Ha avuto vasta eco la convention del centro destra regionale al Centrum Palace; l’idea di unità che è uscita fuori da quella riunione, con il lungo tavolo dei rappresentanti partitici tutti uniti con l’obiettivo di dare un segnale forte per le elezioni politiche del 4 marzo, è stata subito colta della piazza. Il gossip parla di una serie di manovre di avvicinamento alla coalizione da parte di persone provenienti da altre esperienze politiche; non parliamo dei big a livello regionale, ma di amministratori, noti personaggi da sempre nell’entourage partitico, che subito hanno captato la possibilità di adeguarsi alle nuove tendenze elettorali. Ma il discorso è più serio e più ampio. La scelta operata dal centro destra alle politiche non potrà che avere riscontro anche alle prossime regionali, perché sarebbe irrazionale il salto della quaglia dal 4 marzo al 22 aprile. A scongiurare questo rischio anche le recenti dichiarazioni del candidato alla Camera dei Deputati per il collegio di Isernia, Mario Pietracupa. “L’esperienza con il centrosinistra è chiusa. E’ stata solo una parentesi e un progetto politico ormai archiviato”. Parole che pesano come un macigno nel senso del divorzio politico da Paolo Di Laura Frattura. Al Centrum Palace c’erano tutti e anche altri, ad eccezione di Vincenzo Niro, Rosario De Matteis, Luigi Mazzuto e Maurizio Tiberio (tutti assenti giustificati), mentre assente ingiustificato era Filoteo Di Sandro. Proprio l’assenza del medico isernino ha alimentato indiscrezioni su prime ipotesi di spaccatura nell’aggregazione partitica, con riferimento soprattutto a chi non ha rappresentanza poltico-parlamentare e che sarebbe in questo momento in cerca di candidatura in vista delle regionali e di rappresentanza in vista delle politiche. A tal proposito è stato lanciato sommessamente l’appello ai leader del centro destra di rendere subito nota la decisione sulla leadership in vista delle amministrative ed accelerare la presa d’atto della ‘nomination’ a candidato presidente della Regione Molise in favore del giudice Di Giacomo, per evitare passi indietro da parte dei partiti stessi dopo la consultazione politica del 4 marzo. Trovo personalmente e strategicamente sbagliata questa ipotesi. Le coalizioni sono ancora in formazione e benché di fatto definite negli apparentamenti generali, possono e devono essere ancora allargate ai gruppi e movimenti politici non rappresentati nelle istituzioni, alle associazioni tra cittadini, alle formazioni della galassia ampia del vivere civile. E’ proprio quello che ha chiesto Di Giacomo come premessa per una sua scelta favorevole alla discesa in campo in politica: essere il rappresentante di un movimento d’opinione ampio e di larghe vedute e prospettive e non di sigle politiche definite. Quindi da quelle parti si sta cercando l’aggregazione estesa a confini che vadano oltre quelli della semplice coalizione di centro destra e che ruotino intorno ad una figura di alto profilo istituzionale, appunto il giudice Di Giacomo e tale da fungere da collante tra sensibilità diverse. In quest’ottica il volere a tutti i costi anticipare l’ufficializzazione delle scelte e delle candidature non solo non sarebbe favorevole, ma addirittura deleterio; bene sta facendo il centro destra a ragionare con tempi non velocissimi, per operare una scelta che sia completamente allineata alle richieste del candidato presidente.
Stefano Manocchio