di Stefano Manocchio
Messo il fieno in cascina, il centro destra dovrà adesso pensare a governare il Paese, impresa ardua ma possibile; l’attenzione pubblica adesso si sposta inevitabilmente sulla coalizione politica opposta, alle prese con la crisi nei consensi e nel contempo con la necessità di porre rimedio alla disastrosa situazione. La prima mossa per il centro sinistra dovrebbe essere l’accordo con il Movimento Cinque Stelle, visto che proprio questa ‘separazione’ ha in parte determinato la debacle elettorale. I primi passi verso l’alleanza cosiddetta ‘giallo-rossa’ sono stati mossi non senza difficoltà.
Questa lunga premessa per spiegare che i fatti nazionali condizionano e forse sono da premessa a quelli regionali. Vediamo quindi cosa sta avvenendo in Molise.
Il passaggio è lo stesso: Antonio Federico e Vittorino Facciolla hanno generato il discorso sulla disponibilità dei partiti rappresentati ad avviare, se non proprio le trattative, almeno la discussione interna. Sostanzialmente anche in Molise si dovrebbe andare verso l’alleanza, ma sul punto pratico dell’accordo non c’è ancora unità d’intenti tra Cinque Stelle e PD; i primi vogliono la definizione al tavolo delle trattative, i secondi propendono per le primarie di coalizione. Naturalmente ognuno mira a spostare il carro verso il proprio territorio e non si sa i buoi verso quale lato della corda si orienteranno. Ma non basta, perché si tratterà adesso di capire chi sarà della partita o meno nella disaggregata galassia dei partiti minori della sinistra, arcipelago difficile da governare dove ognuno cerca di mantenere la posizione per non affondare.
Il sistema bipolare ha depotenziato un po’ tutti tra i ‘piccoli’ in Molise: la sinistra ecologista è ridotta al lumicino, come la sponda ex-comunista e l’area laico-socialista non se la passa certo meglio, mentre gli ex-Dem scalpitano per recuperare un ruolo che con l’alleanza giallo-rossa sarebbe compromesso, attese le manovre ‘rutiane’ per il rientro in campo dell’ex-senatore. Ci sono poi tutti i movimenti civici di area, l’associazionismo militante e un crogiolo di sigle, ognuna con identità ben definita e diversa da quella della porta accanto. Organizzare il campo largo sarà quasi impossibile e bisognerà mirare almeno a quello ‘medio’.
Abbiamo volutamente omesso di parlare del Terzo Polo, perché merita trattazione separata, non per potere elettorale, ma perché ‘renziani’ e ‘calendiani’ (entità ancora anonime tranne che per quelli che hanno i relativi incarichi di partito) dalle nostre parti sembrerebbero voler veleggiare più con il centro destra che con il centro sinistra.
E’ per il momento materia di gossip e ne parleremo prossimamente.