Neppure il tempo di commentare i dati dell’ISTAT di ieri che oggi anche la SVIMEZ colpisce il Molise in maniera inequivocabile.
Una conferma ulteriore all’allarme lanciato diversi mesi fa, quando ci rendevamo conto e ci preoccupava il tempo che trascorreva inutilmente.
Un anno perso il Molise non poteva permetterselo e questi drammatici risultati ci danno ragione.
Questo il commento della UIL Molise, rispetto a quanto emerge dalle anticipazioni del rapporto curato dell’Associazione che studia i fenomeni dello sviluppo del Mezzogiorno.
L’unica regione meridionale che nel 2017 ha fatto registrare un andamento negativo del PIL, difatti è il Molise, che segna uno -0,1%.
Scorrendo le varie analisi sui diversi ambiti, a far tremare i polsi, il raddoppio delle famiglie del Sud con tutti i membri disoccupati, fenomeno che interessa tutte le regioni del meridione, oppure la conferma del numero spropositato di giovani del sud che emigrano altrove in cerca di lavoro, per non rientrare in quella percentuale mostruosa di disoccupati under 30.
Allo stesso modo, a preoccuparci sono le previsioni secondo cui nel 2018 e soprattutto nel 2019 si rischia un forte rallentamento della crescita prevista, che sarà dell’1,2% nel Centro-Nord e dello 0,7% al Sud.
In due anni, quindi, si assisterebbe a un sostanziale dimezzamento del tasso di sviluppo.
La nostra Regione, come dicevamo poc’anzi, è maglia nera del rapporto, difatti mentre le altre regioni esaminate si barcamenano tra i vari settori, ma comunque scongiurando il segno meno davanti, noi purtroppo siamo gli ultimi nelle percentuali e andiamo in negativo.
Nello specifico di qualche comparto, le costruzioni nel biennio 2015-2017 hanno trainato l’economia locale, l’agricoltura perlopiù è rimasta statica, mentre l’industria, vera tragedia, ha segnato un calo di oltre il 7%, proprio a causa della chiusura di tante imprese.
Quindi, mentre in altre realtà occorre sostenere una debole ripresa, in Molise bisogna ancora agganciarla su diversi settori.
Dunque, la sintesi anche questa volta ha i soliti elementi: elevata disoccupazione giovanile, migrazioni vere e proprie verso altre regioni o estero, scarsi investimenti pubblici, bassissima spesa rispetto ai fondi comunitari e strutturali.
La ricetta della UIL è sempre la stessa, ma purtroppo ad ogni studio, ad ogni rapporto o indagine economica ci vediamo costretti a ricordarla a chi amministra.
Bisogna velocizzare i processi siano essi amministrativi, burocratici o sulla programmazione.
Non possiamo più aspettare rispetto all’avvio delle iniziative legate all’Area di crisi e alla ZES, così come sulle cantierizzazione di tante opere pubbliche importanti e strategiche.
Dal governo regionale assicurano rapidità, ma stavolta le promesse devono essere seguite da azioni reali, e tangibili e soprattutto immediate.
Sarebbe bello, concludono dal Sindacato, smentire per una volta le previsioni come al solito negative e far scoprire a chi lavora sui numeri una regione che ha cominciato a correre.