Commentare una sconfitta, non è mai cosa semplice. Lo era da giovane allenatore di calcio, lo è da sempre in politica. E lo è ancor di più quando essa è condita con qualche rammarico e un pizzico di amarezza, non per il risultato, ma per una serie di piccoli episodi e sorprese che vanno ben al di là del “quantum” elettorale.
Tuttavia, al termine di una legislatura e della conseguente campagna elettorale, mi preme fare soltanto qualche breve considerazione. Rispetto a ciò che è stato fatto e a quanto lasciamo già programmato, non ho particolari rammarichi. Nei settori che ho seguito, trasporti e lavori pubblici, ereditammo una situazione economica e gestionale nota a tutti, con criticità incredibili. Dal primo giorno, testa a bassa a lavorare per ripianare debiti, riprogrammare somme, lavorare con il Governo per ottenerne di aggiuntive.
Un obiettivo in parte raggiunto, special modo nei trasporti, dove è stato ripianato il debito di 90 milioni di euro con Trenitalia e abbiamo avviato la gara per il gestore unico per il trasporto su gomma, attraverso una manifestazione Europea, che garantirà l’accesso a chiunque vorrà proporsi con un’offerta seria, gestibile, garantita.
Così come sull’ammodernamento della rete ferroviaria, che anche attraverso la riprogrammazione della delibera Cipe che finanziava l’autostrada, vede stanziati fondi per l’elettrificazione dell’intera tratta Campobasso – Roma.
Finanziamento per dissesto idrogeologico, strade interne, cessione delle strade ad Anas, edilizia scolastica e sportiva.
Anche qui, gli atti parlano da soli e non servirebbe a nessuno riportare un mero elenco di opere e progetti finanziati, quasi nella totalità richiesti dai comuni autonomamente o in rete fra loro.
Queste poche precisazioni perché, immagino, chi si occuperà di trasporti e lavori pubblici, si imbatterà in parecchie criticità ma, con il rispetto di tutti, troverà una situazione migliorata rispetto al passato. Un quadro ordinato, sostenibile e specialmente improntato su progetto non evidente nell’immediato, ma che sarà certamente apprezzato in futuro.
Per carità, la visione politica potrebbe essere diversa, ma mi piace pensare che il futuro assessore, dopo che riceverà le consegne, apprezzerà l’equilibrio e la bontà di quanto fatto, con l’auspicio che diverse tra le iniziative intraprese, siano giustamente e degnamente considerate.
Tornando all’aspetto politico, invece, anche qui alcune valutazioni sono obbligatorie, non necessarie. Ed è doveroso fornirle a quanti hanno comunque tenuto fede ad un impegno nei confronti miei e della lista che ho proposto.
Con l’aria che tirava, come fatto da tanti, qualche mese fa si potevano prendere decisioni diverse, abbandonando la nave. Ma per me, non funziona così, la politica. Non funziona così se si è protagonisti di un progetto, se si ricoprono o si sono ricoperti incarichi di vertice.
E, in estrema ratio, avrei potuto scegliere un’altra strada, ossia quella strategica della non candidatura. Invece no. Io e quanti mi sono stati accanto, abbiamo preferito concorrere in una partita che sapevamo essere complicata e in salita, ma con dignità, serenità e anche entusiasmo insieme ai candidati della lista de “Il Molise di tutti” che ringrazio ancora.
A tal proposito mi pare doveroso un plauso a Carlo Veneziale, un amico, un collega, un Uomo che con tenacia, professionalità e vivacità ha sposato un progetto difficile fin da subito, per puro spirito di servizio verso partito, alleati e coalizione.
Come si è arrivati a questa situazione, lo sanno anche i muri. Una coalizione disgregata, la creazione di gruppi alternativi che poi si sono rivelati non troppo competitivi, la fuga degli amministratori e dei candidati da un giorno all’altro.
Il risultato dell’urna è sacro e va rispettato, così come le decisioni prese dai singoli candidati, basate su personali valutazioni e riflessioni. Ciò che però è difficile da comprendere è come proprio quella componente progressista che ispirò il progetto politico di cambiamento che Paolo, nel bene o nel male, ha avviato, lasciando una Regione con i conti a posto, sia diventata la prima nemica. Forse una nostra grande responsabilità è stata proprio quella di non spiegare quel processo che stavamo portando avanti.
Per ciò che mi riguarda, invece, ho preferito essere il riferimento di tutti gli amministratori, nella convinzione che la difesa di un territorio non passa per le appartenenza politiche. Ho scelto di aprirmi al territorio, ai sindaci, agli amministratori. A tutti, indistintamente, anche se qualcuno mi rimprovera sia stato un errore strategico.
Tuttavia, qualche rammarico su alcune scommesse perse, ma umane più che elettorali, resta.
E chi fa politica questo lo sa, anche se non ci si abitua mai. Ma la politica, quella vera, quella appassionata, si può fare ovunque, anche al di fuori delle Istituzioni e senza incarichi. L’importante è che non manchino le energie e gli stimoli per parlare con la gente.
Dunque, buon lavoro a Donato Toma, ai nuovi eletti in consiglio regionale. A tutti loro un sincero in bocca al lupo perché il compito di tutti sarà difficile.
Un auspicio mio, al di là delle varie retoriche, è che si faccia tesoro dei risultati e si faccia una riflessione politica seria che conduca la cosiddetta politica “tradizionale” a ricucire con i cittadini. A “far pace” con loro.
Anche su questo dovevamo fare di più, ma eravamo troppo presi da altro e non ci rendevamo conto dello scollamento che si stava verificando con la società civile, fino alla batosta (nessun termine migliore) del 4 marzo.
Dunque, al di là di ogni delibera, determina, decisione o nomina, il compito più difficile e che auguro a tutti di raggiungere sarà proprio questo.
Farsi apprezzare.
Pierpaolo Nagni