“Chiaramente, non ci riferiamo al famoso libro, ma ad una situazione inverosimile del TPL regionale, equiparandolo ad altre situazioni del passato. Infatti, solo così potrebbe essere efficacemente definito il quadro complessivo della gestione regionale del TPL, nel quale gli unici beneficiari sono le aziende.
Con questa, – si legge in una nota stampa della Faisa Cisal Molise – non ci ripeteremo nemmeno su quanto possa nuocere alla collettività una gestione così inetta (noi siamo di cuore). A conferma ulteriore di tale visione, riportiamo due episodi recenti e di diversa soluzione. La Sati, ad agosto 2019, aveva disposto l’utilizzazione di un autista in contrasto con la normativa vigente, per avere l’operatore ampiamente superato il periodo di guida.
Trattandosi di violazione in tema di sicurezza, la FAISA-CISAL aveva segnalato la questione alla Regione, alla Prefettura, alla P.S., oltre alla stessa azienda ed all’Ispettorato Territoriale del Lavoro. Normalmente, un cittadino benpensante, dopo la segnalazione, si aspetterebbe l’emissione della sanzione prevista, anche per evitare il ripetersi della violazione, invece, per quanto a nostra conoscenza, rispetto ad una violazione di legge e di contratto, anche quello con la Regione, non c’è stato alcun intervento. Non solo, dopo due anni, ci perviene la comunicazione dell’Ispettorato del Lavoro che decide la sua estraneità alla materia, contrariamente a quanto stabilito dal Ministero del Lavoro, proprio nel caso di specie, con la nota n.21281/16.
Nel secondo caso, l’ATM ha chiesto l’intervento del fondo di solidarietà da gennaio a giugno 2021 (in pratica, una cassa integrazione), causa riduzione dei servizi per la pandemia. La FAISA – CISAL (qualcuno direbbe che non abbiamo niente di meglio da fare e che disturbiamo i conducenti, per rimanere in tema), ritenendo eccessiva la richiesta rispetto all’effettiva necessità, ha segnalato la questione agli enti interessati extra-regionali.
Dopo circa sei mesi, apprendiamo che la richiesta dell’ATM, di oltre 27.000 ore, è stata dimezzata, con beneficio per i dipendenti e per le casse pubbliche. Considerazioni, se il caso di mancato intervento fosse isolato, sarebbe difficile ipotizzare la volontà d’insabbiare, ma se i casi sono tanti, come quelli segnalati nel corso degli anni, il sospetto che si tenda ad coprire tutto appare fondato (sempre ad opera della FAISA, segnaliamo, fra gli altri, il danno erariale di oltre 23 milioni di euro, di cui non si ha più notizia. e la illecita riduzione dei riposi del personale, per la quale abbiamo chiesto la conciliazione in prefettura, prima dello sciopero). Diceva un vecchio saggio che a pensare male si commette peccato, ma spesso s’indovina”.