Se è vero che l’unico investimento davvero utile alla società è quello sulla solidarietà, è altrettanto vero che la Regione Molise ha impegnato davvero pochi fondi, poche energie, poca voglia di migliorare il nuovo Piano Sociale Regionale, che resta un documento poco innovativo, senz’anima e poco impattante sul territorio.
Nella discussione in Aula per la sua approvazione, non solo dalle minoranze è stata denunciata l’assenza di attenzione, coraggio, capacità di risolvere criticità ed avanzare proposte serie e concrete da parte di Toma e Mazzuto, ma soprattutto lo hanno fatto diversi colleghi di maggioranza, delineando una vera Waterloo della Giunta di centrodestra.
Ancora una volta, è apparso lampante che se il sistema sociale molisano continua a reggere, lo si deve solo e soltanto all’abnegazione di tutti gli operatori coinvolti. Precari, mal pagati, niente affatto considerati. Solo a loro va il mio personale e sentito ringraziamento, che per nove anni ho guidato il Piano sociale del Fortore e Matese e ho toccato con mano i problemi e il valore di queste persone. Cosi come i tecnici dell’assessorato regionale, che hanno sempre svolto seriamente il proprio lavoro.
Perché sul tema dei temi, le politiche sociali, l’esecutivo regionale si è dimostrato, anche questa volta, lontano, incapace, insensibile. Eppure, il sociale è lo statuto fondativo del nostro stare insieme. Eppure, Toma e la sua Giunta lo considerano e lo relegano all’ultimo punto degli interessi della Regione Molise.
Se c’è qualcosa di salvabile, questo va ascritto alla continuità delle azioni contenute nel precedente Piano Sociale nel garantire diversi servizi essenziali, soprattutto per anziani e disabili.
Perché, per il resto, manca completamente la parte di innovazione, non è stato dato seguito a nessuna concertazione, non sono stati presi in considerazione i contributi offerti dai soggetti interessati, ascoltati sì in Commissione, ma senza alcuna traccia nel piano. Si rileva il fabbisogno ma non si pone rimedio, non si prospettano soluzioni, generando solo una contraddizione interna e strutturale del piano stesso, che non parla con nessun altro settore, con nessun altro documento strategico regionale. Un Piano ‘solo e non integrato’, solitario come l’Assessore Mazzuto e il Presidente Toma, che non sono riusciti a far dialogare l’atto principe del sociale con il DEFR, il Piano Strategico del Turismo, il Piano dello Sport integrato, l’Agricoltura, le infrastrutture, tutto il mondo del Lavoro. Per non parlare della doverosa integrazione socio-sanitaria, una chimera per questa regione! Nessun coordinamento, né interno né esterno. Nessun accenno al pilastro sociale europeo e alla nuova programmazione comunitaria.
Non possiamo fare finta di niente nemmeno e soprattutto sull’assenza di risorse, il punto più doloroso.
Solo un milione e seicentomila euro – parole dell’Assessore – a fronte dei 13,8 milioni appostati ogni anno. Cioè, non stiamo investendo niente. E, purtroppo, è del tutto evidente.
Quali sono, allora, le proposte del Gruppo Consiliare del Partito Democratico per tentare di invertire la rotta?
Lo abbiamo scritto e proposto nel nostro ordine del giorno: torniamo in Commissione e riscriviamo il Piano. Miglioriamolo sulla scorta dei contributi proposti dagli operatori, attivando una vera e proficua concertazione e non solo un ascolto senza conseguenze, senza soluzioni concrete e perseguibili.
Impegniamo quindi più risorse finanziarie, assumendo fin da ora le poste nel prossimo bilancio regionale. Prevediamo la possibilità di anticipazioni da parte della Regione e di Finmolise, un fondo di garanzia per gli Ambiti sociali per coprire i mancati versamenti da parte di Comuni e le possibili emergenze, un meccanismo di bilancio diverso per il Fondo di Solidarietà Comunale che non può condizionare i bilanci degli enti comunali capofila, di fatto ingessandoli.
Soprattutto, andiamo a Roma e in Europa con una rinnovata capacità di innovazione, proposta, capacità di intercettare i bisogni e risolvere i problemi. Il Molise è il coordinatore delle regioni a Bruxelles e non presenta alcune soluzione nuova? Sfidiamoli sul caregiver, la proposta che il PD ha depositato come contributo (una PDL specifica che richiede immediata approvazione).
Quattro quindi i metodi per risolvere le lacune: nuove proposte di merito in Commissione con migliore concertazione; più risorse regionali; regole di accompagnamento che rendano gestibili finanziariamente e operativamente gli ambiti; nuove idee da e verso Roma e Bruxelles.
Anche sulla nuova emergenza coronavirus, una innovativa gestione per gli anziani venga immaginata da subito. Se avremo bisogno di supporto, bisogna impostarlo da subito: si attivino immediatamente i Comuni e gli Ambiti che possono essere efficacemente organizzati per supportare la situazione di temporanea richiesta di riduzione delle interazioni fra persone. Se agli anziani chiederemo prudenzialmente di restare a casa, quanti ce ne saranno che andranno accuditi? Mi auguro ovviamente che non succederà, ma ancora una volta una regia unica, soprattutto sul tema socio-sanitario, non può essere più rinviata.