Ho appreso da alcuni organi di stampa di polemiche legate al mancato rispetto dei turni per i pazienti del pronto soccorso di Campobasso nel pomeriggio di sabato scorso, a vantaggio del consigliere del presidente della Regione, Maurizio Tiberio. Tali illazioni – perché di questo si tratta, non certo di verità o di testimonianze – sono del tutto prive di ogni fondamento.
Pertanto, ai sensi dell’art. 42 della legge 416/81 e, per le televisioni, ai sensi dell’art. 10 della legge 223/90, si richiede immediata smentita e rettifica di quanto riportato.
Secondo quanto relazionato dal primario del Pronto soccorso di Campobasso, il consigliere del presidente non ha avuto alcuna corsia preferenziale. E’ rimasto al pronto soccorso per oltre tre ore, tempo abbastanza lungo per una patologia che richiede solamente esami diagnostici e radiologici. È stato valutato dal medico in servizio e inviato in Radiologia per eseguire le radiografie del caso.
Dopo l’acquisizione del referto radiologico è stato inviato a consulenza otorinolaringoiatrica senza alcun accompagnamento se non quello del personale ausiliario del pronto soccorso. Tornato in pronto soccorso, è stato fatto accedere per la redazione del referto, come si fa con ogni paziente in dimissioni. È stato dimesso a domicilio alle ore 17,58. E’ stato seguito il normale iter legato alla patologia riscontrata nel sig. Tiberio.
Per quanto riguarda le persone che stavano aspettando, erano in attesa del referto del tampone perché, arrivando al pronto soccorso, avevano lamentato sintomi compatibili con il Covid. Si tratta di una misura di sicurezza di prassi, non di attesa perché qualcuno doveva saltare la fila.
La presenza del Direttore Generale in uno degli ospedali di propria competenza non è un fatto strano, ma la normalità. Al Cardarelli ci sono stato diverse volte, non ultima pochi giorni fa con il Commissario Degrassi. Ho fatto la stessa cosa al pronto soccorso di Isernia e di Termoli senza alcun clamore. Il recarmi presso nosocomi del Molise (compresi i pronto soccorso) accadrà ancora.
Stesso discorso vale per la dottoressa Licianci: per il ruolo che ricopre, passa da un reparto all’altro e può capitare che sia anche nel pronto soccorso. E’ avvenuto sabato, avverrà anche in futuro, senza che questo possa suscitare meraviglia.
In linea generale, comunque, ricordo che al pronto soccorso non si segue la fila o non si salta la fila. Esiste il criterio della gravità della patologia ed è stabilito dai medici nel momento in cui il paziente accede al reparto. Si chiama triage ed è una modalità operativa comune a tutti gli ospedali: per un codice bianco si può attendere anche qualche ora se c’è un codice rosso arrivato più tardi ma, proprio perché più grave, bisognevole di cure urgenti.
Spesso sento parlare di lunghe attese al pronto soccorso (che sia di Campobasso oppure di Isernia o anche di Termoli): è un reparto di emergenza presso il quale si accede per le urgenze e per casi gravi. Se non è così, capita di dover attendere in base per dare priorità ai pazienti critici. Ciò non significa essere abbandonati o non venire curati. Se poi si aggiunge il periodo pandemico e, quindi, la necessità di dover aspettare forzatamente l’esito di un tampone, allora le attese possono essere più lunghe.
Il Direttore Generale AsReM
Oreste Florenzano