Riordino Corti d’Appello. Petraroia: si apra un confronto nella Conferenza Stato-Regioni

Un dirigente della Confindustria del Salento e un Segretario della CGIL dell’Umbria, nelle ultime settimane in due momenti distinti mi hanno rappresentato la disponibilità delle parti sociali a sostenere un disegno di riordino dello Stato sul territorio ma a condizione che venga individuata una sede nazionale di confronto in cui le istituzioni, le imprese, il sindacato ed il sistema delle autonomie locali, possa misurarsi su un nuovo assetto organico della democrazia italiana.Nelle loro riflessioni non c’era alcun arroccamento ma solo la richiesta di contribuire a definire i tratti essenziali della riforma.
Territori come l’Umbria ed il Salento con 900 mila abitanti o poco meno, non potevano rimanere solo con i comuni e una presenza minima degli uffici statali, con le province soppresse, le regioni e le prefetture a rischio, e con l’aggregazione di presidi funzionali essenziali ministeriali in macro-aree di difficile gestione e di complessa fruibilità per i cittadini.Ho menzionato questi due esempi recenti che toccano territori tre volte il Molise per collocare la riflessione sul riordino delle Corti D’Appello, delle sedi regionali ministeriali e dell’articolazione dei poteri locali, in una cornice che superi l’arroccamento campanilista e si predisponga ad entrare nel merito di un disegno organico di riforma dell’articolazione delle pubbliche istituzioni in Italia.
Con i no preconcetti non si va da nessuna parte e si rischia di venire travolti da un onda lunga che trae origine da problemi di tenuta finanziaria dello Stato e dalle pressanti richieste di semplificazione amministrativa dei cittadini, delle imprese, dell’Unione Europea e degli investitori esteri.La risposta non è né può essere il no alle riforme a prescindere, ma è quello di capire quali riforme adottare a vantaggio della concezione democratica delle istituzioni e della sovranità popolare. In questa chiave, prima di precedere  a spicchi e frammenti, si può individuare la sede della Conferenza Stato-Regioni-Enti Locali per capire quale è il punto di approdo del nuovo modello amministrativo, di come si articolerà lo Stato sul territorio e di come saranno organizzati i poteri locali (comuni, ex province, regioni ecc) per il futuro.
La sfida è la tutela dei molisani come degli umbri o dei salentini, dei maremmani anziché dei friulani e capire se la proposta avanzata riesce a coniugare i diritti sanciti nella Costituzione con le politiche di sviluppo delle comunità locali e con la garanzia dei diritti universali di cittadinanza e dei livelli essenziali di assistenza.Su questi cardini della cittadinanza europea si potrà accogliere un disegno di semplificazione istituzionale che preservi la Costituzione, tuteli la democrazia, garantisca migliori prospettive di sviluppo per i territori ed assicuri alle persone, certezze in materia di pubblica sicurezza, di ricorso agli Organi della Magistratura e di interlocuzione con amministrazioni locali che non riducano solo ai comuni l’articolazione periferica lasciando macro-aree senza alcun governo.

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