‘Il Molise esiste se ne sono accorti i molisani, i turisti, ma le istituzioni se ne sono accorte?’. Finisce così la lettera che una turista ha indirizzato al presidente Toma alcuni giorni fa. Con la fine dell’estate è forse giunto il momento di fare un bilancio sui trend turistici in Molise. È indubbio che abbiamo registrato un aumento delle presenze in regione, ma il ‘merito’ è da attribuire al Covid. Una sciagura di proporzioni immani, che ha avuto il solo effetto collaterale positivo di costringere gli italiani a riscoprire le bellezze del Belpaese.
Contrariamente a quanto dichiarato in pompa magna, infatti, la Giunta regionale non ha fatto nulla di concreto per aumentare i flussi turistici. Come nulla è stato fatto per sfruttare l’ondata del ‘turismo slow’, anch’esso trainato dalle nuove esigenze di distanziamento.
Il dibattito politico sul turismo si esaurisce in dichiarazioni surreali, con i rappresentanti delle istituzioni che si sollazzano per articoli di stampa nazionali e internazionali, mentre restano incapaci di ascoltare le testimonianze dei turisti che hanno realmente scelto e visitato il Molise. Testimonianze che evidenziano che, seppure la nostra terra vanti un patrimonio paesaggistico e archeologico di assoluto pregio, mancano ancora i servizi turistici di base.
Sono tre anni ormai che insisto sulla necessità di dotare il settore di servizi essenziali, attraverso misure concrete e immediate, da concertare con gli operatori turistici. Perché certo, la promozione ha la sua importanza strategica, ma non basta. Le evidenze ricevute in estate devono essere dei moniti per ribadire ancora l’urgenza e la necessità di incrementare l’attrattiva turistica di un territorio bellissimo, ma dal potenziale inespresso. Occorre, una volta per tutte, lavorare ad una programmazione credibile, che metta al centro i punti di informazione turistici, passando per la formazione di nuove guide turistiche fino ad arrivare al coordinamento unitario di tutti gli interventi nel settore.
Più volte la Giunta ha provato a giustificarsi tirando in ballo l’emergenza sanitaria, ma sono anni che attendiamo investimenti sui servizi. Invece, anche quando si parla di turismo, il Covid sembra una scusa per continuare a non fare, standosene comodamente in panciolle e gongolando per chissà quale risultato, mentre i nostri visitatori restano delusi dall’assoluta mancanza dei servizi basilari.
Recentemente, in Consiglio si è parlato ancora di South Beach, un progetto talmente anacronistico che non meriterebbe neanche un secondo di attenzione. Eppure Toma e la sua maggioranza parlano di occasione irripetibile per lo sviluppo turistico del Molise. Uno ‘sviluppo’ fatto di cemento, di speculazione edilizia, di grandi costruzioni. L’esatto opposto di quanto ci suggeriscono i trend degli ultimi decenni. Una tendenza finita negli anni 80-90, che è stata definitivamente sepolta proprio negli ultimi due anni. E che già ha provocato interi quartieri dormitorio deserti in Molise: basti pensare alle tante abitazioni abbandonate a Campitello Matese, invendute nonostante la svalutazione a poche migliaia di euro. Il Molise non è la Florida, non ha bisogno di grandi progetti, ma di tutela e rispetto delle proprie vocazioni. È una terra unica proprio perché incontaminata, che si presta come nessun’altra al mondo ad un turismo esperenziale, slow, autentico.