Alla vigilia delle elezioni regionali molisane che, secondo molti osservatori, potrebbero
rappresentare l’ultimo treno per agganciare la Regione a un percorso di sviluppo che necessita
anche di programmazione territoriale competente, andrebbe posta una seria riflessione sullo
spaventoso dato dell’astensionismo che ha caratterizzato le ultime consultazioni tra le quali anche quelle recentissime: le regionali in Lazio e Lombardia. Una seria riflessione che dovrebbe
interessare anche i protagonisti o aspiranti tali della politica molisana.
Pensare che ormai votano solo quattro elettori su dieci degli aventi diritto è una sconfitta della democrazia a prescindere da chi, pro tempore, è chiamato a rappresentarla e applicarla istituzionalmente. Il tema dell’astensionismo, infatti, sembra essere diventato un paradossale elemento del dibattito politico italiano proprio perchè assume carattere preminente dopo ogni consultazione ma cade nell’oblio nella fase immediatamente successiva nella quale viene riproposta quella strana pratica dove la politica sembra volersi auto referenziare per mera sopravvivenza dei suoi replicanti protagonisti.
Quella fase post elettorale che, una volta, presupponeva la cosiddetta analisi del voto e si
consumava molto meno nei salotti televisivi dove oggi ognuno deve dire di aver vinto qualcosa e molto più in sezioni e riunioni intrise da fumo di vario genere nelle quali, di solito, dopo le analisi, si proponevano discussioni animate e rese dei conti a prescindere… anche in caso di effimere e temporanee vittorie.
Pensare che nel 1948, alle prime elezioni della Camera dei deputati, partecipò il 92,23% del corpo elettorale è un elemento sul quale riflettere e bisogna riflettere anche su come la rappresentazione della democrazia, dopo eventi disastrosi come quelli della metà dello scorso secolo, sia passata, appunto, attraverso la partecipazione, la conquista dei diritti e l’esercizio del voto.
Nei nostri tempi, tra gli elementi di disaffezione verso la partecipazione al voto c’è sicuramente quello della forte somiglianza tra proposte e idee dei vari candidati e delle diversi coalizioni, con la conseguenza che la vittoria dell’uno o dell’altro viene percepita come elemento che avrebbe uno scarso impatto sulla vita dei cittadini.
Una circostanza che spesso, anche nella nostra Regione, ha portato esponenti dei diversi schieramenti a circolare “indisturbati” tra le fila dell’uno o dell’altro polo alla ricerca di candidature determinate più dal vento che soffia, dallo schierarsi con il più probabile vincente anziché dal credo politico e sulle cose da farsi. Poi c’è da analizzare la crisi di tutti gli organismi di rappresentanza di rango Costituzionale, una crisi dalla quale non sono esenti i partiti e, in buona parte, nemmeno i sindacati.
Un elemento di analisi ed eventualmente di riflessione che potrebbe provenire dall’osservatorio sindacale in questa direzione è la grande partecipazione che si riscontra nelle diverse tornate di elezioni per le Rappresentanze Sindacali Unitarie.
Elezioni che, oltre a valutare la proposta delle diverse Organizzazioni Sindacali, considerano anche l’impegno quotidiano dei soggetti della rappresentanza su determinati luoghi di lavoro. Consultazioni che evidenziano la necessità di idee buone ma anche di virtuose e riconoscibili pratiche quotidiane per dare segnali di serietà, per evidenziare l’impatto di azioni (in quel caso sindacali) sulle condizioni di lavoro e per alimentare la speranza di conquista di diritti vincendo così il sentimento di sfiducia diffusa.
Una sfiducia generalizzata nei confronti di partiti e istituzioni dalla quale sembra salvarsi solo il sistema di alcune Istituzioni locali, perlopiù riferibili alle forze dell’ordine. Sicuramente la pratica della partecipazione attiva e costante non è stata aiutata dai fenomeni di disintermediazione che hanno caratterizzato proposte di diverso colore politico. Idee che, se perseguite, rischiano di distruggere il terreno comune, quello del bene comune, della polis appunto, che il sindacato da sempre calca con la sua azione di tutela, di difesa e di conquista dei diritti. Oggi dobbiamo riconoscere che in questo contesto – un contesto anche di paura nel quale si cercano risposte seppur solo declamate, autoritarie e di sicurezza – la destra nazionale vince inequivocabilmente e conquista la maggioranza dei votanti nel Paese e nelle Regioni.
La Sinistra, oltre a non saper più intercettare i bisogni reali di milioni di lavoratrici e lavoratori e ad avere difficoltà nel ricercare i suoi tratti distintivi di azione e di proposta alternativa, paga lo scotto di frammentazioni plurime delle sue attuali componenti e non riesce ad essere quel soggetto di massa che, per anni, ha animato le speranze di intere collettività, di uomini e donne che aspiravano ad una migliore condizione del lavoro, di vita e a un mondo più giusto.
Difronte alla scarsa partecipazione e all’astensionismo, però, non ci sono né vincitori nè vinti. Perdiamo TUTTI perchè, con rammarico, dobbiamo constatare che si smarrisce il senso di quella rappresentanza vera che contribuisce a costruire una società realmente democratica.
A tutti, quindi, il compito di perseguire le forme migliori, anche in MOLISE, che permettano la
ricerca di pratiche e argomenti che possano convincere quanti più cittadini possibili a conquistare spazi partecipativi che consentano di esprimere anche un voto responsabile e consapevole per contribuire alla crescita di una necessaria società competente. La CGIL è convinta che la discussione sul futuro della sanità, dell’occupazione, dell’istruzione, della mobilità, delle infrastrutture, della crisi demografica, delle politiche energetiche e industriali e su argomenti delicati come l’autonomia differenziata, non può essere relegata alle sole riunioni di palazzo e soprattutto non può essere delegata a luoghi dove si parla spesso di nomi e poco di fatti.
La CGIL, partendo dalla considerazione che il lavoro – il lavoro sicuro, il lavoro dignitoso – crea futuro, proverà a essere soggetto attivo, anche con la disponibilità a proporre momenti di confronto su diversi argomenti, nel difficile cammino che restituisca fiducia a lavoratrici, lavoratori e a tutti coloro che pensano a un Molise e a un mondo fondato sul lavoro, sulla pace, sulla dignità e sulla solidarietà umana.
Il Segretario della CGIL MOLISE Paolo De Socio