Riceviamo e pubblichiamo
L’Organizzazione Mondiale per la Sanità con le manifestazioni indette per il 7 aprile in ogni angolo del pianeta, intende richiamare i decisori politici, economici e finanziari, a raggiungere entro il 2030 l’obiettivo della copertura sanitaria universale per tutti, ovunque, in linea con il SOUSTAINABLE DEVELOPMENT GOALS del 2015. Per l’O.M.S. è una priorità assoluta assicurare a metà della popolazione mondiale che oggi ne è priva una copertura per le prestazioni sanitarie essenziali, evitare che 100 milioni di esseri umani cadano in una condizione di povertà assoluta per aver dovuto scegliere tra comprare il diritto alla salute o morire, e che il 12% della popolazione terrestre impiega almeno il 10% della propria disponibilità economica per sostenere le spese sanitarie. Secondo il Rapporto curato dalla Banca Mondiale e O.M.S. “ Tracking Universal Health Coverage: 2017 Global Monitoring Report “ l’Italia in una scala da 0 a 100 appare in buona posizione con 80 punti, ma ciò non può offuscare il palese arretramento della copertura universale sanitaria che lascia ai margini, anche nel nostro Paese, sia le fasce sociali meno abbienti che parti sempre più estese del territorio nazionale in particolare nelle aree meno popolate e nel Mezzogiorno. Nel 2018 ricorre il 40° anniversario dell’approvazione della legge istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale, la l. 833/1978, che per la prima volta nella storia, attuando il disposto costituzionale con 30 anni di ritardo, introdusse il principio dell’universalità della copertura sanitaria in Italia. Sarebbe opportuno analizzare i dati complessivi della spesa pubblica e privata, e della qualità delle prestazioni per il periodo 1948 / 1978 e per quello successivo dal 1978 al 2018 per accertare i mutamenti intervenuti, l’estensione della copertura, gli errori compiuti e gli arretramenti registrati nell’ultimo decennio. Su una materia di simile rilievo potrebbe essere utile comprendere meglio gli orientamenti delle diverse forze politiche onde comprendere la prospettiva che attende una popolazione nazionale con un’età media in costante ascesa in termini di livelli essenziali di assistenza. Il Fondo Sanitario Nazionale ha risentito di tagli draconiani che hanno determinato chiusure di ospedali, blocco del turn over, posticipo decennale per il rinnovo contrattuale e mancati investimenti su apparecchiature diagnostiche, laboratori e cure innovative. La rivisitazione aggiornata dei LEA ( livelli essenziali di assistenza ) rischia di rimanere sulla carta per tutti quei cittadini che non dispongono di fondi propri per pagarsi analisi e cure intramoenia o in strutture, laboratori o studi privati. In Molise la situazione è troppo nota per richiedere ulteriori commenti. Il Governo lo scorso giugno pose la fiducia sul decreto legge in cui venne artatamente inserito il Piano Sanitario Regionale, umiliando le istituzioni molisane e sancendo la disparità di trattamento all’interno del territorio nazionale tra aree in cui vengono assicurati i LEA e zone in cui i cittadini sono obbligati a convivere con un servizio parziale, incompleto o problematico.
Michele PETRAROIA