La Garante dei Diritti della Persona della Regione Molise, professoressa Paola Matteo, ha relazionato all’importante convegno dal tema ‘La tutela dei diritti del minore tra prevenzione, protezione e responsabilizzazione’, tenutosi nel Real Sito del Belvedere di San Leucio, a pochi chilometri dalla Reggia di Caserta, organizzato da CAMMINO (Camera Nazionale Avvocati per le Persone, per i Minorenni e per le Famiglie), con il patrocinio del Comune di Caserta e con la collaborazione dei Garanti delle Regioni Molise, Campania, Puglia e Basilicata e con gli Ordini degli Avvocati di Benevento e Napoli Nord.
Sono stati due giorni intensi di lavori e confronto, che hanno visto succedersi illustri relatori, come la Presidente Nazionale di CAMMINO Raffaella Villa; il Presidente del Tribunale per i Minorenni di Napoli Giancarlo Posteraro; il Presidente della I Sezione Civile Sezione Famiglia del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere Giovanni D’Onofrio; il Sostituto Procuratore presso il Tribunale per i Minorenni di Napoli Francesco Cerullo.
Di grande spessore giuridico e scientifico è stato l’intervento dell’avv. Maria Giovanna Ruo, già Presidente nazionale di CAMMINO, oggi Presidente del Comitato scientifico e della scuola di alta formazione specialistica di Cammino, oltre che storico giudice di Forum, secondo la quale “la Riforma Cartabia segna una svolta epocale in materia di diritto di famiglia e minorile”.
Il parere dell’Avv. Ruo sulla riforma assume particolare rilievo se si considera che la stessa è stata non solo tra i promotori di questo grande cambiamento, ma anche componente delle commissioni che hanno dato attuazione alla legge delega cd. Cartabia”. Tra i relatori, anche l’avvocato molisano Concetta Petrossi, Presidente della sede di CAMMINO di Campobasso.
La Garante, durante la tavola rotonda di venerdì 14 aprile, ha focalizzato la sua attenzione sulla situazione dei minori a rischio devianza e criminalità minorile, soffermandosi sugli strumenti di welfare: “In relazione al fenomeno della devianza giovanile da una parte emergono nuove forme di devianza legate alla tecnologia come il cyberbullismo, dall’altra comportamenti che a volte possono sfociare in atti illeciti e reati: atti vandalici, furti, reati contro la persona, danneggiamenti in concorso con altri minorenni, episodi di micro-criminalità, assunzione e spaccio di sostanze stupefacenti. Inoltre, si registrano fenomeni che si sono acuiti dopo il periodo della pandemia: violenze, fughe da casa, abbandono scolastico, sessualità disordinata o anticipata, ubriachezza, gioco d’azzardo, isolamento sociale, autolesionismo e nei casi più gravi persino suicidi.
“In Molise,-prosegue Paola Matteo- citando anche gli ultimi casi di cronaca, l’andamento del fenomeno della devianza minorile è caratterizzato da un costante e sensibile aumento del numero dei minorenni che entrano nel circuito penale. Le mire della criminalità organizzata campana e di quella pugliese, il dilagare del disagio giovanile con la recrudescenza di reati che li riguardano, sono stati temi centrali della cerimonia di apertura dell’anno giudiziario, durante il quale è stato sottolineato che persistono le violazioni in materia di stupefacenti ma a preoccupare sono soprattutto i fenomeni di devianza e criminalità minorile. Si rileva un abbassamento dell’età media dei minorenni e un incremento degli infraquattordicenni. I giovani sono ingurgitati dai social e dalla rete attraverso i quali diventano spesso vittima del loro falso sé. Si sono affermate così particolari tipologie di devianza: dal revengeporn al branco di minorenni che si accanisce con crudeltà sulla vittima, filmando i momenti essenziali dell’aggressione che, spesso, finiscono sul web. In questi casi la tipologia dei reati è perlopiù connessa al fenomeno delle baby-gang, bande di ragazzi diffuse non solo nelle metropoli ma anche nelle nostre città di provincia come Campobasso e Isernia. La novità degli ultimi anni riguarda anche la presenza in forte aumento di ragazzi stranieri. Il rischio devianza di questi ragazzi, che hanno una fragilità nella fragilità, è sicuramente reale. E noi adulti dobbiamo aiutarli! Gli strumenti di welfare atti a prevenire i fenomeni di devianza non appaiono sufficienti per tale scopo”.
“Sono stati due giorni di confronto proficuo e importante – conclude – è opinione comune : rispetto a tale tema c’è da fare ancora tanto e non si può assolutamente abbassare la guardia. Il confronto serve anche a proteggere i minori, soprattutto quelli più a rischio in determinate aree e contesti o che vivono situazioni di disgregazione familiare e di disagio sociale. In tale contesto, diventa fondamentale affrontare il problema partendo da dati scientifici con la riapertura dell’Osservatorio dei Fenomeni Sociali, avviare percorsi di studio individualizzati, corsi di formazione attraverso un lavoro centrato sulle relazioni, percorsi di educazione significativi volti a far emergere emozioni e sentimenti. La scuola, la famiglia, gli operatori sociali, sportivi e sanitari hanno un ruolo fondamentale. Bisogna fare rete tra istituzioni, associazioni, mondo della scuola, della politica, dello sport e famiglie. I meccanismi all’origine del disagio giovanile e delle difficoltà comportamentali dipendono da fattori biologici, psicosociali e ambientali. La condotta minorile deviante è sempre un grido di aiuto per una situazione di disagio esistente che spesso non viene colta. Siamo noi adulti che possiamo e soprattutto dobbiamo prendercene cura”.