Sciopero generale 29 novembre, si fermano anche i lavoratori di scuola, università e ricerca

Tante sono le ragioni per scioperare il 17 novembre e far sentire la voce dei lavoratori del settore, che continuano ad essere penalizzati con la riduzione di risorse e di organici e sviliti quotidianamente con operazioni ideologiche, che nulla hanno a che fare con la crescita del nostro sistema formativo e con l’esigenza di garantire alle studentesse e agli studenti una scuola pubblica di qualità.

La condizione lavorativa nei nostri settori è fortemente aggravata dalle scelte del Governo Meloni, sia sul piano delle politiche generali che sul piano contrattuale. Lo abbiamo denunciato più volte, nelle tante assemblee nei luoghi di lavoro, arrivando a proclamare lo sciopero del 31 ottobre scorso e proseguendo l’iniziativa con i presìdi a Roma del 12, 20 e 26 novembre.
LA LEGGE DI BILANCIO, COSÌ COM’È, NON VA BENE!

Chiediamo:

–          Lo stanziamento di risorse adeguate per il rinnovo dei contratti per tutto il personale, stabile e precario, per rispondere alla perdita del potere di acquisto. A fronte di un’inflazione cumulata pari al 18% in tre anni, il governo stanzia risorse che ne coprono appena 1/3 (il 5,6%);

–          Un piano di stabilizzazioni straordinario per sanare l’annoso e ormai strutturale problema del precariato in tutti i settori del comparto. Ricordiamo che quest’anno ci sono 1.300 pecari nelle scuole molisane (900 docenti e 400 Ata), consolidando un dato ormai strutturale in Molise, ovvero circa il 20% dei lavoratori della scuola precario. Al contrario, occorrerebbe intervenire con politiche per il reclutamento in grado di saper coniugare il rispetto dei diritti acquisiti e la continuità didattica con la qualità dell’offerta formativa;

–          Investimenti in tutti i nostri settori, a partire dal significativo incremento delle risorse per gli organici, il tempo scuola e il diritto allo studio. Il Molise è la regione con la percentuale più bassa d’Italia di alunni che frequentano il tempo pieno (8%, a fronte di una media nazionale del 38% e percentuali al di sopra del 50% in particolare nelle regioni del centro nord).

–          Il blocco immediato di iniziative di disinvestimento come il dimensionamento scolastico. Le nuove norme prevedono un innalzamento dei parametri per l’attribuzione del numero di autonomie scolastiche, che vengono attribuite ad ogni regione in proporzione al numero degli alunni. La normativa porterà al taglio di 6 Istituzioni scolastiche nel 2025/26 (4 in provincia di Campobasso e 2 in provincia di Isernia) e proprio in questi giorni le proposte di tagli sono al vaglio dei rispettivi tavoli provinciali.

–          Il blocco immediato di ogni progetto di autonomia differenziata e la salvaguardia della dimensione nazionale del CCNL contro ogni ipotesi di regionalizzazione della scuola..

Investire in conoscenza vuol dire investire sul futuro. Un paese che taglia sulla conoscenza è un paese che taglia il proprio futuro

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