di Stefano Manocchio
Nonostante il tempo trascorso, che non è poco, non sono ancora state decise le candidature a presidente della Regione Molise per le regionali del 25 e 26 giugno prossimi. Nel centro sinistra si è registrata una ‘furbata’ del PD molisano, che ha stretto il cerchio intorno al segretario regionale, Vittorino Facciola, aspettando la reazione dei Cinque Stelle, che è stata immediata, visto che Antonio Federico ha ricordato alla coalizione come la ‘nomination’ spettasse a loro per accordi nazionali. Ed è questo il punto: a Roma, dopo una prolungata indifferenza verso le sorti di una delle più piccole e deboli regioni d’Italia, iniziano ad affiorare segni di malcelata insofferenza verso i tentennamenti che vengono da Campobasso, che non fanno altro che confermare come i nostri siano poco abituati a prendere decisioni così importanti, preferendo litigare. Questo, è bene dirlo, sia a destra che a sinistra.
Dopo le dichiarazioni di Antonio Federico e Vittorino Facciolla, PD e Cinque Stelle avevano coerentemente proposto nomi di politici ‘in carica’ e di riconosciuta esperienza amministrativa a cui era seguita proposta opposta da parte dei partiti minori e movimenti civici in favore del noto giornalista Domenico Iannacone. Dopo il nulla, almeno fino al colpo a sorpresa in favore di Facciolla; domani dovrebbe essere il giorno decisivo e toccherà a Giuseppe Conte, ascoltata Elly Schlein, proporre il nome ai comitati locali, a cui immaginiamo non resti che ratificare la decisione.
Il leader penta-stellato ha tre possibilità di scelta: a) accontentare l’unica opzione identitaria partita dal Molise, cioè che il candidato sia un amministratore con esperienza e favorire, si presume, il sindaco di Campobasso, Roberto Gravina; b) tentare la scelta trasversale e indicare il giornalista Domenico Iannacone, facendo storcere il muso a PD e parte dei Cinque Stelle; c) scegliere un personaggio di alto profilo e prestigio, lontano dalle logiche dei singoli partiti e dotato di dialettica aggregante, già presente in manifestazioni mediatiche nel ruolo di opinionista. Un nome ‘terzo’ e diverso da quelli fatti finora, proprio per superare l’impasse. Va detto che avevamo identificato due persone, entrambe di grande rilievo; ma una avrebbe declinato l’invito a l’altra sarebbe in situazione di stand by. C’è poi l’autocandidatura di Andrea Greco su cui il partito dovrà fare le sue valutazioni che al momento non sono note.
Passiamo al centro destra. L’ultimo vertice romano avrebbe sancito che a coordinare il tavolo del centrodestra sarà l’onorevole Giovanni Donzelli di Fratelli d’Italia e che il candidato presidente dovrà essere un politico e molisano. Questa sorta di cambio della guardia tra Forza Italia, che aveva coordinato i lavori attraverso Claudio Lotito e Fratelli d’Italia, porta a pensare che l’incrocio di veti tra Nicola Cavaliere e Francesco Roberti possa alla fine portare anche alla rinuncia da parte degli ‘azzurri’ della ‘nomination’ e cederla al partito della Meloni, puntando ad avere altro in futuro. Verrebbe da pensare che la sfida adesso sia tra Michele Iorio, Quintino Pallante e Filoteo Di Sandro; ma c’è da considerare che Aldo Patriciello avrebbe chiesto di proporre il nome di qualcuno che non sia già consigliere regionale in carica e comunque non con una attività politica che lo relazioni con i palazzi regionali, il che escluderebbe tutti e tre i contendenti.
E’ vero che lui, essendo europarlamentare, non avrebbe di norma interessi particolari verso le regionali, ma è ancor più vero che invece ha sempre esercitato una certa influenza, essendo di fatto leader di due partiti (Forza Italia ed una civica d’appoggio che cambia nome ma è strutturalmente omogenea alle sue scelte politiche) ed ha avuto un peso notevole e forse decisivo per l’elezione del presidente molisano almeno nelle ultime due legislature regionali.
La politica non è nuova a ribaltamenti di fronte e riposizionamenti: staremo a vedere cosa succederà.