Di seguito riportiamo la lettera dell’Assessore Petraroia indirizzata al segretario dei Giovani Democratici del Molise, in merito all’intervento chiesto per la disoccupazione giovanile.
Caro Davide,
condivido insieme a te e ai Giovani Democratici del Molise la preoccupazione per la grave situazione di crisi in cui versa la Regione per i 14 mila posti di lavoro persi tra il 2002 ed il 2013, per gli 88 mila inattivi che hanno quasi pareggiato il totale della forza lavoro occupata pari a 98 mila unità, e per le percentuali drammatiche di disoccupazione dei giovani e delle donne che ci collocano ai vertici delle graduatorie nazionali.
Il crollo della filiera avicola di Bojano, sommata al fallimento ITTIERRE e all’arretramento del settore metalmeccanico e dell’indotto dell’auto hanno accentuato i tratti di una crisi storica senza precedenti con la perdita di altri 3 mila posti di lavoro tra addetti diretti e dell’indotto, in un territorio che da Bojano a Venafro conta meno di 100 mila abitanti.
Al cospetto di 4 mila occupati in meno nell’edilizia a cui si sommano gli effetti sui tagli nazionali ai servizi pubblici, al sistema sanitario, alla pubblica amministrazione, alla scuola, al trasporto pubblico locale, all’ENEL, alle Poste, alla Telecom, all’ANAS, alle Ferrovie e ai Call Center, viene minato il sistema economico e produttivo regionale che non dispone di risorse proprie per risollevarsi da solo.
Per questa ragione da oltre un anno ho avanzato la proposta di stipulare un Patto per il Lavoro a valere sull’Area di Crisi Bojano – Isernia – Venafro a sensi dell’art. 27 della Legge n. 134/2012 con un Accordo di Programma con il Governo che apposti 200 milioni per la ripresa produttiva e il riassorbimento dei lavoratori della GAM, dell’ITTIERRE e del comparto metalmeccanico.
Dopo la Marcia per il Lavoro del 28 giugno scorso di CGIL – CISL – UIL conclusa da Susanna Camusso con la richiesta al Governo di riconoscere l’Area di Crisi, la Delibera unanime di imprese e sindacati in sede di Tripartita il 1° luglio e l’autorevolissimo intervento di Papa Francesco all’Università del Molise il 5 luglio con cui è stata rilanciata la proposta di un Patto per il Lavoro tra Regione e Governo, il 9 luglio insieme al Presidente Frattura abbiamo incontrato il Ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi, ed alcuni dirigenti dello stesso Ministero per porre le premesse istituzionali necessarie ad attivare la procedura.
Al di là delle positive aperture del Ministro Guidi sul piano burocratico il percorso non si preannuncia semplice né scontato.
Caro Davide, se salta il Patto per il Lavoro con il Governo stai sereno che gli strumenti a disposizione del Molise saranno tutti attivati, ma rischiano di essere insufficienti rispetto alla dimensione del disagio sociale.
Sulla Garanzia Giovani, grazie al lavoro svolto di concerto con il Ministero del Lavoro, al Molise sono stati attribuiti ulteriori 1,9 milioni di euro che portano l’importo complessivo a 9,5 milioni. Il Piano Esecutivo discusso con il Partenariato ed in sede di Tripartita con sindacati ed imprese, è stato approvato e trasmesso a Roma con l’auspicio che le misure previste possano aiutare i 15.084 giovani molisani tra i 15 e i 29 anni disoccupati ed inattivi.
Il Bando sul Pacchetto Giovani per 6,1 milioni di euro si aggiungerà ai 9,5 milioni della Garanzia Giovani prevedendo sostegni per l’autoimpiego, per l’internazionalizzazione e per il credito d’imposta destinato alla trasformazione dei rapporti di lavoro da precari a tempo indeterminato.
I 47 milioni del POR FSE 2014-2020 saranno suddivisi equamente tra i giovani e le persone adulte che hanno perso il lavoro, ma pur sommando questo importo ai 27 milioni dei PON ministeriali destinati al Molise su Istruzione, Formazione, Politiche Sociali e Lavoro, per i prossimi 6 anni di arriva a 74 milioni di euro con un appostamento annuo paro a 12,3 milioni complessivi.
Qualcuno pensa seriamente che con 12,3 milioni annui si riesca ad offrire una prospettiva di reimpiego a 88 mila disoccupati inattivi del Molise di cui 15.084 giovani tra i 15 e i 29 anni?
O le aree interne, montane, marginali e periferiche riacquistano centralità nelle strategie comunitarie e nazionali, evitando di calibrare gli interventi solo sul numero degli abitanti di un territorio, altrimenti sarà oggettivamente arduo fronteggiare gli effetti congiunti della crisi industriale, del riordino degli enti locali e dei tagli ai trasferimenti nazionali su sanità, scuola, trasporti, opere pubbliche, assistenza sociale e servizi pubblici. O la Periferia torna al centro della strategia di chi governa a Bruxelles e a Roma, come ci ha ammonito Papa Francesco il 5 luglio, o il destino della nostra periferia è già segnato.