L’instabilità del quadro politico nazionale evolverà in crisi aperta ponendo termine ad una provvisorietà di un Governo che non dispone più di una maggioranza. Le dimissioni del Vice-Ministro dell’Economia accelereranno questo epilogo col ritorno alle urne immediato o con la nascita di un nuovo Governo di scopo che traghetterà il paese alle elezioni per i primi mesi del 2015. In entrambi i casi, al Molise mancherà un interlocuzione stabile, seria e concreta, a livello nazionale con risvolti non positivi sulla sanità che dal 29 luglio 2009 è gestita direttamente dal Tavolo Tecnico Nazionale, sui tempi di attivazione dei nuovi fondi europei 2014-2020 e sulle misure urgenti e strutturali tese a far ripartire la crescita, aumentare l’occupazione e contrastare la povertà. In un’Italia simile il settimo gruppo automobilistico mondiale nato dalla fusione tra FIAT e CHRYSLER coi suoi 300 mila addetti distribuiti nei cinque continenti cercherà interlocutori altrove.
Nel contempo, la nostra regione è alle prese con l’ipocrisia di chi non ha capito o finge di non capire che una fase storica si è chiusa in via definitiva e non solo per una salutare alternanza di governo. Il crollo dei trasferimenti finanziari da Roma unito alle politiche di austerità sociale, di smantellamento delle province e alle stroncature degli ultimi Bilanci della Regione da parte della Corte Costituzione, segna l’avvio di una nuova fase in cui tutto si può fare fuorchè replicare le politiche espansive finanziate con fondi pubblici. Il Molise è costretto ad onorare debiti per importi elevatissimi contratti in anni di attività istituzionale in cui nessuno ha avuto il coraggio di dire no a tutti. La pletora di soggetti cresciuti grazie alla greppia bonaria che distribuiva occupazione in cambio di clientele deve mettersi l’anima in pace per la banalissima ragione che nessun governo regionale potrà continuare a pagare con soldi che non ha, che non ci sono e che non arriveranno più. Nel dibattito politico è scomparso il miliardo e duecentonovantaseimilioni contestati dalla Corte Costituzionale ed il timido tentativo di studiare in modo unitario lo stato dei conti pubblici in Consiglio Regionale è immediatamente abortito. L’unica strada possibile che ha il Molise davanti a sé è quella aspra e amara della verità fatta di sacrifici, di condivisione di un nuovo assetto istituzionale più snello ed efficiente, di creazione di ricchezza attraverso l’impresa, lo studio, la formazione ed il lavoro. Una nuova sanità pubblica di qualità, delle scuole sicure, un sistema universitario innovativo, delle infrastrutture materiali e immateriali avanzate, dovranno essere costruite tutti insieme avendo il coraggio di guardare più al futuro che al passato.
Michele Petraroia