Nell’ultima settimana in diverse parti d’Italia si sono verificati incidenti mortali sul lavoro con un’impressionante media di 2 caduti al giorno. Come sempre da padrona l’ha fatto l’edilizia con diversi lavoratori deceduti per caduta dall’alto. Gli incidenti nei cantieri edili sono avvenuti in Lombardia (l’ultimo ieri che se era sabato), in Emilia e anche nel nostro Molise venerdì u.s. in un cantiere di manutenzione sotto il viadotto che attraversa il fiume Biferno dell’Autostrada Adriatica A14. È deceduto anche un giovane lavoratore in un’azienda agricola nel Parmense schiacciato da un grosso contenitore di mangimi per animali. A Busto Arsizio (Varese) è morto un operaio 49 enne di Sesto Calende, deceduto all’interno di un stabilimento metalmeccanico, schiacciato da un’alesatrice. In base alle drammatiche cronache degli ultimi giorni, gli incidenti mortali sul lavoro sono avvenuti non solo in edilizia e in agricoltura (settori tra i più colpiti) ma anche in altri settori come metalmeccanico e tessile.
Ma quello che ha fatto più scalpore è stata la morte di Luana D’Orazio, l’operaia di 22 anni stritolata da un orditoio lunedì mattina 3 maggio nella fabbrica dove lavorava in provincia di Prato.
La morte di Luana D’Orazio è la morte di una lavoratrice, l’ennesima, in un Paese in cui si muore svolgendo le proprie mansioni lavorative al ritmo di 1 persona al giorno.
In questi primi quattro mesi del 2021 le vittime sono state 121, a cui vanno aggiunti i 551 decessi di chi ha contratto il Covid a lavoro.
Gli incidenti mortali in aumento dell’11,4% nel primo trimestre, un andamento che rispecchia quello che è successo nel 2020, anno in cui le denunce con esito mortale nel 2020 sono state 1.270, 181 in più rispetto al 2019, una crescita del 16%.
La morte della lavoratrice di Prato è stato argomento di spettacolarizzazione.
La morte di quella operaia è stata l’occasione per l’esposizione mediatica e voyeuristica degli aspetti più intimi e commoventi della sua storia, della sua avvenenza o del suo essere giovane madre.
La morte di una lavoratrice o di un lavoratore, non dovrebbe essere, ma in quanto accade compito dei media è quello di denunciare le condizioni di lavoro, il ricatto salariale, lo smantellamento dei diritti e delle tutele, il lavoro sommerso, molto presente in Italia, in prevalenza nelle piccole e medie imprese che, per risparmiare e tagliare sui costi, non garantiscono neanche le minime condizioni di sicurezza fisica alle persone.
Denunciamo come insopportabile e inaccettabile il fatto che nell’era del digitale e dei sensori in grado di guidare lavorazioni millimetriche continuino a esistere condizioni di lavoro in cui una macchina può uccidere una persona.
Tornando in fine a riflettere sull’edilizia, come sempre dopo lo scalpore delle prime ore subito dopo sull’accaduto scende il buio e si torna al silenzio tombale e si pensa alla malasorte, alla fatalità e a qualcuno viene il dubbio anche se il lavoratore deceduto mentre lavorava indossasse il casco protettivo e indossasse correttamente l’imbracatura. Tutto questo lo dimostra anche che per il lavoratore deceduto venerdì sul cantiere nel tratto Molisano dell’Autostrada Adriatica non è stato disposto nemmeno l’autopsia da parte dell’autorità competente in quanto forse anche il Giudice di turno ha pensato alla fatalità. Gli incidenti sul lavoro non avvengono mai per fatalità o cattiva sorte ma sempre e comunque perché non vengono adottate le più elementari norme di sicurezza per la tutela e l’incolumità fisica dei lavoratori sui cantieri. Le norme e le leggi per la tutela e l’incolumità fisica dei lavoratori sui cantieri esistono e sono efficaci basta adottarli e non risparmiare per esempio sul montaggio delle impalcature fonti primarie per incidenti sul lavoro causa cadute dall’alto. Non abbassare mai la guardia e denunciare agli organi competenti tutte le situazioni a rischio che si percepiscono sia per gli stessi che per altri, potenziali cause di possibili incidenti dove si lavora. Il Parlamento dovrebbe adottare una Legge di omicidio sul lavoro come da anni sta chiedendo con forza il sindacato degli edili FILLEA – CGIL.
Pasquale Sisto, Segretario Regionale PRC –SE del MOLISE