di Stefano Manocchio
Le prime azioni ‘politiche’ del neoeletto presidente della Regione Molise, Francesco Roberti hanno messo subito in luce una sorta di decisionismo che, senza abbandonare l’ascolto delle proposte dei partiti della coalizione, lo ha reso finora piuttosto indipendente dagli ordini di scuderia. Una delle sue prime mosse è stata la voglia di dover dimostrare a tutti i costi di volere attuare in pieno una forma di discontinuità dalla precedente amministrazione, quella a guida di Donato Toma, senza arretrare di un passo anche dopo polemiche e proteste, certo non pubbliche ma- si dice – manifestate all’interno di alcune riunioni pluripartitiche. Questo si è tradotto nella formazione di un esecutivo regionale non privo di sorprese. Fuori dai giochi proprio in virtù del concetto di discontinuità sono risultati alla fine Nicola Cavaliere e Vincenzo Niro; il primo ha avuto come ‘contentino’ una presidenza di commissione permanente, mentre il politico di Baranello certamente non considererà equo trattamento l’incarico di segretario nella prima commissione, che pure è quella che storicamente meglio gli si s’addice. E’ mancata anche la cosiddetta ‘quota rosa’, ma questo è un discorso diverso ed ampio, che merita trattazione separata e sicuramente ne parleremo.
Da voci interne ai corridoi della politica regionale sembra che a questo atto stia seguendo l’applicazione scientifica dello ‘spoil system’ anche nella riassegnazione delle competenze tra i quadri e dirigenti regionali; è operazione perfettamente legittima e peraltro non nuova e che in alcuni Paesi (leggi Stati Uniti) viene applicata quasi come consuetudine, ma anche guardando alla politica del governo Meloni si può leggere un ampio uso del sistema di ‘cambio della guardia’ ove possibile e ammesso, quindi nessun elemento per gridare allo scandalo, anzi.
Ora, quello che non è sfuggito a chi mastica di politica molisana, è il ‘caso Roberti- Cavaliere’.
E’ successo che all’atto della decisione sul candidato del centro destra per lo scranno più importante alla Regione Molise, l’allora Assessore regionale all’Agricoltura, Nicola Cavaliere mise il veto sul nome di Francesco Roberti con una decisione che ai più apparve scontata, visto che l’allora presidente della Provincia di Campobasso gli avrebbe preferito il candidato di Fratelli d’Italia nella corsa alle ultime politiche. Cavaliere come noto era in ticket con Claudio Lotito al Senato della Repubblica, ma venne battuto proprio dal senatore Della Porta: e i voti mancanti di Roberti avrebbero avuto un certo peso nella sconfitta elettorale del politico campobassano.
I maligni dicono che la decisione di Roberti sulla discontinuità da Toma sia stata dettata anche dalla necessità di trovare una motivazione per l’esclusione dalla Giunta regionale di Cavaliere. E’ accaduto però che questo sistema abbia poi penalizzato anche Vincenzo Niro, mentre per Quintino Pallante è stata trovata una forma di coerenza, ‘spostandolo’ alla presidenza del Consiglio regionale.
Nel frattempo Lotito è diventato anche coordinatore regionale di Fozra Italia e si pensa che questo fatto possa portare ad una ricucitura di rapporti tra Cavaliere e Roberti; per il bene del partito ‘azzurro’ e perché poi alla fine in politica si dimentica tutto.