Passato il clima da ‘The day after’ e assorbita a malapena la batosta elettorale, paradossalmente è proprio il PD, anche in Molise, il protagonista del gossip politico, nella scia della strana tendenza nazionale di far diventare primattore chi perde e non chi vince. A rompere gli indugi è stato il presidente della Giunta regionale, Paolo di Laura Frattura: “La mia priorità, come già cinque anni fa, è dare al centrosinistra la possibilità di ottenere, ancora una volta, la fiducia dei cittadini molisani -ha dichiarato . Il mio impegno è finalizzato a favorire l’unità della coalizione con un Pd forte e determinato che possa essere protagonista, andando anche oltre la mia candidatura. Auspico che tutto il centrosinistra si adoperi in tal senso”. Il governatore non insiste più sul suo nome, per salvare la barca che affonda e forse anche se stesso. I fratturiani-renziani tendono le braccia ai rutiani-leviani: se l’avessero detto sabato scorso non sarebbero stati creduti neanche dai parenti, visto che finora gli uni e gli altri si erano accusati di qualunque cosa, esclusa l’organizzazione di qualche conflitto bellico. Ora è tutto dimenticato. La politica è fatta così; è lo zenit delle amnesie e quello detto il giorno prima, il giorno seguente non vale. Insomma potrebbe essere proprio la sventura elettorale a ricompattare un partito destinato comunque ad ulteriore ridimensionamento, ma la condizione è che il candidato leader locale non sia l’attuale presidente della Giunta regionale. Ma non c’è solo questo nel ‘caso’ PD. In questo contesto c’è chi corteggia il centro destra nella speranza di una grande coalizione di tipo germanico, chi tenta di capire se la separazione con LeU sarà definitiva e chi esclude inciuci di qualunque maniera, rassegnandosi a vedere un partito che sarà la copia conforme, ma ridotta, di quello che pochi mesi addietro era punto di riferimento per la sinistra e non solo. Non si ode voce dal raggruppamento Ulivo 2.0-Democratc@, quello degli ipotetici 100 candidati e oltre mille votanti (alle primarie interne). Il crollo del PD e di tutto il centro sinistra gioca a favore di questa componente; Ruta ha problemi di coesione interna, Leva dovrà dimenticare la batosta elettorale e tornare ad operare fattivamente in regione, ma entrambi comunque potrebbero sfruttare l’occasione favorevole per rientrare in pompa magna nel nuovo mini partito, dopo il ridimensionamento delle truppe cammellate fratturiane. Parafrasando (politicamente) Arbore, al motto di : “Vengo dopo il PD”
Stefano Manocchio