Politica/ Elezioni: Toma o non Toma?

di Stefano Manocchio

Ci sono battaglie (in senso figurato) che si combattono in punta di fioretto ed altre che richiedono di venire subito allo scoperto in maniera eclatante, quindi (sempre in senso figurato) usando la sciabola; quello che si sta prefigurando per la scelta del candidato a presidente della Giunta Regionale del Molise per il centro destra, in vista delle elezioni amministrative del 2023, è certamente del primo tipo, cioè con molto non detto. La coalizione deve dare immagine d’unità e quindi non può far trapelare i contrasti, che pure ci sono e non potrebbe essere altrimenti, visto che si parla della gestione del territorio regionale ( e dei fondi del Pnrr) per i prossimi cinque anni.

La domanda ricorrente è: Toma bis sì o no? Non avendo ancora in dotazione la sfera di cristallo non azzardiamo risposte certe, ma cercheremo di elaborare un ragionamento di senso compiuto, che poi si scontrerà con l’irrazionalità tipica della politica molisana. L’attuale presidente continua a riproporre la sua candidatura, forse nel solco del ragionamento del compianto Gino Di Bartolomeo, che diceva che l’uscente è automaticamente riproposto, a meno di precisare in maniera esplicita che non vi è fiducia nel suo operato: e questo finora nel centro destra l’ha fatto intendere uno solo, il coordinatore regionale della Lega, Michele Marone.

L’esponente termolese infatti ha dichiarato pubblicamente che il centro destra andrà compatto alle prossime elezioni, ma che a suo giudizio non dovrebbe essere Donato Toma a guidarlo. Giova ricordare come Marone non sia uno qualunque nel panorama molisano; oltre che esponente importante della politica leghista in regione è consulente del Ministro Salvini, con il quale immaginiamo abbia interloquito prima di fare quella dichiarazione. Non pervenuta la posizione in merito da parte di Fratelli d’Italia e Forza Italia.

Veniamo al dunque: il teorema testé citato ( quello di Di Bartolomeo) sembrerebbe trovare applicazione nelle scelte romane sulle prossime regionali: in Lombardia infatti verrebbe riproposto Fontana e in Friuli Venezia Giulia stesso discorso per Fedriga. Toma potrebbe rivendicare l’applicazione automatica del “non c’è due senza tre”, ma l’ipotesi è naturalmente semplicistica. Le trattative nazionali assegnerebbero la candidatura a Forza Italia ed in tal senso Toma potrebbe dire di sentirsi sicuro perché ha sempre dichiarato che con il livello nazionale non ci sono problemi. Verrebbe da dire: appunto. Il quadro si definisce sempre nel compendio tra interessi partitici nazionali ed esigenze nel locale. E in questo caso il quadro si complica.

Gli esperti esploratori dei territori della politica molisana avranno già capito dove vuole arrivare il ragionamento: agli altri diciamo di aspettare ancora un po’, quando la disputa dal fioretto passerà alla sciabola e le posizioni saranno più chiare (continua).

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