La politica molisana segue dei cliché immutabili nel tempo e delle metodologie proprie e diverse da tutto il resto d’Italia. E’ ancora fresco il dato del risultato elettorale per le regionali, con la vittoria del centro destra in netto contrasto con il dato delle politiche del mese precedente. Il fatto apparve subito eclatante ed il Molise rimase sulle cronache nazionali, vista anche la ridotta compagnia di altre realtà geografiche in quella tornata elettorale.
Ora, a pochi mesi di distanza, stiamo a raccontare già una storia differente, fatta di contrasti ma ancor più di trattative nascoste e miranti tutte ad un differente posizionamento partitico da parte degli stessi vincitori delle elezioni. I mal di pancia riguardano, quindi, il centro destra per due motivi: perché la maggioranza dispensa incarichi e deleghe e perché il quadro delle opposizioni è chiaro ed immutabile, con due del PD ed il blocco dei Cinque Stelle, con questi ultimi che notoriamente non aderiscono alla campagna acquisti in corso d’opera.
Quindi nel centro destra si affilano le armi per una ridefinizione delle rappresentanze; e il gossip si è subito scatenato. Le prime indiscrezioni vedono come primattore Michele Iorio, il quale appena rientrato tra i banchi del Consiglio regionale ha subito alzato la voce per un posto in Giunta, dichiarazione peraltro ignorata dagli alleati di governo. Ma l’ex-governatore non sarebbe l’unico in tensione; si parla anche di trattative di Massmiliano Scarabeo e Quintino Pallante per un riposizionamento, sempre nella maggioranza. Due gli aspetti da notare: sono tutti consiglieri della provincia di Isernia (anche se l’imprenditore di Frosolone ha buona parte del bagaglio elettorale a Campobasso) e, soprattutto, sembrerebbero tutti interessati a rinfoltire le fila leghiste.
Quale il motivo di un passaggio interno alla coalizione per chi già è in maggioranza? I tre consiglieri sono comunque degli scontenti del post-elezioni: Iorio vuole riprendere almeno in parte il ruolo politico forte rivestito in passato, Scarabeo è entrato subito in contrasto con il suo stesso partito (non a caso ha aderito al Gruppo Misto subito dopo l’insediamento a palazzo D’Aimmo) e Pallante rivendicava una delega assessorile che non gli è stata concessa, arrivando per questo anche a rinunciare alla presidenza del Consiglio regionale.
A questo punto due considerazioni: a) Nessun partito, neanche uno in auge come la Lega, può richiedere rappresentanza ulteriore anche rinfoltendo ulteriormente le schiere; b) chi dovrebbe, eventualmente, cedere il posto ai neo-leghisti? Appare impensabile chiedere al coordinatore regionale, Luigi Mazzuto, di lasciare il passo ad altri; sarebbe impensabile anche se tutti e tre chiedessero la delega per uno solo (fatto anche questo impensabile!). Il coordinatore leghista, pur non essendo stato candidato o eletto, è di fatto intoccabile, per una sorta di riconoscenza che i vertici nazionali del partito gli devono. Ha aderito alla Lega in un periodo in cui dire di essere salviniani in Molise equivaleva a rischiare improperi diffusi, quando ancora i contrasti Nord-Sud erano alti ed il partito ‘nordico’ aveva chiara connotazione anti-meridionalista, oltre ad avere una percentuale elettorale in regione vicina allo zero. Mazzuto certo non è in grado di fare miracoli e l’exploit della Lega è dovuto molto a fattori contingenti ed al trasporto della politica nazionale; ma è indubbio che ha rischiato in prima persona in passato e adesso sta raccogliendo i frutti di quella scelta, che peraltro gli è valsa un’amicizia solida proprio con Salvini. Ci sarebbe infine una seconda ipotesi, cioè sacrificare uno dei posti in Giunta di Forza Italia; ma la discussione aprirebbe il campo ad una differente serie di ragionamenti. Ne parleremo in seguito, diffusamente. La storia è tutt’altro che chiusa.
Stefano Manocchio