“Vogliamo i colonnelli” è il titolo di uno straordinario film di Mario Monicelli datato 1973: una divertente parodia fantapolitica in cui un grande Ugo Tognazzi raduna un eterogeneo gruppo di nostalgici per organizzare un improbabile colpo di Stato.
Il riferimento all’arrivo dei “militari” è ovviamente una forzatura che ci porta al tema caldo del giorno: il ricorso a medici militari specialisti in ausiliaria per fronteggiare l’emergenza dovuta alla carenza di personale sanitario negli ospedali molisani. Il Ministero della Difesa avrebbe già individuato un elenco di 105 camici bianchi operanti nella sanità militare da impiegare in quella civile per almeno 5 mesi, tempo necessario per la definitiva approvazione del “decreto Calabria”. L’idea è del commissario ad acta per la sanità molisana Angelo Giustini.
Molto più umilmente, quindi, il commissario si accontenterebbe di militari semplici e non di graduati, ma la sostanza non cambia; il parallelismo, sempre ben inteso restando nel campo dell’ironia e senza offesa per nessuno, regge.
Ho preferito attendere qualche giorno prima di intervenire per avere un quadro della situazione più completo e per poter leggere e studiare in maniera più approfondita la questione. Il termine commissario straordinario ha un significato ben preciso; il commissario straordinario, nell’ordinamento giuridico italiano, è un ufficiale di governo nominato per far fronte a incarichi urgenti o straordinari tramite un accentramento o un aumento dei poteri e un’azione in deroga. La sua è quindi una proposta, discutibile finché si vuole, che ha comunque il merito di aver aperto un interessante dibattito; proposta alquanto originale rispetto a quelle di altre Regioni non in piano di rientro: per tamponare i vuoti di organico degli ospedali, la Toscana ha infatti deciso di mettere in servizio medici neolaureati privi di specializzazione mentre in Veneto si è cercato di trattenere nei reparti professionisti che hanno ormai maturato l’età della pensione.
Certo è che, ancora una volta, il Molise riempie le prime pagine di tutti gli organi di informazione nazionale per una questione di cui non potersi vantare.
Le responsabilità della disastrosa situazione in Molise (debito pari a 22 milioni di euro e blocco del turn over) non possono chiaramente essere attribuite al Dr. Giustini anche se dalla sua nomina sono ormai trascorsi 6 mesi in cui davvero poco è stato fatto; è un discorso che ci riconduce all’opportunità della nomina di un commissario “esterno” su cui mi ero già espresso in termini fortemente negativi, ritenendo invece, per diversi motivi, molto più logica la scelta di affidare tale incarico al Presidente della Regione.
Tra i vari interventi, uno dei più interessanti mi sembra quello del Presidente del Codacons Carlo Rienzi che ripropone in termini diversi il tema del rapporto tra sanità pubblica e privata; per Rienzi una modifica alla normativa vigente consentirebbe ai pazienti di accedere alle prestazioni di cui necessitano “presso strutture sanitarie private non accreditate a fronte del pagamento del ticket sanitario regionale, ovvero in esenzione laddove prevista, al pari di quanto già avviene presso le strutture private accreditate o presso gli enti sanitari pubblici”. Potrebbe essere una strada da percorrere per fronteggiare l’emergenza.
Un altro intervento che ha invece il merito di allargare l’orizzonte della questione è quello del Presidente della Fnomceo (Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri) Filippo Anelli; Anelli sottolinea che la carenza di specialisti, così come quella degli operatori di medicina generale, era prevista da almeno dieci anni e che il problema non può e non deve essere affrontato dalle singole Regioni ma deve essere gestito a livello nazionale. “Non servono misure emergenziali locali che finiscono per forza di cose per essere incoerenti e disorganiche, quella che occorre è una programmazione seria ed efficace del fabbisogno di specialisti, accompagnata da un piano a carattere straordinario e a scadenza che, nelle more della formazione di un numero adeguato di nuovi specialisti, permetta agli ospedali di assumere gli specializzandi dell’ultimo anno.
Questo metterebbe subito a disposizione 5000 medici pronti ad essere impiegati nel Servizio sanitario nazionale e, nel contempo, consentirebbe di liberare 5000 borse per formare i colleghi già laureati e che non trovano posto nelle Scuole di Specializzazione”. Questa considerazione giusta, ci porta, de plano, a collegare e sovrapporre la questione sanità a quella della autonomia differenziata che, se realizzata come nelle intenzioni di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, altro non farebbe che aumentare ulteriormente il gap tra le Regioni più ricche del Nord e quelle del Mezzogiorno già in notevole ritardo. La sanità, al pari con l’istruzione, deve restare di competenza nazionale.
Tra tutti gli interventi, mancano all’appello le considerazioni degli esponenti della nostra delegazione parlamentare e mi sembra particolarmente assordante il silenzio del Senatore Luigi Di Marzio, principale sostenitore della necessità di nominare un commissario esterno. Lo avevo invitato pubblicamente a proporsi per quel ruolo, in qualità di medico e soprattutto di molisano, ma non c’è mai stata risposta.
Comunque la si veda, è una situazione particolarmente grave e credo sia necessario, ora più che mai, fare fronte comune e restare uniti al di là delle opinioni politiche personali; in tal senso rivolgo un appello al Dr. Giustini e alla D.ssa Grossi di volersi confrontare con i colleghi del Consiglio regionale che restano i rappresentanti dei cittadini molisani: si potrebbero calendarizzare audizioni periodiche con la struttura commissariale per consentire ad ogni Consigliere, di maggioranza o di opposizione, di esprimersi e portare il proprio contributo sulla questione.
Gianluca Cefaratti