Nell’effervescenza di queste ore concitate e con le regole della par condicio sussiste il rischio che la ricorrenza della Stage di Capaci in cui la mafia alzò il tiro e colpì al cuore lo Stato con una ferocia senza precedenti, passi in secondo piano. Le istituzioni democratiche, i cittadini italiani, le Forze dell’Ordine e le parti sociali, hanno il dovere di ricordare un evento criminoso che tentò di destabilizzare il nostro sistema costituzionale con l’obiettivo di far passare un messaggio intimidatorio nei confronti di tutti coloro che nelle Imprese, nel Lavoro, nella Magistratura e nelle Forze di Polizia si battevano quotidianamente in difesa della legge e dello Stato.
Giovanni Falcone, i suoi Angeli Custodi e tutte le vittime di mafia, non sono caduti invano. Hanno lottato per affermare il principio che la legge è uguale per tutti e in una società democratica non possono esserci zone d’ombra o aree di impunità.
La democrazia regge se ci sono delle regole a cui tutti debbono attenersi, se le istituzioni sono efficienti e imparziali, e se lo Stato è in grado di controllare il territorio senza lasciarlo nelle mani della criminalità organizzata.
Questi principi sanciti nella Costituzione hanno animato l’agire di Giovanni Falcone e di tanti Servitori dello Stato, amministratori locali, giornalisti, sindacalisti, sacerdoti ed imprenditori che hanno pagato con la vita il loro impegno per la legalità.
A noi cittadini italiani non resta che trarre insegnamento da quel coraggio tenendo in vita i loro esempi di abnegazione in difesa delle istituzioni e della legalità.