Gli sforamenti da polveri sottili nella Piana di Venafro, nel solo 2021, sono stati circa 40. Un dato allarmante, che giustamente sta destando la preoccupazione dei cittadini della zona e, almeno a parole, di tutta la politica regionale. Ma il pressapochismo del governo regionale nell’affrontare il problema dell’inquinamento è una costante insopportabile. Sono infatti ormai tre anni che portiamo questo tema delicato in Consiglio regionale, segnalando le numerose criticità degli strumenti normativi di cui si è dotata la Regione Molise. Ma restiamo inascoltati e, con noi, sono ignorate le grida d’allarme dei venafrani e non solo.
Nei giorni scorsi abbiamo presentato una nuova interrogazione in Consiglio richiamando, ancora una volta, i problemi irrisolti con l’approvazione del Priamo (Piano regionale integrato per la qualità dell’aria in Molise). Già a gennaio 2019, infatti, il Piano che arrivò all’approvazione dell’Assise regionale era vecchio ed incapace di produrre effetti reali. Denunciammo già allora, e più volte negli anni a seguire, che la strumentazione in possesso dell’Arpa era insufficiente, che bisognava monitorare le polveri ultrasottili (Pm 2,5) e non solo le Pm10.
Ancora, il Priamo non è emendabile, dunque necessita di una nuova Valutazione Ambientale Strategica (Vas) per il necessario aggiornamento. Non vi è alcuna integrazione tra Priamo e Piano di gestione dei rifiuti, nonostante è chiaro che debbano viaggiare di pari passo. Non sono previste poi attività di controllo del suolo e delle acque che, è sotto gli occhi di tutti, spesso sono maleodoranti e ricche di schiume sospette. Nel Priamo non viene indagato il cosiddetto ‘effetto cumulo’: in altre parole, non si tiene conto dell’azione combinata delle tante attività antropiche e delle troppe fonti di emissione sull’inquinamento complessivo.
Infine, il Priamo non solo prevede sistemi di monitoraggio vetusti e insufficienti, ma nulla dice sulle azioni di contrasto e riduzione delle cause a monte dell’inquinamento. Il Piano che dovrebbe dirci come migliorare l’aria in Molise, in sostanza, ha le armi spuntate.
Ad oggi, a nulla sono valse le nostre sollecitazioni, ma sono state ignorate anche le lodevoli iniziative promosse dalle associazioni, come le Mamme per la Salute e l’Ambiente. Nonostante una manifesta indifferenza del governo regionale, questa associazione si è fatta promotrice di uno studio epidemiologico avvalendosi del supporto scientifico del Cnr di Pisa. Noi per primi abbiamo creduto nella bontà di questa indagine, raccogliendo 10.000 euro dalle nostre restituzioni per finanziarla. A maggio dovremmo avere, finalmente, un quadro chiaro di tutti i fattori inquinanti e del prevedibile peggioramento della qualità dell’aria nella zona. Ma dalla Regione tutto tace.
Aggiungiamo che, ad aprile dello scorso anno, il Ministero della Transizione ecologica ha scritto a diversi enti territoriali, compresa la Regione Molise, per informarli sul nuovo fondo di 220 milioni destinato ad interventi per migliorare la qualità dell’aria. Le Regioni interessate avrebbero dovuto manifestare il proprio interesse e segnalare le priorità di intervento. Il Molise ha fatto qualcosa? Non è dato saperlo.
Con l’ennesima interrogazione sul tema, chiediamo allora al Presidente Toma, titolare delle deleghe di ‘Tutela dell’ambiente’ e ‘Difesa del suolo’, di informare noi e la collettività su tutti questi interrogativi. Deve spiegare chiaramente cosa stia facendo la Regione per l’opportuna revisione del Priamo e del Piano rifiuti. Ma anche aggiornare i molisani sulle azioni eventualmente intraprese per rispondere alla chiamata del Ministero e non disperdere le preziose risorse messe a disposizione. In altre parole, questo governo regionale deve dire, una volta per tutte, se ha davvero a cuore la salute dei cittadini molisani e cosa intenda fare per migliorare la qualità di un’aria ormai irrespirabile. Senza tergiversare, senza perdersi in sterili scaricabarile.