo la necessità che il Molise ha di sedersi al tavolo nazionale e sottoscrivere il Patto con il Governo , ma ci si sottragga alla propaganda sterile ed alle politiche dell’annuncio e si pretendano condizioni più vantaggiose per il Sud e investimenti aggiuntivi,  magari da richiedere insieme alle altre Regioni, aumentando il potere contrattuale del “piccolo Molise”.
Restiamo dell’idea, infatti, che altre  risorse siano necessarie per rilanciare attività da sempre “cenerentole” dei bilanci, quali turismo, cultura, agroalimentare, ambiente, oltre che le politiche attive del lavoro.
La UIL continua a sostenere questa tesi e lo ha ribadito anche all’Amministrazione regionale e  agli altri componenti delle parti sociali con un documento inviato questa mattina.
Vogliamo un impegno chiaro della Regione per far capire al Governo che serve altro, serve un’idea forte che ancora non si vede, un’idea di sviluppo che ancora non avvertiamo.
Rimaniamo, d’altra parte, convinti che per il Molise l’Area di Crisi può essere il punto di svolta, ma ancora non ascoltiamo una sola idea seria o una strategia percorribile per sfruttare al massimo questa opportunità.
La UIL è qui, pronta ad evidenziare i limiti ma anche a dare il suo contributo a patto che un confronto progettuale si realizzi davvero. Se invece si pensa di “incastrarci” in dibattiti inconcludenti e in scelte magari anche condivisibili ma limitate e di “basso profilo”, non potremo che prendere le distanze da quello che si presenta come l’ennesimo percorso fallimentare della nostra Regione, della sua classe politica e dirigente.
Speriamo, comunque, che il 2016 sarà l’anno della ripresa per la nostra terra”.

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