Siamo un gruppo di studenti venutosi ad organizzare successivamente all’applicazione del decreto- legge numero 111/2021 del 6 agosto recante “Misure urgenti per l’esercizio in sicurezza delle attività scolastiche, universitarie, sociali e in materia di trasporti”, sotto il nome di “Studenti contro il green pass”.
Lungi dall’essere contrari alla vaccinazione, esprimiamo dubbi riguardo il presupposto che “Le attività didattiche e curriculari delle università sono svolte prioritariamente in presenza” e solo per mezzo del possesso della carta verde, poiché impedire agli studenti sprovvisti di green pass per propria personale e legittima scelta esercitata di fatto sotto l’egida della legge di partecipare alle lezioni in presenza, di sostenere esami e di frequentare le biblioteche, luoghi questi ultimi indispensabili per l’esercizio dell’attività di ricerca, con la consapevolezza che la vaccinazione non protegge dal rischio di contagio configura una discriminazione che di fatto si risolve nella violazione del diritto allo studio garantito dall’art. 34 della Costituzione Italiana e tutelato dalla Legge 107/2015, art. 1, c. 181, punto f;
Per questo motivo abbiamo inviato in data 27/09/2021, congiuntamente alle relative segreterie, una PEC al Magnifico rettore dell’Università degli Studi del Molise, professore Luca Brunese, e al direttore del Conservatorio Perosi, Vittorio Magrini, contenente una lettera -che vi alleghiamo- che propone considerazioni di carattere giuridico e scientifico riguardo l’infondatezza del green pass come mezzo per arginare il contagio.
Abbiamo chiesto soprattutto, in virtù delle considerazioni sopra esposte, la ragione per cui è stata eliminata completamente la Didattica a Distanza dalle modalità di fruizione delle lezioni e degli esami se essa potrebbe potenzialmente essere l’unica alternativa in caso di scoperta di nuovi positivi o a seguito dell’introduzione di nuove misure restrittive. Chiediamo che venga quindi introdotta la modalità mista, con l’obiettivo di permettere non solo a soggetti positivi e/o sprovvisti di green pass di seguire le lezioni, ma per permetterlo anche a quanti hanno paura di tornare a frequentare luoghi affollati come le aule universitarie, o per tutti quelli che, per motivi personali e/o lavorativi, non erano
e non sono nella possibilità di farlo.
Tutto ciò in vista di tutelare la privacy di ogni singolo studente, per non creare discrepanze tra gli stessi che possono sfociare in azioni di natura discriminatoria, ma, soprattutto, per dare a tutti la possibilità di risolvere nella realtà il senso a fondamento dell’istituzione universitaria: “universĭtas” come “universalità”, dunque apertura, pluralità, libertà, incontro, capacità di porsi in dialogo con l’altro e, insieme, leggere il mondo e migliorarlo. Noi vogliamo continuare a credere in questo valore.
Studenti contro il green pass – Molise
Di seguito la lettera:
Comunicazione Ufficiale del gruppo ‘Studenti contro il green pass – Molise’
Iniziamo con una premessa: è racchiuso nel loro nome il fine che le cose perseguono e la funzione dell’università è già tutta racchiusa nel suo: universĭtas. Apertura, quindi, pluralità, libertà, incontro, in una parola: “universalità”, ed è con la consapevolezza che è la contraddizione a muovere il mondo che Le scriviamo questa lettera in rappresentanza di un nutrito gruppo di studenti e lavoratori del mondo universitario, venutosi ad organizzare in seguito all’estensione dell’obbligatorietà della Certificazione verde COVID-19 (c.d. «green pass») anche per studenti universitari, Docenti e Personale ATA, decretata dal “D.L. 06/08/2021 n. 111, art. 1 c. 6.”, denominato ‘Studenti contro il
green pass’ e di cui noi siamo l’espressione territoriale in Molise.
Dunque apertura, pluralità, libertà, incontro, universalità, capacità di porsi criticamente rispetto ai tempi e di sfidarli, e, insieme a voi, crediamo e vorremmo continuare a credere in questi valori. Ma oggi, alla luce del D.L. 111/2021 del 6 agosto (Misure urgenti per l’esercizio in sicurezza delle attività scolastiche, universitarie, sociali e in materia di trasporti), si impone un principio di discriminazione, legittimato da motivazioni presentate come medico-scientifiche, che ci appare agli antipodi di quella stessa inclusività posta sin dall’etimo a fondamento dell’istituzione universitaria.
Con questo provvedimento discriminante e divisivo vengono di fatto esclusi dal diritto allo studio e dai servizi erogati dall’Università – o ne viene gravemente limitata l’accessibilità ‒ tutti coloro che per legittima scelta personale non intendono prestarsi a trattamenti sanitari invasivi e a proprie spese, quali i tamponi PCR, né aderire alla campagna vaccinale sperimentale, consapevoli di come sulla reale attendibilità dei primi e, soprattutto, sulla validità e sulla sicurezza della seconda manchi ad oggi un accordo scientifico risolto e unanime.
