di Stefano Manocchio
Il turbinio di nomi ora è solo un ricordo; man mano che si avvicina la data delle trattative finali per la ‘nomination’ a presidente della Giunta Regionale del Molise in vista delle elezioni del 25 e 26 giugno, da una parte (centrodestra) e dall’altra (centrosinistra) si assottiglia la lista dei papabili, che in verità nel secondo caso è sempre stata ridotta. Quello che sta succedendo è un diminuito ‘appeal’ verso la candidatura proprio nel centro destra, finora considerato come un vascello invincibile ed inaffondabile, ma da alcune settimane travolto dalle decisioni in materia sanitaria, impopolari e certamente strategicamente calendarizzate male. Da quelle parti, quindi, l’idea di correre per la presidenza è diventata meno appetibile.
L’idea che sia possibile l’abbordaggio piratesco alla nave conservatrice ha ringalluzzito i giallo-rossi (come coalizione politica), i quali purtuttavia procedono con un elenco di nomi striminzito, perché condizionato da alcuni comportamenti interni (leggi guerra intestina nel PD) che stanno portando ad una soluzione esclusivamente a guida Cinque Stelle.
Quello che sembra essere deciso da ambo le parti è che la guida debba essere affidata ad un politico o amministratore con incarico di responsabilità: cadono, quindi le ‘nomination’ per Domenico Iannacone (ammesso che lo stesso abbia mai manifestato intenzione a candidarsi) da una parte e per la quota rosa Tecla Boccardo dall’altra (stesso discorso che per Iannacone).
La differenza è che mentre a sinistra la decisione è stata presa d’ufficio, a destra si è organizzata addirittura una riunione romana per dirimere una questione che si sarebbe potuta risolvere con un giro di telefonate tra i segretari regionali dei partiti interessati. E infatti la decisione non ha avuto vasta eco, né presa collettiva d’interesse. Ora sembrerebbe profilarsi una predominante tendenza a tirare per la giacchetta i sindaci delle città maggiori: Roberto Gravina per il centrosinistra e Francesco Roberti per il centrodestra, quindi Campobasso e Termoli in campo per lo scranno più importante di Palazzo D’Aimmo.
Ma sarebbe semplicistico chiudere la storia con questa sintesi estrema; c’è invece da valutare il ‘caso Cavaliere’. L’assessore regionale all’Agricoltura durante le ultime politiche si è ‘sacrificato’, candidandosi nel centrodestra in una tornata che dopo i primi giorni di campagna elettorale ha fatto capire come l’asse fosse spostato, sul proporzionale, lontano da Forza Italia e verso il partito di Giorgia Meloni. Lui è uomo di partito, non crea eccessivi problemi, ma non dimentica le trattative, compresa quella che stando ai si dice lo vedrebbe come papabile almeno al pari di Roberti.
Manca ancora qualche settimana alla decisione finale e quello che viene detto la sera può essere smentito la mattina seguente.
Aspettiamo, quindi, ulteriori novità.