Un dato salta immediatamente agli occhi sui risultati delle elezioni regionali del 25 e 26 giugno in Molise: la sfiducia crescente da parte di larghi settori della società verso le istituzioni e l’esercizio democratico delle elezioni.
Per sintetizzare, abbiamo preso in esame le elezioni Regionali in Molise: nel 1990 (ultima elezione con il sistema proporzionale votarono il 76,74% degli elettori, nel 1995 (elezione con il sistema misto proporzionale/maggioritario, con l’indicazione del presidente) il 72,20%, nel 2000 (prima elezione diretta del presidente) il 67,34%, nel 2001 il 65,21%, nel 2006 il 65,10, nel 2011 il 59,79%, nel 2013 il 61,63%, nel 2018 il 52,2% e solo il 47,95% lo scorso 25 e 26 giugno.
Come si può ben vedere, a ogni turno elettorale la partecipazione democratica al voto delle cittadine e dei cittadini è calato inesorabilmente.
A questi dati bisogna aggiungere che grazie alla pessima legge elettorale in vigore in Molise un altro 15% degli elettori che si sono recati alle urne non sono rappresentati in quando le liste votate non hanno superato lo scoglio del quorum del 5%.
Quindi l’attuale consiglio regionale non è altro che la rappresentazione di una minoranza della popolazione molisana.
La crisi della rappresentanza è una crisi profonda. Affrontarla passa per tante cose: servono organizzazioni collettive generali che rispondano alla crisi dei partiti di massa e all’insufficienza delle attivazioni locali e settoriali, organizzazioni unitarie, radicate in termini di classe e capaci di riflettere e ricomporre le mille appartenenze e le mille identità del mondo di oggi; va ricostruita un’efficacia materiale della democrazia, sgretolata dalla crisi economica e dalla pandemia.
E allora bisogna urgentemente modificare il sistema elettorale, introducendo una legge elettorale di proporzionale puro, effettivo, senza soglia di sbarramento, per favorire l’effetto “specchio della realtà”, l’emersione delle minoranze e incoraggiare la partecipazione di chi non si sente ora rappresentato. Adottare un sistema elettorale proporzionale e dotare il Consiglio Regionale di strumenti in grado di recuperarne la dimensione quale luogo di discussione e adozione di scelte politiche e norme, rafforzandone il ruolo deve essere il primo passo.
Oggi il rapporto dei partiti con la società si può qualificare come “primitivo”: il partito tende a blandire i cittadini – in realtà sempre più sudditi – con promesse e letture che semplificano la realtà, o si limita a sfruttare, quando non a fomentare, gli umori più immediati che percorrono la collettività, con il fine di autoriprodursi in un orizzonte autoreferenziale.
I movimenti sociali, il mondo dell’associazionismo, non trovano più un interlocutore che traghetti le loro istanze nelle istituzioni. Mandare in pensione questa pessima legge elettorale regionale, costruendo comitati e dibattito sul territorio può essere un primo reale passo per riavvicinare i cittadini alla partecipazione, al protagonismo e anche al voto. Così, forse,
avremo modo di affrontare i nodi della crisi della rappresentanza in modo un po’ più serio ed efficace di quanto sia stato fatto in questi vent’anni.
Pasquale Sisto – segretario regionale Prc/Se