“Linee guida confuse e contraddittorie e soluzioni che non arrivano: ecco quello che sta succedendo in ambito di trasporto scolastico e pubblico – locale. Il Governo nicchia, prende tempo, cerca di delegare: ma intanto il tempo corre e il 14 settembre è alle porte. Nel corso dell’audizione con il dott. Agostino Miozzo, coordinatore del comitato tecnico scientifico istituito presso la Protezione Civile da parte del Presidente del Consiglio dei Ministri, ho messo sul tavolo una serie di nodi cruciali e irrimandabili e quanto è emerso è profondamente deludente: il distanziamento è imprescindibile ma i mezzi non ci sono e se riduciamo la distanza di sicurezza sotto il metro, il rischio cresce esponenzialmente. E allora che senso ha distinguere fra trasporto scolastico e pubblico locale?” Così Simona Vietina, Parlamentare di Forza Italia e sindaco di Tredozio (FC).
“Facciamo un passo indietro e vediamo come è andata: il ministro Boccia ha delegato i singoli governatori delle varie regioni a valutare il da farsi con riferimento all’imminente rientro a scuola degli alunni; la norma del distanziamento, ad oggi rispettata solo dalla metà delle regioni, diventa improrogabile all’interno degli edifici scolastici e, secondo quanto espresso dal comitato tecnico di esperti, sugli scuolabus quando anche si indossasse la mascherina, se il tempo di permanenza a bordo supera i 15 minuti. L’obbligo di distanziamento, tuttavia, non c’è sui mezzi pubblici di trasporto locale, come se gli studenti non ne usufruissero anche per recarsi a scuola. Quindi, ricapitolando: gli scuolabus potranno viaggiare con la capienza massima consentita solo nel caso in cui la permanenza degli alunni nel mezzo non sia superiore ai 15 minuti mentre oltre i quindici minuti si prevederà il distanziamento. Se invece si parla di trasporto pubblico, il distanziamento non è previsto anche se la corsa supera tale tempo. In sostanza, ci stanno dicendo che il virus colpisce sugli scuolabus solo dopo 15 minuti e non colpisce affatto sul trasporto locale: una scoperta davvero rivoluzionaria!”
“È come se chi scrive queste norme non avesse consapevolezza delle difficoltà incontrate dagli studenti che vivono lontano dai centri urbani per recarsi a scuola in città – incalza la deputata azzurra -; gli studenti, soprattutto liceali, non utilizzano anche e soprattutto i mezzi pubblici per muoversi? Prendiamo l’esempio della Romagna dove molti studenti utilizzano il trasporto locale per raggiungere dalle vallate le scuole situate in città; la maggior parte delle corse dura più di 15 minuti, ma seguendo il criterio delineato dal governo, gli studenti che usufruiscono di questi mezzi non hanno le stesse garanzie in termini di prevenzione dal contagio di quelli che utilizzano lo scuolabus! Tutto ciò è assolutamente inaccettabile: le famiglie che hanno bisogno di disposizioni certe per riprendere in sicurezza l’attività scolastica. Stato e regioni devono prevedere un’intensificazione delle corse e investire perché ciò sia realizzabile. E questi interventi non possono essere delegati alle istituzioni locali: i Comuni non possono sobbarcarsi il carico economico delle corse supplementari né quello del reperimento dei mezzi con cui effettuarle. Ho denunciato questo problema fin dal mese di aprile e tanto la Regione quanto il Governo ha ignorato il problema ma adesso i nodi vengono al pettine. Bonaccini pensava di cavarsela distinguendo in modo improbabile trasporto locale e scolastico ma deve rassegnarsi: gli esperti dicono che il distanziamento è imprescindibile e il problema per tutti gli studenti delle vallate che utilizzano il trasporto locale va risolto. Servono più corse, trovi lui un modo, adesso, per garantirle!”
“Tutta questa situazione è sintomo inequivocabile del caos che regna da via Aldo Moro, al MIUR, al Governo: non è un caso se persino Patrizio Bianchi, guida della task force voluta dalla Azzolina, abbia lamentato sui media nazionali come il suo lavoro, oltre 150 pagine con proposte organiche per la ripresa dell’attività scolastica sia – di fatto – stato chiuso in un cassetto e dimenticato da metà luglio. Vogliamo parlare dei sierologici? Se poi non sono obbligatori per tutta la popolazione scolastica ma solo volontari, a cosa servono? L’Esecutivo ha letteralmente ficcato la testa sotto la sabbia come gli struzzi e ora è tardi per risolvere qualunque problema! Quindi ora ciò che mi chiedo e si chiedono milioni di genitori in tutto il Paese: quali mezzi utilizzeremo per consentire ai nostri figli di andare a scuola? Chi li pagherà? In che modo garantiremo ai nostri ragazzi e ragazze un accesso sicuro a scuola e un altrettanto sicuro ritorno a casa?”
