Se il Piano Sanitario è quello rappresentato dai media, siamo di fronte al più grande tradimento da parte di tutti i partiti storici, nessun escluso, nei confronti del Molise. Oggi, con un sol colpo, questo piano sanitario segnerebbe la fine dell’autonomia della nostra regione e la scomparsa di quello che appena un anno e mezzo fa era, per i big nazionali, l’Ohio d’Italia.
Il riferimento multicentrico del sistema di emergenza contenuto nel Piano fa scadere la valenza dello stesso sistema sanitario pubblico regionale. Detto in altre parole, se dal Molise partono pazienti con ictus per Benevento, ricoveriamo i bambini a Napoli oppure ci rivolgiamo all’ospedale di Foggia, l’unica conseguenza che ci sarà è che in breve tempo, massimo sei mesi, sarà distrutto l’intero sistema sanitario regionale, sia esso pubblico che privato.
Solo un imbecille può credere che sia più economico agitare aerei, elicotteri e ambulanze per portare i pazienti fuori regione piuttosto che mantenere un reparto di neurochirurgia qui in Molise.
E’ chiaro che l’obiettivo che si vuole perseguire non è quello di organizzare la rete sanitaria molisana ma distruggerla.
E non è vero che l’unica forza politica responsabile siano i 5Stelle. La responsabilità è di tutti i partiti nazionali: PD, Lega, Forza Italia.
Ma la responsabilità maggiore è del Consiglio regionale talmente miope da non capire che solo una legge può impedire questo scempio. Una legge che funga da baluardo costituzionale e metta con le spalle al muro Palazzo Chigi che a quel punto dovrà assumersi la responsabilità politica: o passa la legge regionale o la si impugna. In ogni caso i molisani avranno certezze sulla responsabilità politica.
E’questo il motivo per cui, a stretto giro, presenterò in Consiglio regionale una proposta di legge sui capisaldi della rete dell’emergenza in Molise.
Sfidare il governo e sfidare i partiti nazionali, tutti, sul piano politico non attaccare i commissari che non hanno alcuna responsabilità nelle scelte. E’ questa la soluzione. I viaggi della speranza a Roma non risolvono il problema. Se il presidente Toma ha davvero intenzione di rendersi protagonista in questa battaglia c’è una sola cosa che può fare: non sottoscrivere il Patto per la Salute senza avere garanzie che venga attuata la legge regionale che mi impegno, di fronte ai cittadini, a portare in aula.