A seguito della seduta di Consiglio regionale, con i soliti toni trionfalistici, è stato diramato un comunicato stampa con il quale si annuncia il varo del Piano Sociale.
Come ogni varo che si rispetti ci si augura il meglio per la nuova nave che prende il largo, purtroppo però la nave messa in mare ieri non lascia presagire niente di buono perché si tratta in realtà di un vecchio e non più adeguato scafo del 2015.
Infatti, il Piano Sociale approvato ieri dalla Maggioranza in Consiglio è, in realtà, la brutta copia del Piano Sociale del 2015, scaduto il 31 dicembre 2018, rimasto nei cassetti per due anni e rispolverato frettolosamente in questi ultimi mesi.
Già sei mesi fa questo strano clone era arrivato in Consiglio e parte della stessa Maggioranza, oltre alle Minoranze compatte, lo avevano respinto al mittente causando addirittura la sostituzione dell’allora assessore Mazzuto.
Perché il Piano non venne votato? Perché ovviamente non avrebbe avuto validità un documento vecchio di 5 anni; un lustro solare che in ambito politico e amministrativo, equivale ad un’era geologica.
Il Piano Sociale del 2015 era strettamente connesso e studiato ad hoc sulle esigenze specifiche di quel momento storico in relazione ai ridotti trasferimenti dello Stato. Attualmente i trasferimenti alle Regioni sono raddoppiati e, di conseguenza, il nuovo Piano Sociale avrebbe potuto e dovuto tenere in considerazione sia le nuove esigenze dei soggetti svantaggiati, sia l’enorme potenziale di disponibilità di servizi offerto dai maggiori risorse statali.
Niente di tutto questo è stato fatto ed anzi, ci si è limitati a copiare. Ma si tratta anche di una copia mal riuscita: il Piano Sociale 2015 – 2018 prendeva le mosse dall’approvazione della legge 13 del 2014,(Legge Quadro in Materia di Politiche Sociali) della quale era coerente conseguenza. Con questa legge e con i provvedimenti successivi il Molise fu la prima regione in Italia a definire i Livelli Essenziali di Assistenza nelle Politiche Sociali avviando, per la prima volta, un percorso reale di assistenza Socio Sanitaria: i due ambiti fino a quel momento erano rimasti separati, anche dal punto di vista delle risorse economiche.
Grazie a questo iter virtuoso fu possibile proporre e finanziarie tra le altre: la legge sul Dopo di Noi, gli interventi in materia di Vita Indipendente, la maggiore capillarità sul territorio dei Centri Antiviolenza che aprirono anche a Termoli.
Ma nonostante ciò e nonostante un intervento diretto della Regione con fondi propri, non si riuscì a finanziare tutte le persone con disabilità gravissima che a quel tempo erano in graduatoria.
Va da sé che in cinque anni le esigenze in ambito Sociale sono fortemente cambiate e quindi sarebbe stato necessario dare luogo ad un nuovo Piano Sociale coerente con la condizione di contesto attuale e con i nuovi e diversi fabbisogni. Ad esempio oggi grazie ai maggiori trasferimenti da parte dello Stato sarebbe possibile, oltre che dovuto, finanziare con i fondi FNA tutte le persone con disabilità gravissima ancora in graduatoria.
Resta il fatto che il primo provvedimento di programmazione da parte di questo Governo regionale arriva dopo due anni e mezzo, a metà legislatura, e si tratta di un documento copiato.
Già questo dovrebbe indurre Toma ad assumersi le conseguenze di ciò o quantomeno a tacere: sicuramente non ad auto celebrarsi, ma capiamo bene che chiedere questo ad un menestrello cantante è veramente difficile.
Avv. Vittorino Facciolla
Consiglio Regionale del Molise – Gruppo Consiliare Partito Democratico