Dire che già qualcosa sia cambiato alla Regione Molise forse è esagerato, visto che il nuovo presidente della Giunta regionale ha appena preso possesso degli uffici; ma è indubbio che già nella fase ‘post-elezione’ Donato Toma ha lanciato segnali inequivocabili di un nuovo rapporto con la popolazione, promuovendo anche un approccio operativo sui problemi, che appare come una novità assoluta per il Molise. Presente praticamente a tutte le manifestazioni, il neo eletto governatore interviene in tempo reale su qualunque problema; di pari passo con l’attenzione per le situazioni quotidiane ha iniziato a dialogare anche con le strutture istituzionali nazionali, dando un’impressione di operatività a 360 gradi. Un esempio di ciò è la celerità con cui si è attivato per sbloccare somme a disposizione della Regione per il pagamento dei crediti vantati dalle imprese nei confronti degli enti locali per lavori già effettuati; sette milioni di euro che a breve saranno disponibili per i Comuni e le Amministrazioni provinciali, oltre ad un residuo di altri due milioni di euro per spettanze del personale. Insomma sul fronte comunicativo, ma anche operativo, Toma sembra voler dare impulso ad una politica del dialogo e della presenza assolutamente nuova per la politica molisana che, soprattutto negli ultimi anni, si era arroccata in una sorta di fortino inaccessibili alla gente comune, ma anche agli addetti ai lavori. Anche l’approccio con il suo esecutivo sarà diverso dal passato. Forse memore del fatto che uno dei primi dubbi circolanti nell’opinione pubblica dopo la vittoria elettorale riguardasse la sua capacità, da tecnico, di non farsi ‘ingabbiare’ da politici di lungo corso, il presidente dei commercialisti di Campobasso ha messo subito i puntini sulle ‘i’ e fatto capire che nessuno tra i futuri assessori sarà immune da una verifica del proprio operato a metà legislatura; ciò, naturalmente, nel rispetto dei ruoli di ognuno e anche nella considerazione che è stato proprio quel gruppo di ‘vecchie volpi’ della politica locale a determinare buona parte del successo del centro destra alle ultime regionali. Insomma, se son rose fioriranno; per il momento la partenza sembra essere buona.
Stefano Manocchio