“Facciamo un passo indietro e vediamo come è andata: il ministro Boccia ha delegato i singoli governatori delle varie regioni a valutare il da farsi con riferimento all’imminente rientro a scuola degli alunni; la norma del distanziamento, ad oggi rispettata solo dalla metà delle regioni, diventa improrogabile all’interno degli edifici scolastici e, secondo quanto espresso dal comitato tecnico di esperti, sugli scuolabus quando anche si indossasse la mascherina, se il tempo di permanenza a bordo supera i 15 minuti. L’obbligo di distanziamento, tuttavia, non c’è sui mezzi pubblici di trasporto locale, come se gli studenti non ne usufruissero anche per recarsi a scuola. Quindi, ricapitolando: gli scuolabus potranno viaggiare con la capienza massima consentita solo nel caso in cui la permanenza degli alunni nel mezzo non sia superiore ai 15 minuti mentre oltre i quindici minuti si prevederà il distanziamento. Se invece si parla di trasporto pubblico, il distanziamento non è previsto anche se la corsa supera tale tempo. In sostanza, ci stanno dicendo che il virus colpisce sugli scuolabus solo dopo 15 minuti e non colpisce affatto sul trasporto locale: una scoperta davvero rivoluzionaria!”
“È come se chi scrive queste norme non avesse consapevolezza delle difficoltà incontrate dagli studenti che vivono lontano dai centri urbani per recarsi a scuola in città – incalza la deputata azzurra -; gli studenti, soprattutto liceali, non utilizzano anche e soprattutto i mezzi pubblici per muoversi? Prendiamo l’esempio della Romagna dove molti studenti utilizzano il trasporto locale per raggiungere dalle vallate le scuole situate in città; la maggior parte delle corse dura più di 15 minuti, ma seguendo il criterio delineato dal governo, gli studenti che usufruiscono di questi mezzi non hanno le stesse garanzie in termini di prevenzione dal contagio di quelli che utilizzano lo scuolabus! Tutto ciò è assolutamente inaccettabile: le famiglie che hanno bisogno di disposizioni certe per riprendere in sicurezza l’attività scolastica. Stato e regioni devono prevedere un’intensificazione delle corse e investire perché ciò sia realizzabile. E questi interventi non possono essere delegati alle istituzioni locali: i Comuni non possono sobbarcarsi il carico economico delle corse supplementari né quello del reperimento dei mezzi con cui effettuarle. Ho denunciato questo problema fin dal mese di aprile e tanto la Regione quanto il Governo ha ignorato il problema ma adesso i nodi vengono al pettine. Bonaccini pensava di cavarsela distinguendo in modo improbabile trasporto locale e scolastico ma deve rassegnarsi: gli esperti dicono che il distanziamento è imprescindibile e il problema per tutti gli studenti delle vallate che utilizzano il trasporto locale va risolto. Servono più corse, trovi lui un modo, adesso, per garantirle!”
“Tutta questa situazione è sintomo inequivocabile del caos che regna da via Aldo Moro, al MIUR, al Governo: non è un caso se persino Patrizio Bianchi, guida della task force voluta dalla Azzolina, abbia lamentato sui media nazionali come il suo lavoro, oltre 150 pagine con proposte organiche per la ripresa dell’attività scolastica sia – di fatto – stato chiuso in un cassetto e dimenticato da metà luglio. Vogliamo parlare dei sierologici? Se poi non sono obbligatori per tutta la popolazione scolastica ma solo volontari, a cosa servono? L’Esecutivo ha letteralmente ficcato la testa sotto la sabbia come gli struzzi e ora è tardi per risolvere qualunque problema! Quindi ora ciò che mi chiedo e si chiedono milioni di genitori in tutto il Paese: quali mezzi utilizzeremo per consentire ai nostri figli di andare a scuola? Chi li pagherà? In che modo garantiremo ai nostri ragazzi e ragazze un accesso sicuro a scuola e un altrettanto sicuro ritorno a casa?”