“In questi ultimi giorni, sulla carta stampata locale e nazionale si fa un gran parlare della mobilità attiva del Molise, vuoi per il rapporto Gimbe, vuoi per le inchieste di Fan Page, vuoi per la nostra mozione presentata al Consiglio regionale monotematico sulla sanità. – Dice Fontana – “Molise al top per la mobilità sanitaria”; “Unica regione del centro e del sud ad avere saldo attivo tra mobilità attiva e passiva”; “Molise, eccellenza sanitaria”; “+21 milioni di euro di saldo attivo”; “Molise al primo posto nazionale per impatto economico pro capite della mobilità sanitaria”.
Su carta, siamo un paradiso della sanità. Poi basta sfogliare le pagine interne di questi stessi giornali per leggere ancora di sanità, ma con notizie che vanno in tutt’altra direzione, quella reale: “Al reparto di Ortopedia di Isernia, stop agli interventi chirurgici”.
Perché da tre anni – spiega il portavoce M5S – il primario chiede uno strumento utile per operare, ma non glielo forniscono. In altre parole, manca uno strumento indispensabile per gli interventi chirurgici e non è più il caso di ‘operare a occhio’.
È evidente il blackout comunicativo. Qualcosa non torna. E allora dov’è l’inghippo? È vero che a livello regionale facciamo più mobilità attiva che passiva. Ma allora, se incassiamo così tanto, perché siamo in disavanzo? La risposta è semplice – continua il Consigliere pentastellato – perché a fare mobilità attiva non è l’Asrem, quindi il comparto pubblico della sanità regionale, bensì la Neuromed e la Cattolica, ovvero il comparto privato della sanità.
Ma c’è dell’altro – aggiunge Fontana – e qui mi rifaccio alle parole del ‘testamento’ di Gennaro Sosto. Il fatto che vengano pazienti da fuori regione a curarsi alla Neuromed e alla Cattolica, crea un danno ai Bilanci della sanità molisana perché, come detto anche nella nostra mozione, la Regione Molise anticipa decine e decine di milioni per le prestazioni dei pazienti extra regionali, che solo dopo due anni gli vengono riconosciute dalle regioni di riferimento e spesso in misura inferiore rispetto a quella da noi anticipata.
Fatto sta che quella cifra appare in Bilancio come ‘spesa’ e ammonta a circa 32 milioni di euro. Per l’anticipo delle cure degli extra regionali il Molise, nelle strutture private, impegna il triplo delle somme destinate alle cure dei molisani. Il disavanzo – afferma Valerio Fontana – è di 16 milioni di euro e quindi capite bene che se la Regione Molise fissasse un limite all’anticipo delle somme relative alle prestazioni dei pazienti di fuori regione, il Bilancio della sanità molisana sarebbe in attivo e noi saremmo già usciti dal piano di rientro a dicembre del 2018.
Questo è quello che stiamo chiedendo da alcune settimane e che la maggioranza ci nega. Praticamente, noi molisani, con le nostre tasse (aumentate proprio per questo motivo) siamo il bancomat della Neuromed e della Cattolica: anticipiamo i soldi per le spese sanitarie delle altre regioni, che finiscono nel nostro Bilancio e ci fanno andare ‘sotto’. E finché non stabiliamo un limite a questa spesa, noi rimarremo sempre in disavanzo, quindi in piano di rientro.
La conseguenza? Paghiamo tasse altissime per la sanità ma, ciò nonostante – attacca il portavoce del MoVimento 5 Stelle – i nostri ospedali pubblici ‘restano a secco’ e non sono in grado di fornire le cure e i servizi che ci spettano di diritto. Per l’appunto, è inaudito che sia a Termoli che a Isernia i reparti di ortopedia siano in crisi.
Per quanto severo sia il POS 15/18 e per quanto restrittivo sia il decreto Balduzzi – conclude Fontana – entrambi ‘attestano’ che la presenza del reparto di ortopedia è, per uno spoke, requisito indispensabile per garantire il funzionamento di base del sistema sanitario regionale, alias, il diritto alla salute dei molisani.”