Rapporto Grevio sulla violenza, Lembo: le donne non hanno scelta

La Consigliera di Parità della Provincia di Campobasso Giuditta Lembo preoccupata dopo la lettura del Rapporto GREVIO dal titolo “Attuazione della Convenzione di Istanbul in Italia” relativo allo stato dell’applicazione della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica nel nostro Paese.

Il Report, dalla disamina fatta da 25 Associazioni nazionali, evidenzia come la legislazione in materia, in Italia, non sia implementata in modo efficace da parte dei soggetti a ciò preposti per dare risposte efficaci alle donne e figli/e che chiedono supporto per uscire dalla violenza.

Donne e bambini/e trovano nel loro percorso ancora troppi ostacoli, sia con le forze dell’ordine, che con professionisti/ e dell’ambito sociale e sanitario, dovuti a scarsa preparazione e formazione sul fenomeno della violenza, ma soprattutto al substrato culturale italiano, caratterizzato da profondi stereotipi sessisti e diseguaglianze tra i generi, oltre che pregiudizi nei confronti delle donne che denunciano situazioni di violenza, cui ancora si tende a non credere.

Il Report segnala – prosegue la Lembo – la carenza di educazione sin dalla scuola, ma anche nella formazione professionale in tutti gli ambiti, che superi la visione sessista e stereotipata dei ruoli uomo-donna. Altro ostacolo è la precarietà dei fondi assegnati a case rifugio e centri antiviolenza e la mancanza di accountability in relazione ad essi. Anche la disomogeneità ed insufficienza dei dati richiesti e raccolti non aiuta a inquadrare efficacemente il fenomeno.

Il Report segnala quindi il generale problema dell’accesso alla giustizia per le donne vittime di violenza, le criticità nel procedimento penale, ma soprattutto in ambito civile la sempre più devastante interpretazione della regolamentazione dell’affidamento figli/e nei casi di violenza. Anche l’analisi della situazione delle donne migranti evidenzia le problematiche specifiche relative all’adeguatezza di interventi per le stesse.

Il Report illustra anche le ragioni per cui i tre Piani di azione nazionali del Governo italiano non diano risposte adeguate a quanto prescritto dalla Convenzione di Istanbul. Si evidenzia come il primo Piano (2011) sia stato meramente emergenziale e non di intervento strutturale, mentre il secondo (2014-2017) avesse previsto azioni generiche e prive di concretezza.

Rispetto al terzo Piano (2017-2020) il Report lamenta la mancanza di previsione e stanziamento fondi per la realizzazione dello stesso in quanto manca ogni indicazione degli impegni in termini di risorse umane ed economiche per i soggetti pubblici coinvolti (Ministeri o Regioni); inoltre non si riconosce il ruolo fondamentale dei servizi specializzati gestiti dalle associazioni di donne (Centri antiviolenza e case rifugio) nella declinazione delle misure adottate, con il rischio concreto di esclusione e/o marginalizzazione delle stesse che lavorano sull’importanza dell’autonomia delle scelte e dell’ autodeterminazione delle donne; anche la mappatura dei servizi specializzati riferibile al numero di pubblica utilità 1522 è del tutto generica e non rispondente ai criteri previsti dalla Convenzione di Istanbul.

Un’altra criticità rilevata – prosegue Giuditta Lembo – è l’esiguità delle risorse disponibili e la circostanza che la maggior parte delle risorse è distribuita sul territorio attraverso gli Enti locali (Regioni) senza alcun criterio d’individuazione dei servizi specialistici o vincolo predeterminato, con il risultato rafforzato dall’assenza di monitoraggio sulla qualità e sul rispetto dei requisiti richiesti dalla Convenzione di Istanbul, di una situazione fortemente disomogenea nell’allocazione delle risorse a livello regionale. Tante le criticità presenti e a conclusione del Report si trova la richiesta urgente di un sistema integrato di rilevazione dei dati disaggregati per sesso, età, nazionalità e relazione tra la vittima e l’autore del reato da parte di tutti gli attori – istituzionali e non –che superando la frammentarietà e la parzialità delle informazioni e nel rispetto dell’anonimato delle donne, generi flussi strutturati d’informazioni fruibili a livello nazionale e locale per un’efficace contrasto alla violenza contro le donne. Per quanto riguarda la protezione dei bambini, si rileva con preoccupazione e sconforto che la gravità della violenza assistita è troppo spesso ignorata e si rileva il costante disconoscimento dello stesso nelle sedi penali e civili e la banalizzazione delle quantificazioni da parte dello Stato. Si rileva quindi la gravissima assenza di riconoscimento della violenza di genere all’interno del diritto di famiglia e dei tribunali civili.

La parte relativa alla risposta del sistema penale alla violenza domestica e di genere si rileva, come per altri aspetti, disomogenea nell’applicazione delle misure cautelari, nell’assenza di sistemi di valutazione del rischio integrati, nelle lacune nelle disposizioni che prevedono le informazioni alla persona offesa, nella persistente e pervasiva vittimizzazione secondaria, il rischio che soprattutto nella fase di indagine e propulsiva delle stesse, la violenza non sia riconosciuta. Emerge ancora una volta l’urgenza della formazione di tutti gli attori del sistema giudiziario.

È principalmente la scarsa conoscenza delle dinamiche della violenza, la pervasività degli stereotipi culturali, che impedisce l’emersione della violenza e l’attivazione tempestiva degli strumenti del sistema penale. Se a tutte queste criticità che riguardano un solo tema, ossia la violenza contro le donne, aggiungiamo le ancora tante situazioni che vedono tuttora, nel 2019, le donne vittime di discriminazioni in ambito lavorativo, salariale, meritocratico, nonché costrette a rivendicare diritti costituzionalmente riconosciuti, ruoli apicali, maggiore rappresentanza nelle istituzioni e in politica etc., dovremmo veramente credere che le pari opportunità stiano regredendo, così come annunciato dal World Economic Forum nel “Global Gender Gap Report” e palesato anche dal Capo della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea dott.ssa Beatrice Covassi, ospite presso la Provincia di Campobasso dell’evento “l’Europa arriva in città”.

In attesa della Giornata internazionale della Donna, l’invito di Giuditta Lembo è “8 marzo sempre” contestando sterili, ripetitivi e noiosi frasi di circostanza sulle donne, che nei fatti, invece, si traducono in umiliazioni e violazioni di diritti!

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