Volendo andare ancora più in fondo nella questione che riguarda la prevenzione che offrono questi sieri nella trasmissione e quindi nel “proteggere gli altri”, abbiamo provveduto a stilare un documento scientifico che abbiamo allegato alla presente e che troverà nella mail che Le abbiamo inviato, con l’obiettivo di mostrarle alcuni dati che abbiamo analizzato e che troviamo in contrasto con quello che viene spesso dichiarato anche da parte dei maggiori mass media nazionali.
È di tutta evidenza, poi, che il Decreto-legge n°105/21, pubblicato il 23 luglio e da poco convertito in legge, non riveste caratteri di urgenza, poiché l’andamento dell’epidemia da COVID-19 è in fase di netto contenimento, e non vi è, dunque, alcuna necessità sopravvenuta tale da giustificare l’introduzione di nuove, limitanti misure impattanti la vita civile e sociale dei cittadini.
L’istituzione del Green Pass con le modalità e le finalità di cui all’art. 9 D.L. 52/21, così come modificato dal D.L. 105/21, pone fine al principio giusnaturalistico di uguaglianza, che ha caratterizzato dalla Rivoluzione francese in poi tutta l’epoca moderna. È, infatti, un ritorno alle “classi sociali” chiuse, un tempo predeterminate sin dalla nascita e ora invece definite nel nome di una presunta “Ragione” medico-sociale.
Premesso quindi che:
• La Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea del 2000, vincolante per gli stati membri ai sensi del Trattato di Lisbona, all’art. 3 recepisce il principio del consenso personale libero e informato ai trattamenti sanitari sancito dall’art. 5 della Convenzione sui diritti dell’uomo e la biomedicina di Oviedo del 1997;
• L’art. 36 del Regolamento UE 953/2021 stabilisce che “È necessario evitare la discriminazione diretta o indiretta di persone che non sono vaccinate, per esempio per motivi medici, perché non rientrano nel gruppo di destinatari per cui il vaccino anti COVID-19 è attualmente somministrato o consentito o perché non hanno ancora avuto l’opportunità di essere vaccinate o hanno scelto di non essere vaccinate. […]” Inoltre, il presente regolamento non può essere interpretato nel senso che istituisce un diritto o un obbligo a essere vaccinati;
• La risoluzione n. 2631 del Consiglio d’Europa, datata 27/01/2021, invita gli Stati membri e l’Unione Europea ad assicurare “che i cittadini siano informati che la vaccinazione non è obbligatoria e che nessuno può essere sottoposto ad una pressione politica, sociale o di altro genere affinché si vaccini se non desidera di farlo; che nessuno sia discriminato per non essere stato vaccinato a causa di possibili pericoli per la salute o perché non vuole farsi vaccinare”;
Considerato che:
• L’articolo 1 comma 2 dello Statuto dell’Università degli Studi del Molise “L’Università è
un’istituzione laica, pluralista e libera da ogni condizionamento ideologico, confessionale, politico o economico.”(1) ;
• L’art. 9 del D.L. 52/2021, che introduce il «green pass», richiamandosi al principio di prevalenza delle norme europee su quelle nazionali, prevede espressamente l’applicabilità delle norme italiane solo se compatibili con il Regolamento CE 953/2021(2) sopraccitato;
• L’impedire agli studenti di partecipare alle lezioni in presenza, di sostenere esami e di frequentare le biblioteche, luoghi questi ultimi indispensabili per l’esercizio dell’attività di ricerca, in mancanza della certificazione verde configura una violazione del diritto allo studio garantito dall’art. 34 della Costituzione Italiana e tutelato dalla Legge 107/2015(3) , art. 1, c. 181, punto f;
• La discriminazione dei cittadini nell’esercizio dei loro diritti è vietata dall’art. 21 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea (4) , dall’art. 14 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (5) , dall’art. 2 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo (6) , dall’art. 27 comma 1 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e dall’art. 3 della Costituzione Italiana (7) ;
• L’articolo 32 della Costituzione afferma che “nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge”, ma la legge in nessun caso può violare “limiti imposti dal rispetto della persona umana”;
• Sentenza della Corte costituzionale 308/1990(8)
: non è permesso il sacrificio della salute
individuale a vantaggio di quella pubblica. Ciò significa che è sempre fatto salvo il diritto individuale alla salute, anche di fronte al generico interesse collettivo.
• La pretesa che la carta verde assicuri l’arginamento del contagio è oggi ampliamente smentita Per tutto quanto premesso e considerato:
Noi, aderenti al movimento ‘Studenti contro il Green Pass – Molise’, esprimiamo la nostra
contrarietà e opposizione ad ogni forma di discriminazione verso gli studenti per qualsivoglia
motivo, che sia di razza, religione, sesso, lingua, opinioni politiche, condizioni personali e sociali, e
tantomeno nei confronti di una scelta che riguarda l’ottenimento di un certificato rilasciato in base
a criteri stabiliti arbitrariamente.
