Una riforma di cui si discute da anni, che oggi si trasforma da valore storico in occasione di confronto istituzionale, che arricchisce le celebrazioni per il 50°anniversario della istituzione delle Regioni.
Ringrazio l’intero Consiglio regionale del Molise che nel corso della seduta del 14 ottobre, all’unanimità e con grande maturità, ha approvato l’ordine del giorno di cui sono prima proponente per avviare una nuova e compiuta riflessione sui pro e contro dell’attuale regionalismo, deliberando di commissionare uno studio su un’ipotesi di riforma che, a livello nazionale, parta proprio dalla nostra regione.
A cinquant’anni dalla istituzione delle Regioni, infatti, è giunta l’ora di dare concretezza a questo percorso, diventando noi molisani protagonisti di questo nuovo inizio istituzionale. Una riforma, a mio parere, che diventa ancor più necessaria per risolvere i problemi mai superati, messi ancor più in risalto dalla pandemia, per avere più forza nei confronti dello Stato centrale e in Europa, per l’inizio di una nuova stagione, che dovrà vedere l’Italia e le Regioni capaci di riequilibrare i rapporti ed i diritti tra centro e periferia, città ed aree interne, per garantire più uguaglianza e giustizia sociale in tutti i luoghi.
Una discussione ripresa lo scorso 29 agosto a Termoli, dove, su stimolo del Professor Giovanni Di Giandomenico, si è ragionato sulla possibilità offerta dall’ottavo comma dell’articolo 117 della Costituzione, la cosiddetta cooperazione rafforzata, che offre alle Regioni la libertà di associarsi liberamente, attraverso accordi (bilaterali o plurilaterali) ratificati dalle rispettive leggi regionali, senza necessità di riforme costituzionali, per svolgere insieme alcune funzioni. Senza cancellare le proprie istituzioni, basandosi su meccanismi di gestione simili a quelli europei.
La necessità di approfondire e non cristallizzare scelte, è stato da ultimo rafforzato anche nelle riflessioni dell’ultimo libro del Professor Luigi Picardi, che offre ulteriori spunti di riflessione storici, politici ed istituzionali proprio dal punto di vista della Regione Molise. Perché “le regioni non sono cristalli, e si devono muovere e riconfigurare seguendo le mobilità della storia” (Gambi).
Ma quello che oggi più conta è la necessità di trovare con le riforme i modi per attuare appieno i diritti (l’esercizio di quello alla salute, alla mobilità, al lavoro, alla formazione, ecc.) e ridurre i costi. Ad esempio, in Molise si registra la pressione fiscale più alta d’Italia e questo non può non contare se trattiamo di regionalismo differenziato, cioè di riformare il sistema di prelievo.
Dunque, ancora una volta ringrazio l’intero Consiglio regionale che ha voluto compiere questo primo passo che rappresenta una scelta di merito per effettuare un’analisi degli effetti positivi e negativi (economici, sociali, di competitività territoriale, finanziari) sulla possibilità di realizzazione di organizzazioni regionali nuove, muovendo dal punto di vista dell’interesse della Regione Molise: non subendo, ma scegliendo.
L’ordine del giorno, inoltre, prevede di avviare un’attività di interlocuzione politica con i Presidenti dei Consigli Regionali delle altre Regioni, in particolare quelle confinanti, al fine di verificare l’ipotesi di collaborazioni rafforzate a norma dell’art. 117, 8 comma; e di lavorare d’intesa con la Commissione Parlamentare Bicamerale per le questioni regionali.
Infine un ringraziamento speciale proprio ai professori Di Giandomenico e Picardi, emeriti esponenti della cultura e della visione istituzionale della nostra Regione, che hanno tracciato la strada lungo la quale il Molise può avviarsi verso il futuro, da protagonisti e non da comprimari.
Micaela Fanelli