Gli studenti si ritrovano dunque divisi sulla base del possesso o meno di un «passaporto sanitario»:
ad alcuni è concesso di frequentare le lezioni, sostenere gli esami, partecipare ai tirocini obbligatori,
fruire delle biblioteche e di vari servizi dell’Università, mentre alla restante parte viene al massimo
concessa la fruizione di una forma depotenziata di didattica a distanza, ove prevista e pur a parità
di tasse pagate. Questo per noi è un deliberato atto di scoraggiamento verso lo studio nei confronti
della popolazione studentesca non vaccinata, verso il perseguimento degli obiettivi accademici e
verso la partecipazione alla vita universitaria.
Il green pass, inoltre, si dimostra essere un evidente stravolgimento del principio dell’onere della prova (si è sempre infetti fino a prova contraria). Come se non bastasse, per tutti coloro che per scelta individuale o per altri motivi non sono stati sottoposti ad un determinato trattamento sanitario, sarà necessario rivolgersi ad un test diagnostico invasivo il cui prezzo non verrebbe nemmeno alterato tenendo conto della situazione economica di ciascun individuo. Il peso di questa situazione ricadrà, come di consueto, sui soggetti meno abbienti.
Noi studenti, abituati da sempre ad agire nella legalità e quindi aspettandoci sanzioni per quei comportamenti che la legge indica come sbagliati, giudichiamo inaccettabile che uno Stato eserciti il proprio controllo sulla condotta delle persone sequestrando diritti inviolabili e restituendoli solo a determinate condizioni, cioè in una parola: ricattando. Il Governo adesso vorrebbe costringere altre Istituzioni, tra cui l’Università, a farsi carico, almeno in parte, della responsabilità delle iniquità che sta perpetrando. Noi questo vogliamo impedirlo.
Noi non vogliamo che le Istituzioni obbligate “per legge” facciano propri i ricatti del Governo attuandone le disposizioni. Nel caso dell’Università, si precluderebbe di fatto il pieno godimento del diritto allo studio ad una determinata categoria di studenti.
Questa misura, inoltre, presenta un’ulteriore spiacevole conseguenza, ovvero quella di minare il rapporto di convivialità fra gli studenti stessi, favorendo l’insorgere di atteggiamenti discriminatori ed irrisori nei confronti di coloro che hanno scelto diversamente. Non possiamo escludere che in futuro questi episodi, per ora isolati, non vadano ad aumentare in numero ed intensità, fino a sfociare nella violenza. Non vogliamo che gli atti di discriminazione evidentemente connessi con questa misura siano avallati dalle Istituzioni nazionali ed universitarie.
Infine, vi sono delle ambiguità di fondo che non sono ancora state chiarite:
Come mai i possessori di Green Pass non sono soggetti a tampone (anche salivare), nonostante sia ormai noto che anche loro possono contagiarsi e contagiare? Non è forse questo un pericolo che il D.L 06/08/2021 n 111 stesso cerca di scongiurare con l’introduzione del controllo degli accessi?
Che senso avrebbe escludere totalmente la Didattica a Distanza dalle modalità di fruizione delle lezioni e degli esami se essa potrebbe potenzialmente essere l’unica alternativa in caso di scoperta di nuovi positivi o a seguito dell’introduzione di nuove misure restrittive? Chiediamo che venga quindi favorita la modalità mista, in modo da permettere non solo ai soggetti positivi e/o sprovvisti di green pass di seguire le lezioni, ma per permetterlo anche a quanti hanno paura di tornare a frequentare luoghi affollati come le aule universitarie, o per tutti quelli che, per motivi personali e/o lavorativi, non erano e non sono nella possibilità di farlo. Tutto ciò in vista di tutelare la privacy di
ogni singolo studente e per non creare discrepanze tra gli stessi, che possono sfociare in azioni di natura discriminatoria.
Alla luce di tutto quanto sopra detto
INVITIAMO UFFICIALMENTE
Il destinatario della presente a disapplicare l’art. 1 c. 6 del Decreto Legge n. 111 e conseguentemente a garantire il libero esercizio del diritto allo studio in tutte le modalità in cui esso si esplica (lezioni in presenza, esami, fruizione dei servizi bibliotecari) e il diritto al lavoro dei dipendenti delle strutture universitarie, anche mediante l’utilizzo di strumenti preventivi quale l’autocertificazione.
Eventualmente, chiediamo che vengano predisposte delle alternative più inclusive, non
discriminanti e soprattutto reali in modo da garantire i sopracitati diritti della comunità
universitaria tutta.
Da osservatori, infatti, registriamo solo un peggioramento della situazione, un’inspiegabile rinuncia al buon senso ed alla logica di base. Vorremmo concludere ricordando le parole del Presidente Mattarella pronunciate il 25 aprile del 2019 e che (a questo punto) speriamo per qualcuno abbiano ancora un senso: “La storia insegna che quando i popoli barattano la propria libertà in cambio di promesse di ordine e di tutela, gli avvenimenti prendono sempre una piega tragica e distruttiva”.